Novità letteratura- Amore e ginnastica di E. De Amicis
![]() Amore e ginnastica
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autori: | Edmondo De Amicis |
formato: | Libro |
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Nel 1892 Edmondo De Amicis pubblica presso l’editore Treves il corposo volume (oltre quattrocento pagine) dal titolo Fra scuola e casa, una raccolta di racconti per la maggior parte già comparsi sulle pagine di alcuni periodici (soprattutto la «Nuova Antologia»), secondo un costume di banc d’essai assai diffuso in quegli anni. Nove componimenti in tutto, in uno stile un po’ arguto e un po’ malinconico, sulla direttrice pedagogico-scolastica così sistematicamente perseguita da un certo momento in poi nella produzione dello scrittore. Sei bozzetti, dunque, e soprattutto tre notevoli racconti lunghi che «corrono sull’abbrivio di Cuore e del Romanzo d’un maestro»: Un dramma nella scuola, Amore e ginnastica, La maestrina degli operai. Amore e ginnastica si presenta come il più inconsueto dei tre titoli: brioso, mosso, godibilissimo, pone in luce un lato davvero imprevedibile dello scrittore, giungendo a ribaltarne l’immagine didascalica fin troppo zuccherosa e moraleggiante, rivelandosi, come nota bene Italo Calvino, il racconto probabilmente più bello, «certo il più ricco di humor, malizia, sensualità, acutezza psicologica che mai scrisse Edmondo De Amicis». In Amore e ginnastica il piccolo – anzi, angusto – mondo dell’Italia neonata e dei suoi volenterosi sforzi appare «teso come un campo di forze contrastanti tra gli slanci ideali delle missioni civili e i grovigli morbosi del segreto degli individui».
dall’introduzione di Riccardo Reim
«Ma quando vide le amiche lasciarla e lei entrare in casa, una risoluzione improvvisa lo spinse, un bisogno irrefrenabile di dirle addio ancora una volta. Fece la strada di corsa, entrò nel cortile, si mise dietro a un pilastro, e la vide avviarsi verso la porta interna e salire a passi lenti, voltandosi ogni tanto a guardare indietro, come se le paresse d’avere smarrito qualche cosa o rimpiangesse la compagnia che l’aveva lasciata, e sentisse ripugnanza, dopo quel trionfo clamoroso fra tanta gente, a ritornare in casa così sola per quella scala nera e solitaria. Le andò dietro in punta di piedi, adagio adagio. Quando fu al secondo pianerottolo, non poté più reggere, si slanciò su, la raggiunse.»