A. Schopenhauer - Sul mestiere dello scrittore e sullo stile
![]() Sul mestiere dello scrittore e sullo stile
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autori: | Arthur Schopenhauer |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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con un saggio di Andrea Felis; traduzione di Graziella Rotta; testo tedesco a fronte
È noto che Schopenhauer si sentì sempre scrittore non meno che pensatore. Fu uno degli ultimi filosofi a saper scrivere in latino e la sua educazione letteraria era avvenuta sotto la tutela dei grandi romantici che frequentavano il salotto della madre, nonché del già famoso Goethe. Il testo che presentiamo, come molti altri testi minori, fu inserito e pubblicato nel 1851 a Berlino in Parerga e Paralipomena, opera in due volumi che ebbe un inaspettato successo di pubblico e critica.
Nel tema della “sospensione della parola” risiede una delle possibili letture attualizzanti la filosofia schopenhaueriana: una sospensione che viene superata solamente dall’oltrepassamento dell’individuale e del soggetto conoscitivo verso la dimensione del genio e della creazione artistica.
La riflessione di Schopenhauer parte dalla distinzione, sul piano conoscitivo, tra ciò che riesce a rapportarsi alla semplice dimensione fenomenica del mondo – la rappresentazione – e quello che si offre sul terreno propriamente noumenico – le cose sicut sunt. A ciò corrisponde un doppio sguardo conoscitivo, quello che l’intelletto rivolge alla mera superficie del reale, visione mediata dal concetto, e quello invece profondo, in qualche misura eroico, in quanto sostenuto verso la sostanza profonda del reale...
dal saggio di Andrea Felis
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Ci sono innanzitutto due tipi di scrittori: quelli che scrivono per la cosa e quelli che scrivono per scrivere. I primi hanno avuto idee o hanno fatto esperienze che sembrano loro degne di comunicazione; i secondi hanno bisogno di denaro e scrivono per denaro. Pensano allo scopo di scrivere. Li si riconosce perché tirano in lungo il più possibile i loro pensieri ed espongono mezze verità, teorie sbagliate, precipitate e traballanti; di solito amano anche il chiaroscuro per sembrare ciò che non sono, ragion per cui alla loro scrittura manca precisione e piena chiarezza. Si può notare subito che scrivono per riempire la pagina: talvolta lo si può vedere nei nostri scrittori migliori, come per esempio qua e là nella Drammaturgia di Lessing e persino in alcuni romanzi di Jean Paul. Non appena lo si nota bisogna buttare via il libro: il tempo è prezioso. In fondo l’autore prende in giro il lettore quando scrive per riempire la pagina, perché egli scrive con il pretesto di avere qualcosa da comunicare. […] Scrive cose degne di nota soltanto chi scrive unicamente per la cosa. Che inestimabile guadagno sarebbe se in ogni ramo della letteratura esistessero solo pochi libri, ma eccellenti.