Articolo su RUSSIA OGGI 7.4.14 - Natalia Stepanova - "Della mia Russia"
07.04.2014
Il sentimento barbaro
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autori: | Natalia Stepanova |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Della mia Russia
Della mia Russia vituperata
Mi manca in quest'inverno
Mediterraneo la neve santa,
La neve fredda, la neve fragile,
La neve bianca a scendere,
A fioccare a lungo, addormentando;
Sulle strade dei villaggi, sulle vie
Della mia città - Kiev di tutta la Rus'
Che come Roma Eterna
Al mio pensiero è cara.
Giornate brevi, neve alla finestra,
Il fiume ghiaccio. Le piccole orme,
Sul soffice manto, del nostro gatto
Che attende di entrare in casa,
E i libri letti di sera al focolare;
Carbone e legna portati dentro
Hanno l'odore freddo che spezza
Di gioia il fiato, come un miracolo.
Questo solo mi manca,
Come le poesie di Esenin,
Come il primo batticuore
Che non dimentico.
Questa poesia la scrissi qualche anno fa, quando non si parlava ancora della crisi ucraina e della presa di posizione della Russia. Scrissi già "della mia Russia vituperata" perché sulla Russia si è sempre detto molto e non sempre bene. Non vorrei qui parlare di politica e non lo farò, voglio solo dire che per me la Russia è la mia patria spirituale. È la terra dove venni alla luce e dove udii e dissi la mia prima parola. La mia è un'appartenenza fisica al paesaggio, alla neve, al colore del cielo, al respiro della terra russa. Forse è per questo che i russi chiamano la Russia - madre. Io non saprei dire cos'ha di speciale per i russi la loro terra, so solo che è così. E non credo sia frutto di propaganda. L'amore è frutto solo d'amore: che sia esso per un uomo, una donna, i figli, la patria.
Nata in Russia, sono cresciuta in Ucraina, e non avevo mai percepito la differenza né tanto meno l'inimicizia o l'odio tra i due popoli. Ma mi rendo conto che la storia delle diverse etnie in Russia, dopo la fine dell'Unione Sovietica, è una storia complicata: è un po' come fu a Roma antica - una mescolanza di popoli, culture, tradizioni, religioni, civiltà, anche se lo stesso possiamo dire della Roma d'oggi, dove convivono le persone di tante nazionalità, in prevalenza e volutamente in comunità separate tra loro, e non vedo, per ora, l'integrazione di cui tanto si parla. E non è che ciò sia determinato dalla cattiva volontà dell'una o dell'altra parte - lo è semplicemente perché il processo dell'integrazione non è un processo breve o facile. Non a caso i romani dicono che un vero romano è colui che possa vantare le sette proverbiali generazioni.
E tornando all'Ucraina sovietica: a scuola noi si studiava sia lingua e letteratura ucraine che quelle russe. Io parlo l'ucraino e il russo e scrivo oggi la mia poesia in italiano, perché vivo in Italia. A volte sono presentata come poetessa russa e altre volte - come poetessa italiana. Se sono integrata? Forse sì, fermo restando che il mio amore per la Russia e il mio dispiacere per le scene che ho visto via Internet e ai telegiornali, trasmessi dalla piazza centrale di Kiev distrutta, rimangono tali. E spero tanto che il manto stradale dei famosi viali di ippocastani, un simbolo della città di Kiev, non sia stato distrutto per estrarre delle pietre a d'uso dei manifestanti della tristemente nota piazza dove insieme ai copertoni da bruciare si è tentato di distruggere i sentimenti d'amicizia e d'amore tra le persone.
Trovo che la violenza porta inevitabilmente alle manifestazioni di disamore. Come trovo che siano di disamore e poco corrette le contestazioni di alcuni intellettuali russi rivolte alla linea politica della Russia con le lettere e contro lettere aperte e, soprattutto, le conseguenze che ne derivarono: e non certo per i contestatori, per l'assurdo che possa apparire. Quello che più mi spiace è che tra questi intellettuali di professione ci siano dei poeti. Scusate questo mio disappunto che altro non vuole essere che una riflessione.
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