Alessandro Canzian su Personale Eden di Angela Greco
![]() Personale Eden
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autori: | Angela Greco |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Alessandro Canzian su Personale Eden di Angela Greco
https://ilsassonellostagno.wordpress.com/2015/08/04/alessandro-canzian-su-personale-eden-di-angela-greco/
Ogni libro di poesia in qualche modo obbliga il lettore, quando si tratta di libro riuscito, di poesia vera o che tende al vero, a confrontarsi non tanto con l’autore quanto con se stessi, col lettore altro che si diviene nell’inevitabile sdoppiamento tra lettore con una sua storia privata e lettore che nel libro si lascia trasportare dentro la vita dell’autore. Leggendo diventiamo inesorabilmente due persone: ciò che noi siamo, e ciò che l’autore ci porta ad essere. In questo Angela Greco, e soprattutto nel suo Personale Eden (La vita felice 2015, prefazione di Rita Pacilio) sa essere un’autrice di particolare efficacia.
Nel caso specifico devo innanzitutto dire che pur credendo difficilmente all’amore, a parte quello verso un figlio, e ancor meno alla presunta dolcezza dell’atto fisico, questo libro non nego mi abbia fatto un poco immaginare (sognare sarebbe dire troppo) il mondo caldo e generoso che la poetessa non solo è, ma crea.
A partire dalla lunghezza di versi estesi, non espansi ma figli di un discorso continuo senza sovrastrutture, o finzioni, tangente l’erotismo più fisico e reale ma mai volgare, anzi comprensivo in qualche modo della natura dell’altro e del sé, inclusivo della natura dell’altro, questa poesia si svolge come una parola sussurrata nella sfera quotidiana: nel letto, in cucina, la sera sul divano. I punti di riferimento non mancano e in linea di massima pur vivendo un amore in qualche modo privilegiato, anche a livello fisico, riescono a scansare i pericoli del retorico e della banalità, quanto quelli di un romanticismo melenso.
Ciononostante Angela Greco è donna che sogna e lo fa sul corpo di un uomo, e sul proprio nel momento in cui le mani di lui la toccano, e la fanno geografia. Un significato, sostanzialmente, del dialogo amoroso che proprio perchè non elevato o sovraelevato in iperuranici luoghi sentimentali appare vicino e considerabile, quasi vivibile. In una poesia, come detto, generosa, che pare invitare il lettore ad entrare in quella sfera intima, a guardarla, a viverla per un istante con loro. Forse, e questa riconosco è l’opinione del lettore che nel libro si lascia trasportare dentro la vita dell’autore che inevitabilmente anche io sono diventato, per troppa felicità dell’autrice. Una felicità non idealizzata, fatta di corpi e macchie, fatta di dita, fatta di natiche ai miei fianchi larghi d’attesa. Verso, quest’ultimo, che per chi conosce Angela Greco non può che apparire come una delle sue cose più belle.
Raccontami la periferia delle tue mani
quando incontrano nude il nodo dell’universo
e risvegliano il senso d’essere donna e tua
segna a dito ogni confine e oltrepassalo
col tuo sapore poi sconfiggimi senza altra parola
che non siano nome e sorriso tuoi e ferma il corpo
contro me / seno di latte dalle vie colme d’azzurro
ti lascio scorrere caldo in questa terra bianca
come la prima stagione buona
in fioritura anticipata ad un respiro
nudi piegammo la schiena voltandola d’incanto
e tolsi fiato all’erba serrandola tra dita voraci
fino a diventare noi stessi il paradiso perduto
e questa volta fu il creato a chiedere di entrare
in noi
dalle tue natiche ai miei fianchi larghi d’attesa
bastò una voce e fummo ancora e nuovi
*
riprendimi esattamente da questo punto
quello in cui coloravamo il ritrovarci stretti
precisi nello sbottonare voglia e labbra:
tra le tue dita il mio dettaglio nascosto alza la voce
e fughiamo chiaroscuri di silenzi ormai altrove da qui
ché sappiamo adesso dove posare l’istinto incrollabile
ad afferrare e restituire duplicate ipotesi di paradiso:
ritrovami ancora umida meraviglia
che ho atteso leccando una ad una piaghe d’assenza
mancanza oggi risolta dalla conoscenza delle tue rughe
varchi di tempo narrato ai miei occhi e sapienza
di sapermi nell’intimo di un ancoradadire:
siamo distanti solo un bacio non di più
e questa attesa è solo il nostro abbraccio più lungo
*