Anna Eleonora Cancelliere per Angela Greco
![]() Personale Eden
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autori: | Angela Greco |
formato: | Libro |
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Nel leggere le poesie di Angela Greco, dalla sua ultima Raccolta Personale Eden (La Vita Felice, 2015), si viene a contatto con versi che – sin dalla prima poesia – rompono gli schemi del verseggiare classico: niente maiuscole, niente punteggiatura, niente metrica, in un’ottica letteraria post-moderna, che, però, non è la sua, ma fu tipica della maggior parte delle donne, dopo il Femminismo ribelle e contestatore degli anni Sessanta. Il lettore è subito coinvolto in medias res, come in una umana compartecipazione ai sentimenti e alle emozioni della poetessa, come se stesse contemporaneamente, o abbia vissuto in precedenza, unitamente a lei, le situazioni cui la stessa ci coinvolge, attardandosene nelle varie sfaccettature.
Il chiamarci in prima persona, nella sua “stanza” intima, tutta per sé, dove lei ci indica ciò che prova, e lo descrive a noi nei minimi dettagli, o ce ne partecipa sfumature dal suo microcosmo… ci rende meno spettatori, freddi e distaccati dal suo mondo, nel quale tutto è capovolto – rispetto alla normale visione della scrittura della poesia – tranne che per la tematica, espressa lungo tutta la sua opera, antica quanto il mondo: l’Amore!
“Amore” trattato nel quotidiano, nella teatralizzazione dei giorni, che scorrono ora con passione, ora con angoscia, ora con interrogativi esistenziali, ora spassionatamente e criticamente, talaltra come smisurato bisogno, come linfa vitale dell’esistenza.
Non ci sono più, in questa poesia femminile, rivendicazioni, le proteste sembrano dissolte e dissipate, mentre avanza un elegante e sottile erotismo, che stravede per l’uomo amato, co-autore di quell’Eden personale, che la poetessa ha costruito per sé, per lottare – da protagonista – contro la monotonia e l’insignificanza della quotidianità. La “donna–oggetto”, di qualche anno fa, quella che era corteggiata, elogiata nelle sue movenze e fattezze, da poeti “maschi”, e dipendente da giudizi di uomini, o che “moriva” al pensiero di perdere l’amore di un uomo, qui è la “donna/soggetto”, protagonista indiscussa. È lei che stabilisce regole e critiche, pensieri esistenziali; è lei che ridefinisce il suo ruolo, è lei che dà valore all’altra figura complementare dell’uomo, compagno di vita, nel dipanarsi di una relazione, in cui – la parte essenziale – è proprio lei. È a lei che non sfuggono gli attimi, i silenzi, le pause, gli abissi che abitano il cuore dell’altro, è lei che “interseca” le “sue” rotte con il “contro-battito” dell’uomo che ama e non il contrario; non elemosina, non prega, ma desidera, bacia, consegna la “mela”, come Eva – prima donna – certa della tentazione che agisce, verso di lui… che è lì, come sempre, pronto a “mangiarla”!
Poesia insinuante, sensuale, che non mette in discussione il desiderio per l’altro, che non controbatte più come nemico, colui il quale un tempo bisognava demolire, come si faceva ai tempi della contestazione e dell’affermazione del proprio “essere donna”… Ora, le nuove donne si sono evolute, ci sono, sono interamente riappacificate col loro corpo e con i loro diritti, ora possono affermare che amano “scegliersi” un compagno, di cui accolgono tutte le sue imperfezioni, la sua fragilità e inadeguatezza, perché anche l’uomo ha smesso di sentirsi “super”, nel rapporto a due.
Qui, è presente la donna “disincantata”, consapevole, quella che accetta il sentimento di coppia con tutte le valenze, positive e negative, che ne accetta anche la precarietà delle giornate vissute insieme, senza disconoscere la caducità e l’evanescenza del sogno, che deve fare i conti con la realtà: «adesso aspetto sulla soglia del silenzio e non conto più i minuti/per non morire di un’attesa che graffia più a fondo del possibile…».
«Adesso che ti conosco posso dirti uguale alle stelle/e sul tuo petto acquietarmi oltre il sogno e il risveglio/vivendoti a respiro battente accogliendo frecce o pugnali…».
Una poesia questa, all’insegna – dunque – dei sentimenti più puri e veritieri, che guarda con disincanto la realtà, di cui si nutre, senza depurarla da ciò che fa male; anzi, l’arricchisce con l’impegno e determinazione, in un linguaggio sonoro, o che si arrovella e si accartoccia su se stesso, assecondando i momenti d’impressionistica emozione, ricco di retorica e di accostamenti sinestetici, colmi di più sensi insieme, nei versi ipermetri, senza respiro, che – spesso – si fatica a leggere, ma che – con impegno – si riesce a cadenzare, in un flusso di coscienza continuo, dal quale emerge tutto un mondo interiore ricco, passionale, intimo e vagliato al lume della ragione e di un elevato pensiero critico e filosofico/esistenziale.
Sul valore del “corpo”, nella poesia della poetessa Greco, si è bene e intensamente espressa la prefatrice della Raccolta Personale Eden. In essa si tratta di un corpo “fisico”, che è “carne”… e che si confronta con un altro “fisico” e un’altra “carne”… in giochi naturali di vicinanze e lontananze, di silenzi e incontri, di presenzialità e assenze, di desiderio e passionalità vissuta, di bisogno e appagamento, di necessità ed espletamenti, di sensazioni tattili e immaginazione, di finitezza e infinitezza, di domanda e offerta, di solitudine e speranza. Poesia del corpo, che si dimensiona nel Tempo e che dal Tempo travalica, per raggiungere mète ben più spirituali e morali, per trovare spazi infiniti e universali. Un “Eden Personale”, appunto!
Angela Greco, coraggiosa nell’aver superato gli stereotipi e i canoni classici, per potersi definire “poetessa”, entro cui – però – ha reiterato un inno all’Amore, come elemento espressivo e profondamente necessario alla vita adulta. Amore che, come diceva Dante… “a nullo amato, amar perdona”!
Auguro fortuna e lunga vita letteraria, a questa poetessa, che ci ha onorato della sua presenza e che ha voluto parteciparci il suo mondo sentimentale ed emotivo, aiutandoci a trovare spunti di riflessione e nuovi elementi di arricchimento alla nostra vita.
Con stima, ANNA ELEONORA CANCELLIERE