Anna Maria Curci su Poetarum Silva per Francesco Lorusso
![]() L'ufficio del personale
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autori: | Francesco Lorusso |
formato: | Libro |
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In Apulien – 13 – Francesco Lorusso
Trommeln in den Höhlenstädten trommeln ohne Unterlaß
weißes Brot und schwarze Lippen
Kinder in den Futterkrippen
will der Fliegenschwarm zum Fraß
Tamburi nelle città cave rullano senza sostare
pane bianco e labbra nere
nelle greppie bimbi a schiere
vuole di mosche il nugolo gustare
Ingeborg Bachmann, In Apulien
(traduzione di Anna Maria Curci)
Questa rubrica propone itinerari di lettura tra voci della terra di Puglia. Alcune di queste sono note, altre meno, altre ancora sono state troppo presto dimenticate. La tredicesima tappa è dedicata a Francesco Lorusso – poeta veramente “appartato”, come lo definisce Vittorino Curci – e alla sua raccolta L’ufficio del personale, pubblicata in questo anno 2014.
Francesco Lorusso, L’ufficio del personale, La Vita Felice, 2014
Nota di lettura di Anna Maria Curci
Non sfugge, nel titolo della raccolta di Francesco Lorusso, la duplice accezione del termine “ufficio”: luogo di lavoro da un lato e pratica quotidiana spirituale. L’associazione con il Libro di devozioni domestiche di Brecht trova qui, dunque, una sua ragion d’essere. Anche il complemento di specificazione che segue, “del personale”, non disambigua, ma rafforza l’accoglimento del doppio significato del termine, suggerendo l’andare di pari passo della dignità della persona nel lavoro, dignità sistematicamente degradata, e della considerazione, appunto, individuale, “personale” sullo stato del degrado (lo stato, sì: e lo Stato? “Apparente”, come suggerisce il testo conclusivo, che si apre con una citazione da Habemus Capa di Caparezza?).
Dell’esercizio quotidiano testimonia tutto il volume: l’esercizio di uno sguardo che coglie privazioni e deprivazioni, l’esercizio di un udito che non può fare a meno di avvertire dissonanze e gracidii. Nel dettato poetico, controllato e pieno, meditato e musicale, i richiami letterari, così come quelli evangelici e ‘devozionali’, e la forza visionaria, ponte tra i tempi, delle immagini da “terra desolata” sono amalgamati, con una formula che unisce sapienza di letture a originalità dell’espressione, in inventari, talvolta intervallati da una voce verbale, prevalentemente al tempo presente. La struttura dei testi, articolati spesso in terzine o in quartine, suggerisce con il suo rigore che “l’ufficio” è esercizio nel quale la ragione, il discernimento critico non possono, non devono mai venire meno, a dispetto di chi ne vorrebbe, e ne pratica con intenzionale dissennatezza, la smobilitazione. La lotta c’è – qui perfino l’azzurro è «senza odore» -, non la si tace; al contrario, se ne manifestano i contendenti, i rivali esterni e interni: l’affanno, il sonno, la tentazione della resa, lo schiacciamento, il bitume che tutto copre, il martello pneumatico, l’asfissia, il grasso permanente, l’istituzionalizzarsi della precarietà. Allora il ricorso all’allitterazione, il gioco sulla polivalenza dei termini, non è mai sfoggio, ma strumento espressivo brandito con cosciente determinazione.
©Anna Maria Curci
Nelle affannose corse del mattino
Nelle affannose corse del mattino
l’ultimo Stato sta smarrendo nel pallore
il bronzo conquistato sulle prospettive
dei corrimano eleganti della rivoluzione.
Oramai non arrivano più le farfalle
per noi solo occhi chiusi verso il sole
sulla strada dove la segnaletica lontana
ha posto le ali dei suoi consensi vietati.
(p. 9)
Il sonno frena bruscamente
Il sonno frena bruscamente
nell’odore sbadigliante del chiuso
risvegliando la quiete sulla Zona,
lo sciacquio gommoso di un dosso
determinato a fare scudo sul sociale
che per tutti funziona inarrestabile.
L’immagine si è sciolta negli occhi
riprende smemorata i suoi margini,
solo le poche cose ora resistono.
(p. 10)
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