Alcuni testi di Marco Colletti tratti da «La Materia non esite» nell'antologia TRANSITI POETICI VOLUME XLVI
![]() La materia non esiste
|
|
autori: | Marco Colletti |
formato: | Libro |
prezzo: | |
vai alla scheda » |
Di Marco Colletti, impegnato poeta romano e attivo in varie iniziative editoriali come la nota rivista Formafluens, colpisce subito la sua visione del mondo, in particolare nei testi che qui propone, tratti dalla raccolta La materia non esiste, edita da La Via Felice. Il suo è un porsi quasi agli antipodi, in una sorta di antirealtà, dove il vuoto, l’assenza, la mancanza delle cose e persino l’attesa vana di un qualcosa che possa far di nuovo catapultare l’ego nel mondo attuale, è argomento filosofico e indagine profonda del senso dell’esistenza: “Allora mi vedo e dentro me / tutto il mondo mi assale, verso un mosaico / alato che adagio prende il volo…”. È un po’ la metafora del senso di annichilamento che la società attuale ci restituisce, pervasa com’è da solipsismi, egoismi, chiusure, stereotipi. La volontà, e la creatività, nonché il coraggio e la forza del poeta è tale da denunciare la negatività della realtà, e Marco Colletti, con i suoi versi arguti e allusivi, è abilissimo e profondo mentore di una realtà umana che si potrebbe redimere e recuperare.
Ieri notte mi è capitato di sognare
il vuoto e l’ho abbracciato come
un’anima volata in cielo. Nel silenzio
ne abbiamo parlato di quel viaggio
chiamato giorno, di quel treno che
non ho mai preso e che aspetto,
disoccupato doganiere.
Oggi, nella siepe dei pensieri
ho trovato una scaglia di vetro
e le ho dato nome realtà.
***
Il mosaico del nulla
Che cos’è Dio se non questo zampillio
della vita nonostante la morte?
Ostinati al respiro e fantasmi del tempo,
attraversiamo le onde dell’assetata quiete,
mentre la vita scorre verso mete
che non vogliamo, come un papavero
rosso che, colto, muore lo stesso giorno.
Li incrociamo davvero gli altri destini
o quella strada sterrata è una sola
e solitaria? Di ciottoli dolorosi e bianca
polvere sotto i passi feriti, sferzo l’inganno
che il vento mi impone, di sentire il mio
corpo e il brivido dell’anima carne,
che brucia senza meta come incenso
svanito. A un passo dal nulla, ma ancora
immagine incerta, mi ancoro figura
vibrante di un altrove, che può essere
ovunque e chiunque di qualcosa.
La accolgo tra le mani questa apparenza
di vita, che scivola come sabbia dell’ultima
clessidra. Allora mi vedo e dentro me
tutto il mondo mi assale, verso un mosaico
alato che adagio prende il volo.
***
Negli anni, di un canto mi prese
l’abbandono e, rapito, a sfioro
volavo sulle più belle parole.
Il gioco all’incanto dei sentimenti
andati, tornado lontano
e crocericordo. Ballare
trasognando mi fu quella vita,
dell’angelo dell’amore il bacio
mai spento, l’orlato delle labbra
e il fuoco di un orecchino.
Ero corallo, oro e profumo
di capelli, nel bosco degli occhi
la rincorsa di due menti.
Tutto svanì ed io soffuso,
nella vita che diventò esistenza
e poi nulla e il vuoto. Ora c’è
cenere intorno ai miei occhi
e lacrime antiche, solcando ferite.
Il grigio che mi resta eppure
ha un caldo sapore, delle cose amate
oltre l’Amore, dell’ultimo appiglio
a chi sono stato. Ed ecco che
cieco rivedo un bagliore.
(da La materia non esiste, La Vira Felice Edizioni, 2024)