Luca Maciacchini per Non è colpa di Pandora di Giovanna Rotondo
![]() Non è colpa di Pandora
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autori: | Giovanna Rotondo |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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“NON E’ COLPA DI PANDORA” di Giovanna Rotondo (ed. La vita felice,2014)
Il sentimento di irritazione e impazienza può essere scatenato da varie ragioni. Non è raro però che una causa scatenante possa essere il fatto di ritrovare negli altri alcune caratteristiche o atteggiamenti che d’istinto respingiamo ma che in certo qual modo sono presenti a livello maggiore o minore , a livello più o meno inconscio, anche in noi stessi. E’ questo il sospetto che emerge limitandoci ad “ascoltare” le sensazioni da noi stessi provate leggendo “Non è colpa di Pandora”, opera della poliedrica Giovanna Rotondo, sul tema delle dipendenze e , come recita il sottotitolo, delle loro subdole “zone d’ombra”, che logorano persone di estrazione e ruolo sociale fra i più disparati.
L’opera è sostanzialmente un resoconto di alcuni passaggi di terapie di gruppo indicate con le loro inquietanti sigle tecniche come la“Gimof” (che indica il percorso di terapia di gruppo per pazienti in trattamento e i loro familiari). Emergono a tratti sempre più definiti le personalità dei diretti interessati coi loro nomi di battesimo (non si sa se veri o immaginari); ciò che salta all’occhio è lo stile distaccato dell’autrice che si limita a descrivere i duri momenti di tale percorso terapeutico pur mantenendo una palese empatia con le situazioni descritte. Alcol, droga, gioco d’azzardo, sono gli effetti risaputi di problematiche mai risolte o mai volute affrontare. I protagonisti loro malgrado di questa “avventura” si giostrano in quella che potremmo quasi chiamare , parafrasando Hanna Harendt, una sorta di “Banalità del male” dove ognuno sembra preda di qualcuno o qualcosa d’altro; ogni vocabolo, gesto ,sguardo, può venire soppesato e interpretato in molteplici modi e quando di mezzo c’è la psicologia o la psicanalisi ci sono sempre “trappole” in agguato. Qualche volta si cerca di “stemperare” e sdrammatizzare la situazione con battute di improbabile efficacia (“Da alcolista ad alcologo!”) che però non la spuntano sulle frasi tanto scontate quanto imprescindibili (“E’ un processo lento e faticoso…” “Per aiutare gli altri bisogna prima aiutare se stessi”…e così via). Tra genitori e figli, tra mogli e mariti e amici…la tentazione di scaricare la colpa su altro o altri è sempre forte. Ma la chiave di tutto è forse proprio quella che suggerisce il titolo “Non è colpa di Pandora”; è piuttosto colpa nostra, di ognuno di noi, con le sue “beghe” irrisolte che poi si ripercuotono su chi ci vuole bene veramente e ci è più vicino e non sa come aiutarci. E dunque la persistenza distaccata quasi da referto medico con cui l’autrice si limita a registrare i percorsi dei partecipanti scatena proprio l’effetto forse voluto: pesantezza, irritazione, voglia di dire “MA se davvero lo vuoi ce la puoi fare!”. ma anche consapevolezza ineludibile che “tutto quello che accade fa parte della vita” per dirla con Giorgio Gaber. E lo stile dello scritto è dunque la sua pecca e la sua arma vincente allo stesso tempo. Vincere , o meglio in questo caso “vincersi” si può . Il confronto terapeutico può aiutare ma non basta. Anche il “senso di appartenenza” che la paziente Marianna dice di aver riscoperto alla fine della terapia, nella lettera che chiude il libro, in realtà non tranquillizza il lettore che arrivato alla fine della lettura, capisce che “domani è un altro giorno” e una ricaduta (peraltro vista nel corso del testo come una opportunità e non un limite) può essere sempre in agguato. Sta alla maturità di ognuno di noi tenere alta la testa e navigare a vista. Ognuno decida, almeno, chi e cosa vuole essere.
Luca Maciacchini