C. Beghelli per B. Brunini
![]() Ombra di vita
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autori: | Bruno Brunini |
formato: | Libro |
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Estratto dell’intervento di Claudio Beghelli alla presentazione di Ombra di vita di Bruno Brunini
Libreria Feltrinelli International – Bologna 22 novembre 2012
Se ha ragione Paul Celan, la poesia sarebbe un “Canto d’emergenza dei pensieri/ nato da un sentimento…”
Ciò che viene testimoniato e cristallizzato nella parola poetica è sempre una situazione limite, tale da eccedere qualsiasi linguaggio quotidiano o convenzionale. Nel momento in cui l’urgenza di parlare è avvertita, la poesia si spinge fino all’estremo margine di ciò che può essere detto, cercando di raffigurare accadimenti, pensieri, sogni e conflitti che fatalmente si compiono in uno spazio che solitamente è inaccessibile alle parole. Questa è la parola letteraria. Un corpo a corpo, con l’indicibile, un duello contro il vuoto, contro l’assenza e lo svanire, per aprire un varco nel silenzio del dolore del “dopo”: questo è la raccolta di Brunini. (“…il dolore gira/nel rumore del giorno che passa/ il dolore è sabbia e oscurità per gli occhi)
Il sentimento dominante – non l’unico – da cui prendono forma i versi è il dolore: il sentimento tragico della separazione ineluttabile da una persona vicina, che “vediamo svanire” – volgendo al plurale il primo verso di una struggente poesia contenuta in questo intensissimo, incandescente libro di Brunini – e che dobbiamo accompagnare verso la foce della propria vita, aiutandola, per quanto possibile, ad uscire dal mondo nonostante la consapevolezza della nostra assoluta inadeguatezza, perché come ha scritto Celine: “Si manca di quasi tutto quello che occorre per aiutare un uomo a morire”.
Brunini è maestro nel rendere tutto questo con grazia, sobrietà e misura, senza mai scadere, anche quando i versi si venano di una legittima quanto indelebile nostalgia, nel patetico e nel sentimentalismo. Si potrebbe anzi dire che Brunini possiede la rara capacità di partire da fatti minimi e privati, quasi diaristici e, attraverso immagini e metafore dirette e immediatamente trasparenti, riesce a conferire ad essi un respiro più profondo e ampio, un significato universale, che – come tale – esprime l’angoscia, la speranza, il rimpianto, la tenerezza, e gli abbandoni comuni a tutti coloro che hanno esperienza, della tormentata bellezza, e, infine, della assurda crudeltà della condizione umana.
Svanire, sparire: sono verbi che ricorrono con una certa frequenza in “Ombra di vita”, sono il filo che annoda e coniuga una poesia con la precedente e la successiva di questa raccolta. La realtà è, forse, tutto ciò che, nell'accadere, scompare? Se questo è vero – ed è ciò che Brunini pare asserire, implicitamente – la vita non è altro che una serie progressiva di quelle che in cinema si chiamano “dissolvenze incrociate”, che sfumano e trascolorano continuamente l'una nell'altra. I pensieri del poeta sembrano spezzarsi per un cortocircuito della memoria, e i versi procedono per ellissi temporali, come i flashback di un film. Accade, allora, che nel passare da un verso al successivo, ci troviamo improvvisamente sospinti all'indietro: dal tempo presente (del lutto) al tempo trascorso, interiore, intimo e viceversa (i ricordi, le istantanee della giovinezza, i momenti vissuti insieme, le stratificazioni temporali che formano l'identità). In sintesi, Brunini è poeta del commiato e dell'eterna dissolvenza.
Ma, “C'è qualcosa che, nello svanire, rimane”. Che cosa? Una possibile risposta si trova nei tre versi iniziali dell'ultima poesia, il “ricordo/ che dà un nome/ a ciò che di te è cenere...”
Come sostiene Derrida, “alla morte dell'altro siamo destinati alla memoria, e, dunque, all'interiorizzazione, perchè l'altro, fuori di noi, non è più niente; dobbiamo portarlo in noi”: vivere anche in suo nome, testimoniare per lui. E l'altro, che può essere nominato, ma non può più rispondere, continua Derrida, ci “appare proprio come lo scomparso che non lascia 'in noi' che delle immagini”: gesti, parole, scritti, “tratti caratterisitici”, che assorbiamo, quasi inavvertitamente, fino a scoprire, un giorno, che essi sono diventati parte integrante della nostra personalità e – come afferma Hilman - “ci fanno da guida”. (Si veda, a tal proposito, la poesia a pagina 51 della raccolta: “Parlavo allo scaffale dei tuoi libri.../ con i tuoi gesti, rimetto in ordine gli oggetti/ per sentire ancora la tua voce di fratello...”)
A suffragio di quanto detto, voglio citare gli ultimi tre bellissimi versi della poesia di Brunini “Vedo il tuo svanire”, che esprimono, in modo sintetico ed icastico il senso di una riuscita elaborazione del lutto: “Nella mia mano conservo/ il senso di quello che hai cercato/ per regalarlo”.