(10 giugno 1940)
Notte o ventre di betoniera
senza luce di faro senso di parola
doppiando l’ora il passaggio
gli steli ciechi della metamorfosi
– l’amore postumo l’inguaribile ferita,
la discesa lì dentro, al buio –
cercando tra folle e altoparlanti
nelle piazze del Quaranta
il file compresso tra i calanchi
– l’istante in bilico tra un abito a fiori
e un sacco di frattaglie – mentre le armate
risalgono il millennio a passo d’oca
e sua figlia – già vecchia –
accucciata in un angolo la guarda e piange.