A. Devicienti per Marco Sonzogni
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autori: | Marco Sonzogni |
formato: | Libro |
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Servo inadeguato delle parole: su “Tagli” di Marco Sonzogni.
di Antonio Devicienti
Ho incontrato per la prima volta il nome di Marco Sonzogni sulle pagine della rivista online Samgha: si trattava di sue traduzioni in inglese di raffinatissimi testi di poeti di lingua italiana, poi di un manipolo di suoi inediti in forma di bestiario. Ritrovo Marco Sonzogni in quest’elegante, armoniosa, matura raccolta di testi che vanno dal 2009 al 2014, edita due mesi fa dalla Vita Felice di Milano e che ci restituisce l’immagine di un autore coltissimo (Sonzogni è tra l’altro docente universitario di lingua e letteratura italiana a Wellington in Nuova Zelanda), che sa essere ironico ed autoironico, un artista che impiega sapientemente la metrica e gli accorgimenti retorici per restituire in forma d’arte, ma anche in forma di sentimento il suo rapporto con se stesso, con gli altri, con la realtà e con il proprio tempo. L’esergo da Bevilacqua (La poesia è registrazione rapidissima di momenti chiave della nostra esistenza. In ciò è pura, assoluta, non ha tempo di contaminarsi con nulla. Nemmeno con i nostri dubbi) è pressocché una dichiarazione di poetica, cosicché la prima parte (Preludi fugati) è come giocata tra due sponde: il Marco bambino e il Marco di oggi, “carco”, per dir così, d’esperienza, ma aggiungerei a volte anche ferito e comunque reso consapevole proprio dalle esperienze vissute. Ennui è, significativamente, il primo testo proposto da Sonzogni: moderna e baudelairiana nella tematica (non sfugga la titolazione in francese, essendo ennui forse più pregnante e complesso, molto più carico di portati storici e culturali rispetto all’italiano noia), la quartina si confronta con una realtà privata e volutamente circoscritta, proponendo ed accettando la sfida di dire, nel corso del libro, in maniera articolata, convincente, all’altezza di modelli (sui quali poi mi soffermerò) l’esperienza soggettiva che nasce all’interno di un’infanzia vissuta nella provincia lombarda (e anche in quest’àmbito Sonzogni sa benissimo di dover fare i conti con l’ormai classica e a volte stereotipata definizione di “linea lombarda”).
Ennui
Sera nera in paese. Faccio
fatica a non pensare a te:
mi rimane solo il ghiaccio
di una lenta, stinta estate (pag. 11).
Penso si possa già sùbito intuire come Tagli proceda sul difficilissimo crinale di una poesia totalmente consapevole e molto, molto colta, ma che è obbligata, per riuscire, a dispiegarsi con una freschezza e una forza di persuasione capaci di generare simpatia, partecipazione, contatto empatico tra lettore e autore senza cadere nel soggettivismo né nell’autobiografismo più ovvi e banali.
Nei brevi testi della prima sezione si ritrovano cenni ad un’infanzia significativamente scandita dall’educazione cattolica (ma i molti intarsi di latino ecclesiastico presenti e ricorrenti dicono anche del germogliare della passione filologica e linguistica grazie a suoni e formule uditi fin dalla tenera età e trasformatisi poi attraverso il maturare della consapevolezza sia psicologica che culturale in pratica quotidiana della filologia e della linguistica che costituisce un arco di volta della poesia stessa).
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