Milano 7/6/13: NOTE E VERSI Dialoghi poetici e incursioni musicali (album e cronaca)

Milano 7/6/13: NOTE E VERSI Dialoghi poetici e incursioni musicali
Commento di cronaca di Salvatore Contessini
Festival della Letteratura Milano: Componenti aggiuntive
Venerdì 7 giugno 2013, nell’ambito del Festival della Letteratura di Milano presso la vecchia fornace recuperata, sul Naviglio Pavese, si è tenuto un evento che ha consentito la esibizione di una proposta a contenuto culturale variabile, pensato e organizzato dalla casa editrice La Vita Felice impegnata a offrire pubblicazioni di ordine poetico che eludono la consueta catalogazione in sillogi versificatorie, per assumere vesti inusuali di espressività che - pure veicolate per il tramite del mezzo poetico - lo superano e lo ripropongono in termini reinterpretativi e innovativi.
Le note di un estratto dalla Carmen di Bizet, magistralmente eseguito da Maria Giusi Malito (flauto) e da Letizia Eriano (arpa), hanno aperto l’incontro e altri brani, eseguiti anche al clarino da Gianpaolo G. Mastropasqua, hanno scandito il tempo dell’incontro a sottolineare la dimensione di contaminazione tra forme espressive diverse.
Madrina d’occasione è stata Anna Maria Carpi, autorevole voce della poesia contemporanea, che ha salutato il pubblico, assai numeroso, con propri testi poetici.
Diana Battaggia e Rita Pacilio hanno rivolto un saluto ad Aldo Selleri leggendo un suo testo poetico in segno di omaggio all’autore della squadra La Vita Felice scomparso nella notte del 7 giugno.
Si è così entrati nello spirito dell’evento proponendo undici autori che hanno già utilizzato il linguaggio della poesia e che ne tentano una riproposizione con modalità che lo possano attualizzare ad una contemporaneità più rispondente al periodo che viviamo.
Poesia performativa, forma prosastica, narrazione poetica sono le forme che sono state offerte e che hanno segnato l’incontro, caratterizzato da una interazione a doppia voce maschile e femminile.
Cosa abbiamo ascoltato? Certamente parole, molteplici, con significati e contenuti consueti ma con modalità inusuali al linguaggio poetico.
Un duetto sulla femminilità ha avviato la performance, con al centro i molteplici ruoli che la donna assume introdotti da Rita Pacilio, seguita dalla voce di Marco Bellini che ha mostrato una particolare sensibilità nell'interpretare e narrare il vissuto femminile;
amore narrato tra versi di genere di Silvia Rosa e quelli maschili di Salvatore Sblando, dove si fronteggiano le due facce della stessa medaglia della testimonianza amorosa;
dialoghi sul trapasso sviluppati da Salvatore Contessini (grazie alla voce fuori scena di Diana Battaggia) con propri versi e quelli di 11 poetesse e poeti che hanno scelto di porre fine alla loro esistenza, ma che parlando della morte hanno esaltato i valori della vita;
Cristina Balzaretti e Maurizio Molinari in una interpretazione teatrale tra i quattro elementi in cui alla terra e all'acqua di Maurizio, Cristina ha risposto con la complementarietà di fuoco e aria;
una crepitante interazione tra neuro scienze e meccanica quantistica, tra filosofia della decostruzione e l'esistenza di universi paralleli, in una singolare disposizione d'impianto compositivo, che, anche se non ancora dato alle stampe, ci è stato testimoniato da Flaminia Cruciani e Gianpaolo G. Mastropasqua – gli autori - attraverso la struttura di un libro pericolante in procinto di crollare e dunque con una serie di piani fatiscenti di cui l'ultimo, il più basso, è il piano di evacuazione;
infine a conclusione, Maddalena Capalbi e Carmelo Pistillo, attraverso la diade volti/maschere hanno delineato, chi in forma prosastica di racconto chi con dimestichezza versificatoria, un dialogo ad indirizzo riflesso, per immagini e per speculazione etica.
Insomma, la varietà timbrica utilizzata ci ha dato la possibilità di interrogarci sul punto in cui siamo nel fare poesia. Non certo quello collettivo che ha segnato gli anni 80 dello scorso secolo, ma neanche quello individuale degli anni precedenti. Piuttosto, anche se ancora in forma fragile e privo di strutturazione, quello che sembra emergere è un desiderio di superamento dell'autoreferenzialità della scrittura poetica nella quale, direttamente o indirettamente, è l'io che si rappresenta anche quando parla con l'artificio della terza persona. Sembra invece affiorare una ricerca dell'altro con cui condividere la comunicazione e il sentire poetico a cui si aspira. La ricerca, nell’altro, di una condivisione allargata, anche se con proposte diversificate ma che puntano all' “insieme"come comunione ancorché temporanea. E’ forse un tentativo di uscita dalla crisi espressiva che avvolge la parola e all'incapacità di dare valenza comunicativa alla poesia, un orizzonte a cui rivolgere attenzione, capace di imprimere virate significative alla produzione poetica contemporanea. Un augurio piuttosto che una certezza.
Un ringraziamento va all’editore Gerardo Mastrullo che, attraverso la realizzazione di incontri come “Note e versi” consente e conferma la sua attenzione alle evoluzioni stilistiche in poesia, con il fine di portare al pubblico differenti registri e innovativi linguaggi.