Poesia di memoria e certo di memoria familiare e intima, come si addice ad una poetessa che scava dentro di sé per raccogliere una parvenza di cielo, usurato dalle lacerazioni che sempre lascia una vita che passa. Qui gli strappi e le pieghe nei risvolti del quotidiano si fanno ancora più dubbiosi, di fronte alla messa in scena delle sorelle. E la poesia rende una lingua schietta e diretta, come sempre Gabriella Musetti sa fare, senza girare intorno alle cose, ma affilando la voce.
I sensi di colpa, i rimorsi si affiancano all’esatta giovinezza ai denti bianchi della provincia industriosa perché anche “sui pori della pelle/nella tua giovane età/resta attaccata/la frenesia del mondo/ma rotta ormai e separata”.
E implicito in tutto l’arco di questi poemi che compongono il libro “Le sorelle”, la poetessa sa che anche se si può “tagliare di netto/la realtà dall’immaginazione”, è sempre difficile poter scegliere quale delle due salvare. E allora si spera che l’immaginario familiare di queste poesie salvi pure “l’aggancio consapevole al reale”.