D. Mega per A.G. Marigo
![]() L'essenziale curvatura del cielo
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autori: | Adriana Gloria Marigo |
formato: | Libro |
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Adriana Gloria Marigo in “L’essenziale curvatura del cielo” edita da La Vita Felice, con attenta e decantata meditazione, assimila il reale, lo assorbe e lo collega al proprio mondo immaginario.
Si rivela abile nel congiungere le proprie visioni all’universo materiale dell’esperienza; la stessa analisi paziente e accorta è rivolta alla fenomenologia della percezione di eventi e circostanze quando si dice “Vado per analogia e / volizione / alternanza di ascolto / inclusione / esclusione…” oppure “Mi basto e contrasto” e ancora “io ti rivelo il vento / l’altezza della notte abbandonata / sulle rapide del giorno / nel duplice destino / di corolla e spina”.
In molte liriche infatti è evidente l’osservazione attenta della natura, definita nei suoi fenomeni fisici e biologici, analizzati con tratti decisi e con lessico sempre coerente e appropriato.
La profondità metafisica della poetica della Marigo richiama alla mente quel territorio di mezzo compreso tra l’attenzione al presente e l’immaginazione del sognatore, la fantasticheria o rêverie,approfondita da Gaston Bachelard, da cui prende spunto lo slancio creativo che libera dal presente, trascende il dato e ci mette in contatto con l’universo. La rêverie come stato dello spirito che si abbandona a ricordi e a immagini è per Bachelard la situazione in cui lo spirito, dimentico del contingente, gode di una libertà identica a quella del sogno. “Di quale altra libertà psicologica godiamo oltre a quella di fantasticare? Psicologicamente parlando, è proprio nelle rêveriesche siamo degli esseri liberi”, scrive il filosofo francese.
L’amore è l’altro grande protagonista dell’opera, come è possibile notare fin dall’epigrafe d’apertura “Al demone che ci arde d’amore”, amore che diviene nostalgia, memoria, sofferenza, incognita, abbandono di sé all’universo, “fuggevole presenza”, “Ti strappai dal cuore / e ti spinsi nel luogo ove / si dissolve il veleno / verde delle tue foglie amare”. In frammenti lirici la poetessa fissa sensazioni e stati d’animo, “sente” le cose perché ne fa parte, se ne stupisce quasi. “Si distrae il pomeriggio all’impudica / arroganza dei fiori bianchi / all’ebetudine dell’aria” e ancora “Venne invece la distrazione / del prodigio, l’orbita rovesciata / nella gravità dei corpi, l’urto / scomposto alla letizia”.
La poetessa dimostra una profonda conoscenza dei classici e della letteratura e ciò si evince dal sapiente equilibrio e controllo della forma. I versi appaiono musicali, raffinati e finemente cesellati, allo stesso tempo è evidente la ricerca dell’essenzialità e di una voluta oscurità che ricorda certi memorabili costrutti montaliani, “Non seppi dirti novella / neppure accennare a un’aria di / adagio o l’ovvia domanda, / trapassata io a stalattite. / Anche il “tu” che la poetessa utilizza ricorda Montale, “ Tu che mi guardi da lontano / conosci il gioco della non assenza / o dell’improvvisarti dono…”, assume valore cosmico, è il tu in cui s’intersecano mille identità, è l’altro da sé.
La poesia della Marigo è un momento di grazia, di intuizione improvvisa del mistero della vita, è poesia aperta agli elementi archetipici di un immaginario della natura. È essenziale, pura, espressa attraverso poche scarne parole di intenso valore simbolico e allusivo: in essa la sintassi è semplificata, il verso è libero, la punteggiatura ridotta al necessario.
E molti sono i prodigi che la natura e la poesia che la tratta sono in grado di compiere, “Della stagione prediligo / il sortilegio terra – cielo”, “l’esultanza della luce, la benedizione dell’ombra”, “la munificenza dell’acqua” scrive la Marigo, fino alla conclusione certa che dà titolo alla bella silloge “Impera solo l’essenziale / curvatura del cielo”.
Deborah Mega