L'occhio e la vista - di Carlo Sini
![]() Sguardo e visione (24)
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autori: | Gabriela Fantato |
formato: | Fascicolo carta |
prezzo: | |
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Estratto dal saggio di Carlo Sini sul nro 24 de La Mosca di Milano
L'OCCHIO E LA VISTA
«Ma l'occhio, in realtà, non lo vedi. E nulla nel campo visivo fa concludere che esso sia visto da un occhio»: così Wittgenstein nel Tractatus (5.633). Ciò che vede (l'occhio) non è visto nel vedere; è visto solo quando non vede o non vede più. Per esempio come immagine riflessa nello specchio. Vedo il mio occhio, ma non vedo che sono vedente, che sono vedente il mio occhio. Tutt'al più posso dire che lo so: so che sono vedente (so che sono in condizione di vedere, per esempio so che non sono cieco o che si è accesa una luce nella stanza) e che nel mio stato di vedente vedo un occhio o più in generale il mondo. Mondo e visione si “iscrivono” l'una nell'altro e viceversa.
Quindi non fai nulla per “vedere”? Non c'è bisogno di alcuna azione? Sì, dvo aprire gli occhi; poi il resto viene da sé. Ma in origine non ho neppure bisogno di aprire gli occhi. Da sempre sono già aperti al mondo ed è per questo che posso chiuderli. Non si può chiudere se non ciò che è già aperto, mentre nessuno potrebbe aprire ciò che originariamente è chiuso: chi infatti aprirebbe e come? E' così che chi ha la swventura ci nascere cieco non ha la possibilità di aprire i suoi occhi alla visione.
Solo l'originariamente aperto può essere chiuso e non viceversa. Detto altrimenti: chiudere gli occhi è una modificazione interna dello stato di apertura; è uno stato difettivo, come lo è il tacere rispetto al parlare.....
(continua a leggere sulla rivista cartacea)