Francesco Petrarca e i Salmi Penitenziali: il preumanista del disagio esistenziale, di Luciana Benotto
Luoghi, personaggi, fatti e leggende

Francesco Petrarca (1304-1374) nato ad Arezzo dopo l’esilio di suo padre ser Petracco, guelfo bianco come Dante, non ebbe mai una vera patria visto che poi la famiglia si spostò a Incisa Valdarno, a Pisa e infine in Francia, e che gli studi giuridici li fece a Bologna. Egli è considerato il fondatore della lirica moderna, perché attraverso le sue opere esprime una mentalità del tutto nuova, conseguenza dell’essere vissuto nel momento di passaggio dal Medioevo all’Umanesimo.
Se l’intellettuale medioevale era stato un religiosoche lavorava tra i monasteri e le università, e quello rinascimentale invece sarebbe divenuto un laico che offriva i suoi servigi nelle corti dei principi e nelle accademie finalmente libero dall’influenza religiosa, Francesco, a cavallo tra i due periodi, si trovò in un tormentato spartiacque; d’altronde, venire da un mondo che aveva esaltato l’aspetto spirituale dell’esistenza aborrendo la materialità della vita, che invece lui amava molto, lo avrà allora probabilmente messo in tensione inducendolo, nella maturità, a una oscillazione tra le due tendenze.
Insomma, egli è l’intellettuale del conflitto, un conflitto rappresentato dalla dimensione terrena che lo vede, a partire dal 6 aprile del 1327, innamorarsi di Laura, donna in carne ed ossa, che nel “Canzoniere” non rappresenta esattamente la donna angelo degli stilnovisti: pensiamo ad esempio a “Chiare, fresche et dolci acque” dove il poeta la descrive mentre esce discinta dalle acque del fiume Sorga e di fronte alla sua bellezza prova turbamento e spaesamento.
Francesco inoltre è anche l’uomo che cerca il riconoscimento della Fama, desiderio anch’esso tutto terreno, e che troverà appagamento nella sua incoronazione poetica a Roma nel 1341, ma è altresì l’uomo in conflitto con se stesso perché non riesce ad avvicinarsi a Dio come invece dovrebbe e vorrebbe. Di questa sua crisi di coscienza ne parla nel “Secretum”, tre libri di dialoghi tra lui e sant’Agostino, che rappresenta la sua coscienza. Questa sua pena nasce dalla constatazione che ha amato e sofferto inutilmente per una donna con la quale non ha mai concretamente avuto a che fare, ma pure dal fatto che suo fratello Gherardo, dopo aver condotto come lui una vita gaudente e dissipata, si era fatto frate certosino nel 1343, facendo quindi, a differenza di lui, una scelta di vita che conduceva alla salvezza dell’anima.
Insomma, era divenuto ai suoi occhi un modello di virtù che gli creava sensi di colpa. E se a questo aggiungiamo lo scoramento e il comune choc che colpì tutta la popolazione europea a causa delle terribile peste nera del 1348, che si portò via Laura e alcuni suoi cari amici, si può ben capire il suo smarrimento e il suo disagio esistenziale per le scelte terrene fatte sino a quel momento, che lo porteranno a scrivere una raccolta di sette salmi penitenziali sul modello di quelli biblici, poco noti anche chi ama il grande poeta, e quindi una chicca che invece potrete finalmente scoprire in un pregevole libro da poco uscito e intitolato, appunto, “Salmi penitenziali”. I versi di Francesco con testo latino a fronte, sono preceduti da un’interessante introduzione di Gerardo Mastrullo, che aiuterà il lettore a calarsi nel tormentato animo del poeta.
La Vita Felice
Pagine 60 € 5.70