Intervista a Gerardo Mastrullo su Mamurio rivista di arte e cultura

Intervista a Gerardo Mastrullo su Mamurio, rivista di arte e cultura
PICCOLI GRANDI EDITORI: 20 Anni di Vita Felice.
La Vita Felice compie vent’anni. Questa casa editrice, fondata da Gerardo Mastrullo, ha un catalogo di qualità ed è tra le pochissime che non perdono fatturato. Mastrullo ha un un trascorso da bibliotecario prima, poi da libraio e infine da manager editoriale. Non è partito dal desiderio di essere editore, ma più semplicemente da un marchietto, il logo che appare sulle copertine dei libri pubblicati da La Vita Felice, acquistato da un amico incisore giusto per attrazione estetica. E anche dalla frequentazione – agli inizi degli anni Novanta – con Alda Merini, costellata da principio e più che altro, dalla richiesta di aiuto economico e dalla dettatura delle prime poesie, quando la poetessa dei Navigli non scrive più di proprio pugno, ma comincia nuovamente a seminare versi e poesie tra gli amici…
E infatti è in modo occasionale che nel settembre 1992 nasce a Milano la casa editrice vera e propria, che ha iniziato la sua attività proprio con alcune plaquettes meriniane. Passata attraverso un periodo tra sospensioni e ripartenze, dovute agli impegni professionali del creatore/conduttore, “La Vita Felice” è diventata una sorta di archetipo e capofila di una certa piccola editoria elegante che si nutre di cura per l’oggetto libro e di recupero di titoli dimenticati dai grandi editori se non addirittura inediti, italiani e stranieri. Da Robert Louis Stevenson ad Arthur Schopenhauer a Vasco Pratolini. E poi poesia, riproposizione di cronache trecentesche o, nella collana Saturnalia, classici greci e latini notissimi (“Le troiane” di Euripide), un po’ più ricercati (i “Frammenti” di Pindaro), o decisamente misconosciuti (la “Contro Eutropio” del poeta tardoantico Claudiano).
Per questo abbiamo chiesto a Gerardo Mastrullo di raccontarci qualche aneddoto sulla nascita della casa editrice e un episodio del suo incontro con Alda Merini.
M - Come e’ iniziata?
G.M. - All’inizio degli anni Novanta avevo chiusa la mia esperienza come Bibliotecario e Direttore di un Sistema Bibliotecario Comprensoriale e accettato la sfida di ridare vigore e nuova linfa alla Libreria Garzanti in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, il cui vecchio direttore andava in pensione. E’ stata un’esperienza elettrizzante, tanto lavoro, tanta energia impiegata, ma anche tantissimi incontri con Autori e personaggi dell’editoria italiana che mi hanno emozionato e arricchito. Alda Merini era una di questi e dopo l’iniziale diffidenza è nata una bella empatia e complicità; lei ha cominciato a frequentare con assiduità la Libreria, io ho sempre cercato di darle il tempo giusto per poterla ascoltare fino a quando è scattato il suo primo “scriva!”. Pochi minuti dopo ero in possesso di una bellissima poesia che lei firmava e datava di proprio pugno. Le intimazioni “scriva!” si sono ripetute parecchie volte e dopo un po’ di tempo mi sono ritrovato con molte poesie. In occasione della seconda edizione di “Parole nel tempo”, la mostra dedicata alla piccola editoria e inventata da Guido Spaini presso il Castello di Belgioioso, vicino Pavia, ho raccolto una ventina di poesie in una plaquette illustrata da Massimo Edoardo Geranio, autore del logo della casa editrice e intitolata “Ipotenusa d’amore”. Era il settembre 1992. Fu un successo incredibile, oltre duecento copie vendute in un week end a Belgioioso e altre 600 vendute da lì a dicembre, in libreria, grazie a Carlo Savarese, storico promotore editoriale, e a Midilibri, piccolo distributore lombardo, che accettarono di “portarmi” in libreria. Con quel librino riuscii a dare quasi un milione e mezzo di lire ad Alda Merini, che viveva di poco e aveva bisogno di tutto. Gli incontri con Alda Merini si intensificarono, cominciai ad accompagnarla nelle librerie e nelle biblioteche, persino al Maurizio Costanzo Show, per presentare il suo libro e durante i nostri incontri, i nostri viaggi, “uscivano” altre poesie e “nascevano” nuovi libri.
M. – Insomma, il gioco cominciò a piacerle…
G.M. - Il gioco mi piacque talmente tanto che decisi di ufficializzare la nascita della casa editrice e diedi avvio alle collane fondanti, ancora oggi vive: “Labirinti”; la collana di poesia con i libri di Alda Merini, ma poi anche di Marceline Desborde Valmore, di Basho, Issa, Majakovskij e tanti altri; “Il piacere di leggere”, con i testi di Gide, Zola, Stendhal, ma anche Stevenson, Thoreau, Wilde e Schopenhauer, sempre presentati in nuova traduzione e con testo a fronte; “Saturnalia”, la collana dedicata ai classici latini e greci, con escursioni anche nel mondo bizantino e nel basso medioevo; “Il libro ritrovato”, dove trovano ospitalità i libri più curiosi e rari, spesso dedicati alle donne e all’ars amataria, e – ultima nata – “La coda di paglia” una collana di testi inattuali, a volte aristocratici, ma di assoluta importanza e soprattutto di titoli spesso introvabili se non nel ricco mercato dell’antiquariato.
M. – Quale lo sviluppo successivo della casa editrice?
G.M. - Negli anni successivi e fino a metà del Duemila, la mia attenzione e il mio impegno nella casa editrice sono stati condizionati dagli impegni professionali. La Vita Felice non ha mai smesso di pubblicare, ma ha certamente rallentato i ritmi delle nuove uscite, adattandoli agli impegni. Certo, in quegli anni è stata pubblicata anche la “Descrizione di Milano”, in 5 volumi, con un volume di indici dei nomi e dei luoghi che rende finalmente utilizzabile la quantità di informazioni presente in questa monumentale opera.
Nel 2007, all’apice della carriera manageriale, ho deciso di abbandonare il lavoro e di dedicarmi esclusivamente alla mia casa editrice. E’ arrivato così un quinquennio di iperattività con nuove iniziative editoriali e una crescita della notorietà della casa editrice e del fatturato sempre a due cifre annuali. Tutto questo cercando di non perdere mai di vista la qualità, sia nelle scelte editoriali, sia nella cura del libro, per rispetto verso il lettore e offrirgli sempre proposte di un certo livello. In questi ultimi cinque anni è stato rilevato il marchio “Otto/Novecento”, che pubblica una delle più apprezzate riviste di Letteratura e critica letteraria, realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell’Università Cattolica, nonché una collana di libri tutta dedicata agli autori italiani, spesso caduti nell’oblio, che hanno operato a cavallo tra Otto e Novecento (Alvaro, Campanile, Pratolini, Verga, per citarne qualcuno). Alla fine del 2007 è nato invece il nuovo marchio “Book Time”, utilizzando esclusivamente per pubblicare saggistica di qualità: dai libri di Gianni Brera ai piccoli saggi di Edgar Morin, Alain Badiou, Philippe Descola.
M – Qualche anticipazione per l’autunno?
G.M. - Proprio in questi giorni abbiamo presentato il programma editoriale da settembre a novembre. Ci sono alcuni testi ancora inediti in lingua italiana (“La filosofia della composizione” di Poe, piuttosto che “Il metodo della natura” di Emerson o il “Diario” di una esploratrice australiana, Caroline Creaghe, prima donna a fare un viaggio nell’Australia outback alla fine dell’Ottocento). Ma ci sono anche titoli che non sono più tradotti dal 1870 e, soprattutto, che non si trovano più in libreria e sono difficilmente reperibili anche nelle biblioteche italiane: parlo del saggio “Del cielo e delle sue meraviglie e dell’inferno” di Swedemborg o il bel libro di Guido Biagi sugli “Ultimi giorni di P.B. Shelley”, non più pubblicato dal 1922.