Carla Spinella per Il burattinaio di Mariele Rosina
![]() Il burattinaio
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autori: | Mariele Rosina |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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RELAZIONE DI CARLA SPINELLA SU "IL BURATTINAIO"
in occasione della presentazione del libro di Mariele Rosina
presso la biblioteca civica di Varese il 10-09-2015
Ho seguito fin dal primo momento la gestazione de “Il Burattinaio” e nel corso di questa ho avuto modo di apprezzare la diligenza, l’entusiasmo, l’impegno con cui Mariele, applicando correttamente le regole apprese durante le lezioni, si è dedicata alla stesura dei racconti che lo compongono. Io, a mia volta, esercitando la difficile arte della maieutica, ho incoraggiato e sostenuto la determinazione, la pazienza, il coraggio dell’Autrice nella più dura e complicata fase della revisione. Se mi si consente il linguaggio metaforico, oggi mi sento la levatrice, che, dopo avere accompagnato con interesse genuino la gestazione, ha aiutato la puerpera a portare la sua opera a felice compimento. Perciò, essendo ben riuscito il parto, sono contenta e alquanto orgogliosa di presentarvi il neonato, il Burattinaio, titolo il cui significato è chiarito nelle ultime pagine.
L’opera è stata scritta e riscritta e corretta fino alla nausea, come è proprio di un vero scrittore. Nel lungo percorso Mariele non ha mai perduto la voglia di raccontare le sue storie che, nel complesso, sono inventate ma partono da un nucleo personale o familiare, e poi si sviluppano grazie a un’acuta osservazione della realtà interna ed esterna, a un attento ascolto delle voci della vita vera, quella (vita) che ci sfiora per strada e si fa notare per una frase, un sorriso, uno sguardo, un moto di corruccio, una lista della spesa o uno scontrino abbandonato in un carrello del supermercato; oppure, per un’espressione di serenità o un’intonazione d’infelicità, mentre si è in fila alla cassa di un macellaio, a un banco di frutta e verdura del mercato o di un formaggiatt. Pare inverosimile a chi non ha mai provato, eppure quasi dal nulla derivano gli spunti che innescano il processo inventivo e, se ci si fa attenzione, sono centinaia, migliaia, milioni. Così è stato per Mariele che questi spunti ha saputo cogliere, nutrire e sviluppare con la forza dell’immaginazione. Un esempio per tutti: Il venditore di ombrelli, uno dei tanti vu’ cumprà che fioriscono miracolosamente e provvidenzialmente in ogni angolo di strada quando comincia a piovere, ma con una storia particolare, unica, come unica è ogni storia e com’è unico ogni essere umano.
Ma prima di parlare dell’opera è bene domandarsi: chi è Mariele Rosina? E darsi una risposta.
Oltre che essere da alcuni anni un’ottima allieva di scrittura creativa, oltre che essere l’autrice della raccolta qui presentata, chi è Mariele nella sua essenza e nella sua avventura umana? Anzitutto è una donna vivace, intelligente, rispettosa della sensibilità altrui, affettuosa, come ho avuto modo di rilevare in diverse occasioni nei miei riguardi. Dopo una carriera votata alla medicina e al bene dei suoi pazienti, essendo lei professore di Patologia Clinica nella facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Milano, col pensionamento ha trovato in sé le energie per voltare pagina e realizzare un antico sogno: lasciare da parte le precise e puntuali relazioni scientifiche prodotte negli anni della professione e dedicarsi alla scrittura di poesie e racconti, la cui caratteristica di base non è più l’esaustività, la precisione tecnica, richieste dal suo lavoro precedente, ma la suggestività, la capacità evocativa e quella di suscitare emozioni.
Già prima d’incontrarmi, aveva frequentato qualche breve corso di scrittura che le ha fornito alcune conoscenze di base, ma, soprattutto, le ha chiarito il desiderio di scrivere esercitando anche l’immaginazione; inoltre un suo testo era stato inserito in un’antologia di modesta diffusione; infine il marito, come regalo d’amore, le aveva fatto stampare, in un’edizione fuori commercio, una raccolta di poesie, piacevoli, ma ancora ingenue, soprattutto sul piano stilistico. Era a questo punto di dilettantismo quando in un corso nominalmente annuale, ma che dura ormai da otto anni, per lei quattro, ha avuto modo di intuire più chiaramente le sue potenzialità; e ha ricevuto esortazioni pressanti a continuare, a lavorare con metodo per dare un assetto più significativo al suo sogno, trasformandolo in realtà. Pertanto da allora ha lavorato e sta ancora lavorando (un vero scrittore va sempre in cerca della perfezione, non si accontenta mai dello stadio raggiunto, cioè del perfettibile) sulla struttura ma anche sullo stile per liberarsi delle erbacce che soffocano il libero sviluppo del fiore (il talento), ovvero, fuor di metafora, degli orpelli che soddisfano solo l’orecchio, delle frasi che hanno un bel suono ma non dimostrano nulla, delle ridondanze (come i sinonimi messi in fila negli avverbi, negli aggettivi, nei verbi), che danno solo ampiezza enfatica al periodare. Perciò oggi siamo qui a presentare il suo primo vero libro edito da una vera casa editrice, La Vita Felice di Milano.
Le storie comprese ne il burattinaio, anche quando del tutto inventate, hanno il tono convincente del fatto accaduto, raccontate come sono con un linguaggio scorrevole e naturale, che solo a volte assume la precisione tecnica del linguaggio specialistico, perché l'autrice, conoscendo benissimo l'espressione più appropriata per definire un evento medico, prova ripugnanza a utilizzare vocaboli approssimativi.
Inoltre Mariele in questi anni si è impadronita delle tecniche narrative, e, sul piano della struttura, usa con disinvoltura, la transizione, le digressioni il flash-back, il punto di vista, e, per quanto riguarda lo stile, le metafore, la metonimia, la sinestesia, l’ipallage, l’enallage, l’ossimoro, ecc. Quindi è arrivata a un livello avanzato di scrittura, non è rimasta imbrigliata nelle pastoie di un narrare piatto e scolastico, come capita a coloro che, pur usciti da una scuola di scrittura creativa, rimangono ancorati a una dignitosa mediocrità.
La materia del libro è, in un certo qual modo, l’idea della vita che ha la stessa Mariele. Si tratta di una Mariele che assume volti diversi indossando come propri i panni dei personaggi che agiscono nelle situazioni immaginate, e, prima o poi, trovano il riscatto di una luce, quella dell’amore inteso nella molteplicità delle sue gamme. Da tale materia e dallo sviluppo dei racconti viene fuori la personalità positiva dell’autrice che ha l’urgenza di colmare il vuoto causato dalla vita ora a questo ora a quel personaggio. È una personalità che sa affrontare con fermezza e con indulgenza, con un atteggiamento costruttivo, qualsiasi sfida dell’esistere, il bene come il male; e il male che Mariele analizza non è, come per il Leopardi, causato dalla Natura, ma è insito negli uomini stessi e nelle loro scelte. A questo proposito voglio chiarire, per evitare un equivoco di natura superficiale, che il suo non è il facile ottimismo delle fiabe (e tutti vissero felici e contenti). Nei finali dei racconti dobbiamo leggere la seria consapevolezza che ogni evento, quale che sia, va affrontato non con leggerezza e superficialità, ma certo con spirito leggero; non con l’atteggiamento melodrammatico delle operette settecentesche o con la violenta negazione e addirittura cancellazione dell’altro o di ciò che non ci piace, ma con la serena convinzione di un’esistenza, come la sua, illuminata e/o sorretta dalla fede che alla fine dà senso a tutti gli eventi, scelti o no. È il suo l’atteggiamento del torero che afferra il toro per le corna, pur essendo ben consapevole del pericolo.
L’essere umano normale, mediamente buono, prova indignazione, forse rabbia, ma anche il desiderio di immergersi in un mondo migliore e la speranza che in un modo o nell’altro, prima o poi, tale mondo possa essere attinto. Anche Mariele è consapevole che da ogni esperienza deriva un insegnamento e una possibilità di scelta di un’esistenza più soddisfacente. Dunque al centro di ogni storia c’è la precisa idea che nella vita si presentano sempre nuove svolte, conclusive o aperte, a seconda dei casi. Di conseguenza ogni racconto, pure il più triste, è illuminato alla fine da un raggio di luce; ovvero il buio di qualsiasi situazione è spezzato dalla speranza che si riesca a controbilanciare anche il vissuto più negativo.
I personaggi, diversi uno dall’altro, agiscono all’interno di un contesto preciso e in conformità con questo si comportano e parlano, definendosi man mano che la storia procede. Tutti mostrano, pur nella loro peculiarità, di sapere stare al passo o comunque di reagire coerentemente coi tempi e i luoghi in cui si trovano (si veda, per esempio, la vecchia Marta in Cari fantasmi, o l’anziano professor Facchetti in Senza Storia, , la zitella Elvira e il barbiere Antonio in Il ritorno di Robin Hood). Ma ognuno è anche la tessera di un interessante e complesso mosaico. Infatti, sono tutti legati l’uno all’altro da un filo comune; e questo non è solo un tema specifico (che pure c’è), ma è, soprattutto, il racconto finale in cui il burattinaio, divenuto personaggio, si confessa e riunisce le fila di tutte le storie precedenti, che spaziano dalla famiglia alla città, presentata anch’essa come personaggio. E tutte - da quelle che attraversano la vita di figure opache, addirittura nere come l’inferno, a quelle macchiate da un’unica colpa ampiamente riscattata da azioni successive - partono da un nucleo familiare e si sviluppano su un piano cittadino e nazionale, insomma passano da uno sfondo intimo a un orizzonte più aperto, per cui il lettore non corre il rischio di annoiarsi. Alla fine ogni personaggio ha la sua verità, quella cioè che si prefigge o che può sopportare e ognuno, prima o poi, si sente colmato dall’amore, quel poco o tanto che si merita(v. Morte cerebrale).
Non mi soffermo più dettagliatamente, per mancanza di tempo, sulle varie tematiche; però voglio ritornare solo sul tema più presente nella raccolta (in quanto comune a tutte le storie), l’amore, che ha molte sfaccettature e quindi si può raccontare in tanti modi, come si constaterà leggendo il libro. Devo aggiungere che l’amore è comunque un assoluto da cui ha origine ogni tipo di creazione, ogni avvio di vita, in quanto aiuta ad affermare la presenza, la buona disposizione, la conoscenza di Qualcuno che sta al di sopra dei poveri uomini che brancolano nel caos dell’esistenza; e, come un deus ex machina, potrebbe fornire quell’elemento che permette di ricostituire l’ordine.
Altro fatto notevole, comune a tutti i racconti, e qui chiudo, è che il narratore non si presenta mai come il giudice che, battuto il martelletto, proclama enfaticamente la sentenza. Mariele fa solo intuire il suo obiettivo, che, a parte il bisogno gioioso del narrare, è quello di invitare il lettore a guardare tutte le vicende della vita come esperienze che, anche quando negative, sono strumenti di miglioramento personale. E così davvero sarà se chi legge in genere - e questa raccolta in particolare - riuscirà a modificare la direzione dello sguardo, a capire i ritmi dell’esistenza e dei cambiamenti propri e altrui, a sentirsi parte di un’esperienza universale, che, anche quando ti prova, serve a formarti e a migliorarti.
Carla Spinella