Antonio Lillo su Incroci online per Melania Panico
![]() Campionature di fragilità
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autori: | Melania Panico |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Melania Panico, CAMPIONATURE DI FRAGILITÀ, La vita felice (Milano 2015)
«Versi che sono gesti»: è Davide Rondoni nella sua bella introduzione in forma di lettera aperta all’autrice, a dare forse la migliore definizione possibile della poesia e di quest’opera prima della giovane Melania Panico: una poesia rapida, per certi versi istintiva, che non ama «costruire ambientazioni», ma va dritta al punto in pochi rapidi versi che mettono insieme le parole utili a dire ciò che serve fra le parentesi di un silenzio che non si può scalfire: «Ma il silenzio non può/ parlare/ e i palazzi resistono/ e i portoni dei palazzi/ sopportano la pioggia/ restando muti/ fino al prossimo/ mattino». Una poesia, proprio per questo, dal carattere compendiario, assai musicale, con un linguaggio chiaro, e tutta fatta di particolari colti in movimento, con la coda dell’occhio, e messi insieme a ricucire un tutto che, per quanto ci si provi, si può solo rendere nella sua imperfezione e irrequietezza: «è di nuovo questo il dramma:/ non riuscire a raccontare la calma». Di contro, per gli stessi motivi, Campionature di fragilità di Melania Panico dà la sensazione, a posteriori, di un’opera assai ben congegnata, ma a volte eccessivamente elusiva e tesa, fra le sue «cose abbandonate» e le sue continue «rinascite» a ribadirci una fragilità, appunto, tanto sfuggente nell’offrire «un peso alle cose» quanto nel restarci aggrappata al cuore, se non per certi attimi di grazia: «io non so spiegare la poesia/ un gatto silenzioso/ entra nella stanza/ la luce non disdegna/ i passi/ lo sento che gratta piano/ contro la porta/ i suoni sanno tenere testa al tempo».