A. Airaghi su Pecora
![]() Nel tempo della madre. Epicedio
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autori: | Elio Pecora |
formato: | Libro |
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Elio Pecora dedica questo delicato epicedio alla figura della madre, morta centenaria dopo lunga e invalidante malattia. E il contrasto tra gli ultimi anni, sofferti e in ombra, nonostante il traguardo raggiunto, e la vita piena ormai trascorsa, risalta prepotente già nei versi d’apertura: “Che n’è di quella di un tempo?/Dov’è mai stata? ma quando?” Non esistono più piedi leggeri, capelli vaporosi, le mille attività in casa e nell’orto, i discorsi con le amiche e i parenti che invadono l’abitazione. Gli ultimi anni sono segnati da “l’arco dei denti nel bicchiere,/ecchimosi sugli avambracci,/livido il cranio,le dita/palpano il fazzoletto,le pupille velate..” E poi ancora la casa vuota, ricordi annebbiati e confusi, fotografie ingiallite, la badante moldava…
Allora al figlio poeta non resta che cantare, con strazio e malinconia, la “minima storia” di sua madre, che faceva Elena di nome, nata ultima e indesiderata dopo tredici fratelli e sorelle: ma subito vezzeggiata e amata più degli altri. Il suo paese campano ,nel primo novecento, era tormentato da dissesti geologici, incuria e povertà. La storia ufficiale veniva subita con rassegnazione, e maledetta: guerre, emigrazioni, fascismo… Ma la bambina Elena cresceva slanciata e dolce, suonava il piano, cantava in chiesa: fino a raggiungere l’età da marito, quindi il matrimonio con uno sposo sempre lontano ,e la nascita di due figli maschi. Il primo, il poeta che racconta: “A quel bimbo la madre/si mostrò uguale e compagna/nell’aspro amato viaggio/che non s’è ancora compiuto”. Gli anni recenti sono i più penosi, con la madre “curva, rimpicciolita”, chiusa nell’egoismo senza parole dei suoi pochi gesti, e il poeta intristito, quasi rancoroso. Un rapporto intenso e sofferto, tra i due, se lui ancora si interroga e conclude il poemetto con un grido: “Si sono traditi entrambi,/il figlio e la madre.” L’elegante edizione del volume è corredata da un’approfondita e partecipe nota critica di Gabriella Fantato.
Alida Airaghi