M. Veneziani – I poeti scrivono ma non leggono

ilGiornale.it – Rubrica Cucù di Marcello Veneziani (22.3.12)
I poeti scrivono ma non leggono
Caro Poeta, sapevi che ieri era la giornata mondiale della poesia?
Dico a te, Solitario, che a tua insaputa sei nel partito di maggioranza degli italiani. Otto milioni di poeti, in gran parte clandestini, come un’enorme setta; molti per pudore, taluni per rassegnazione, un’ammirevole fetta perché se ne vergogna, quasi sempre con ragione.
Ma come, spari contro i poeti, inermi e delicati fanciullini dall’animo gentile?
No, figuriamoci, ovunque ci sia poesia, l’umanità è più bella. Il brutto è che scrivono poesie ma non le leggono; non le proprie, che sanno a memoria, dico le poesie grandi.
Da un popolo di poeti-occasionali ispirati a intermittenza, accaniti – uno si aspetterebbe un boom di libri di poesie. E invece niente. Perché scrivono poesie come sfogo del singolo, esaltazione egocentrica, preghiera a dei, natura o a singoli amanti, soprattutto se perduti. E fin qui capisco.
Scatta l’aggravante quando il poeta non vuole solo esprimere quel che ha dentro, ma pretende di pubblicare il suo sfogo. L’escalation è terribile quando il poeta assilla la vittima designata perché vuole la prefazione, l’elogio-referenza, la spinta per pubblicare; o crimine estremo, la recensione.
Ma se tu, Caro Poeta, non leggi Dante o Borges, come puoi pretendere che io legga te? Almeno la reciprocità…
Stabiliamo allora i dosaggi: ogni cento libri di poesia letti e capiti, hai diritto a scriverne uno.
Il poetometro per me è il seguente: in paradiso chi legge poesie, in purgatorio che le scrive, all’inferno chi le pubblica. Salvo il genio.
COMMENTI DEI LETTORI
Sottoscrivo. Ometterei il “capiti” che aprirebbe una discussione infinita e lo sostituirei con “letti almeno due volte”. E i cento libri letti due volte che non diano diritto a scriverne uno, ma soltanto a scrivere, se davvero una forza interiore preme ancora il cuore e guida ancora la mano, una poesia.
Gentile Veneziani,
come sempre di ogni erba un fascio… credo di aver posseduto, nel senso di copulato, almeno 500 libri di poesi, non Borges, ma Dante si, come Walcott, Collins, Szymborska,Magrelli, De Angelis, Luzi, Caproni, Giudici, Sereni, Montale, Ungaretti, Bonnefoy, Jaccottet, Cavalli, Porta, Houllebecq – sì, sì è anche un bravissimo poeta…, glielo consiglio; in compenso ne ho scritto uno solo, che non menziono per non fare bieca pubblicità… vero è che molti scrittori non leggono, sedicenti poeti, soprattutto, ma forse il problema è a monte… molti sedicenti critici, sedicenti case editrici, sedicenti lettori, e così via, permettono questa iperproduzione acritica e autocommiserativa o autocelebrativa… Diamo il giusto merito però a chi veramente ama la poesia, e magari spende un patrimonio per leggerne, senza sosta e senza il sogno che qualcuno gli dica, un giorno, di essere un grande poet; magari con la consapevolezza di averci un giorno provato come hanno fatto i suoi maestri, quello sì. Con stima,
Alessio Alessandrini
Sono perfettamente in linea con Quanto affermato da Veneziani: i poeti non si leggono, o meglio c’è una specie di baratto: io do un libro a te, poi io ne do uno mio.
Ogni cento, uno? Sottoscrivo. Anche oggi ho ricevuto la presuntuosa risposta di “un poeta” che si faceva vanto di non leggere, neppure i classici perchè a parlare era il suo cuore. Il mio , già compromesso, ha avuto un pericolo sobbalzo.
Narda
Mah, quello che dice mi lascia molto perplesso. Dove sta il problema? Il problema, a mio avviso, sta, come al solito, nell’informazione… in un processo d’informazione e, se vogliamo, educativo, che è completamente assente, sia nelle scuole, da dove passa la gran parte di quegli otto milioni di poeti e nei mezzi di informazione, giornali, radio, Tv, da dove passa forse il 99% della popolazione… chi parla di poesia e come?
Mi ha fatto un enorme piacere sapere di essere nel partito di maggioranza degli italiani: ciò accresce la mia fiducia che questo nostro paese sia, tutto sommato, costituito da anime buone, nobili, sincere. Sicuramente ci sono, tra noi, molti che leggono poco o non leggono affatto, ma sono altrettanto certa, poichè mi confronto spesso con molti altri compagni di “viaggio”, che chi ama la poesia non perde occasione di leggerla. Ma poi colui che scrive, che cerca un prefatore, che pubblica, etc, a chi fa del male? Può farne solo a se stesso, se va incontro a critiche negative e se la prende! per quanto mi riguarda, non ho mai chiesto lodi, ma critiche costruttive che mi aiutino a migliorare la mia forma espressiva e a progredire sul mio incerto cammino. La mia insegnante di lettere del ginnasio, oltre cinquanta anni fa, mi avviò alla composizione poetica e, quando ci separammo mi disse:”Non smettere mai di continuare a provarci”. Ebbene, seguendo il suo affettuoso consiglio, non ho mai smesso. E se è vero che i libri di poesia non si vendono e, di conseguenza, la poesia non si legge, non vedo perchè la responsabilità di ciò debba essere addebitata a quegli otto milioni di persone che scrivono e non alle restanti decine di milioni di abitanti di questa nostra Italia.
a me piaceva leggere da ragazzo, quando mio padre spegneva la luce per risparmiare, m’infilavo sotto le coperte con una lampadina tascabile, che emozione Salgari et poi il resto da C Pavese a Manzoni per dire ciao
ciao Ventura, dopo questo tuo commento ti propongo come mio candidato alla Segreteria Nazionale di questo nuovo partito!un abbraccio virtuale,Novella