Anteprima poesia: Anna Toscano - Una telefonata di mattina
![]() Una telefonata di mattina
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autori: | Anna Toscano |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Il grande viaggio di Anna è la grande scoperta e il grande ricordo, ciò che accade del momento intessuto di ciò che è già avvenuto tra vissuto e occasioni mancate.
Giriamo il mondo con lei e il bagaglio leggero del ricordo che appare e si ripone, pochi abiti e poche scarpe, tanto è tutto nella testa e nel muscolo che continua a pompare, irrorandosi di possibilità possibili e possibilità ormai lasciate.
Finite le pagine di questo libro, abbiamo visto lo scorrere e il ritornare, calcato sabbia, acqua e asfalto e respirato l’aria strana della vita. Sì, è vero, confessiamolo, abbiamo anche ondeggiato impauriti tra i marosi dei sentimenti, ci siamo smarriti tra sconosciuti, eppure dopo aver tanto vagato nei pensieri siamo tornati con Anna a Itaca, arricchiti, confusi e migliori.
dalla prefazione di Valeria Viganò
Io con le parole
Io con le parole faccio cose
con le parole svuoto una stanza
con le parole compio una danza
cucino un risotto, vado al ridotto.
Con le cose faccio parole:
scelgo un baule
e lo riempio di sillabe nuove.
Un tempo
Un tempo mi chiedevo
perché non potessi avere
dieci occhi dieci mani
cinque vite tre cuori
quante orecchie, non lo so.
Oggi mi chiedo perché
due occhi, uno mi basta
perché due orecchie, uno
mi basta. Tante vite?
diomio già una è abbastanza.
Il cuore? Lo vorrei
dentro una scatola da scarpe
in un armadio a muro.
Lo sentirei battere
dall’androne di casa,
saprei che funziona,
che sono viva.
Altro da sentire non chiedo.
Come vorrei
Come vorrei esserti più vicina
un caffè un cinema
una telefonata di mattina
per dire poi passo
o per sentire
prendo lo scooter
e vengo da te.
Una vita, insomma,
con dei perché.
Chi la racconterà
Chi la racconterà domani
la storia dei migranti di oggi
chi tra loro ce la farà
chi tra loro potrà mettere in versi
narrare, dipingere, scolpire
l’inferno di questi loro giorni
le barche, i cadaveri, i disperati,
le frontiere spinate, i chilometri a piedi,
nelle stive, nei furgoni, gli insulti
l’odio e le mani tese
per poter vivere, per poter testimoniare.
Leggeremo pensando sì mi ricordo
ma avevo figli, il mutuo, problemi al lavoro,
non stavo bene, ero in vacanza,
sì mi ricordo ma non mi riguardava
l’orrore accanto a me.
Chi domani leggerà
non avrà scuse
per le colpe di oggi.
Ti parlo
Ti parlo da questa umida notte,
una notte delle solite.
Sono sceso perché non dormo più.
Il tempo di entrare in casa che già ero fuori.
Sto qui seduto a mandarti messaggi a cui non rispondi,
a leggere messaggi che non mi hai spedito.
A scriverti che le notti ora sono così,
sanno di fritto rancido e di detersivo
a basso costo per pavimenti.
A non ascoltare gli altri ma
ad aver bisogno del loro rumore.
A guardare le macchine passare,
guardarci dentro per cercarti.
A contare i pullman che tornano dall’aeroporto,
ad aspettare di vedere il tuo viso al finestrino.
Ma che tu sia nel mondo o qui è lo stesso,
perché Sampa ne contiene tutti i fusi orari
le razze i generi i suoni i cieli le nuvole i venti i toni i colori gli odori.
Sono le regole intransitive della vita:
il mondo non è Sampa, ma Sampa è il mondo.
Tu a non scrivermi, io a leggerti.
Tu a non tornare, io ad aspettarti.