A. Gloria Marigo per Daniele Santoro
Sulla strada per Leobschütz
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autori: | Daniele Santoro |
formato: | Libro |
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SULLA STRADA PER LEOBSCHÜTZ
di Daniele Santoro La Vita Felice, 2012
In tempi in cui è chiaro lo sprofondamento delle coscienze nell’indifferenziato – questa sorta di letargia che ghermisce l’esercizio all’obiettività equa della ragione e allo sguardo empatico del sentimento –, in questa abdicazione all’essersi, alla responsabilità individuale per obnubilato principio di individuazione, è apparsa per i tipi di La Vita Felice una raccolta di poesia che – nel tema dell’orrore del lager e dell’olocausto - indica – attraverso la catarsi che avviene durante e alla fine dell’attraversamento di tanta materia “feroce come l’animale” - la possibilità di una realtà diversa, che sovverta l’ordine incancrenito, affermi la responsabilità quale continuità tra un passato - su cui la discussione storica ha ripercussioni nei differenti piani psichici - e un presente che - nel frequentare la via della comprensione e dell’obiettività di eventi storici maligni - ha la grande incidenza dell’approccio etico, l’unico che renda giustizia agli uomini e ai loro fatti , farà convergere sul futuro echi e risonanze come se il tempo che verrà fosse esattamente la cassa di risonanza del passato di cui certe potenti ramificazioni attraversano il presente: Sulla strada per Leobschütz di Daniele Santoro.
Santoro, uomo di grande sensibilità umana e culturale e poeta di finissima presenza, consegna una raccolta che, lungo la strada di versi che declinano il suono rigoroso della poesia epica - “stava agli ingressi, stava impettito agli usci delle porte” -, ci chiama all’incontro con l’umano infero, oscuro, devastato, marcato dal segno della demenza morale, del male totale, poiché il maligno non aleggia più, ma si incarna ontologicamente in ogni manifestazione dell’essere imperversando in un tempo storico che trasferisce nel presente molteplici interrogativi e soprattutto - come in una tragedia greca - quello che riguarda la coscienza collettiva in rapporto alla coscienza individuale, l’impatto dello spirito della Storia che – alla luce degli eventi mostruosi “lordi di feci, orina, sangue mestruale/ i corpi ancora caldi accatastati/ verso l’ultimo respiro;” – induce a domandarci quanto certo pensiero filosofico sia responsabile, anche a lungo termine, del destino degli uomini, poiché ciò che non trova soluzione nel tempo che lo ha generato è destinato a farsi interrogazione sullo spasmo della memoria.
Il poeta ha accolto questo spasmo con il versificare potente della parola che non s’avvita alla sua immediata o facile bellezza, al gusto di sorprendere con connotazioni estetiche – e sarebbe facile per Santoro avendo egli padronanza di linguaggio e poesia -, ma si manifesta nella distillazione precisa di termini che – in apparente dimestichezza d’uso – consegnano senso poetico ed etico coniugati in eleganza incisiva “bruciarli alti sui roghi, all’aria aperta/ perché l’inferno tutto crepitare ai/ ludi dell’Orrifico, della vergogna./ all’interno di un tema storico su cui l’autore si è documentato nella pervasione di rigorosa cura per i fatti accaduti.
Adriana Gloria Marigo