D. Mega per S. Contessini
![]() Dialoghi con l'altro mondo
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autori: | Salvatore Contessini |
formato: | Libro |
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DIALOGHI CON L’ALTRO MONDO
DI SALVATORE CONTESSINI, ED. LA VITA FELICE
È un confine sottile quello tra vita e morte, lo sa bene Euripide, la cui significativa citazione tratta dall’Alcesti e posta in esergo, introduce l’originale raccolta di Dialoghi con l’altro mondo di Salvatore Contessini, edita da La Vita Felice.
Contessini propone undici autori accomunati dalla scelta ragionata e allo stesso tempo irrazionale di porre fine alla propria esistenza. Esclude poeti popolari al grande pubblico, supera i confini nazionali, spazia in un arco temporale notevole che va dai primi secoli a. C. fino ai giorni nostri, privilegia, con mia grande soddisfazione, tre poeti salentini, Ruggeri, Toma e Coppola e preferisce le voci femminili per un personale apprezzamento dell’ espressione creativa delle donne.
Le epigrafi iniziali permettono di individuare i poeti con cui interloquisce Contessini, in dialoghi forse impari, come è intitolato quello dedicato a Saffo, tuttavia non meno potenti ed espressivi. La dimensione evocativa si accompagna ad una profonda empatia, diviene compartecipazione, restituzione e narrazione, condivisione di afasia, profondo “desiderio di conoscere l’altrove / con chi dimora nell’assenza / con chi la forma ne ha trattato” (Dialogo con Saffo). Chi ha deciso di morire o concepisce questo desiderio dentro di sé è qualitativamente già morto, si trova già in una condizione tragica di vita / non vita.
Si verifica una assurda sintesi degli opposti: i poeti non sono più ascrivibili alla categoria dei morti / assenti o a quella di vivi / presenti, piuttosto i vivi sono assenti e i morti presenti, sullo sfondo di una comune precarietà esistenziale.
Raccogliendo l’eredità spirituale degli autori trattati, Contessini instaura con essi un rapporto dialettico e stimolante, sostenuto da tensione emulativa, si immedesima nei pensieri degli assenti, in conformità di contenuti, riferimenti culturali, stilistici, lessicali, sintattici. Integra e collega i loro “testi d’esistenza” per preservarne la memoria, “nel mio buio conquistato / brillerai, fuoco bianco, / parlando ai vivi della mia morte” scriveva Antonia Pozzi. È quello che fa Contessini nella presente raccolta, parla ai vivi della loro morte: non a caso, alla fine del volume è inserita anche una sezione dedicata alle note biografiche degli autori. In forza dell’impianto analitico-introspettivo, le poesie sono sottoposte a rimarcatura sentimentale con una riformulazione e riconfigurazione entro la cornice “elegiaca” del dialogo. Ciascun poeta-modello è colto e rappresentato attraverso i suoi versi più significativi per l’autore, in un mutevole percorso psicologico attestante un disagio univoco e allo stesso tempo pluriprospettico. C’è un io che racconta la sua lacerazione, così, procedendo nella lettura si delineano nei Dialoghi profili psicologici che costituiscono i simboli di una visione della vita all’insegna dell’assenza, dell’inquietudine, della disillusione e del disincanto.
Il punto di vista si presenta lirico-introspettivo: sulla psicologia turbata dei protagonisti dei Dialoghi, si innestano processi di amplificazione del pathos, l’insistito ricorso ad artifici stilistici di sicuro effetto emozionale in sintonia con il flusso dei sentimenti, domande retoriche, enjambements, inversioni “è vero di Gorgone l’incanto fatto pietra?”, allitterazioni, assonanze.
Morte e vita sono i vocaboli più frequenti, le due facce della medaglia, in dialogo perpetuo, “Morire con coraggio, senza menzogna / perché la vita con la morte / si tengano per mano e il testimone / nel passaggio non sconti la caduta in terra” (Dialogo con C. Michelstaedter) oppure ancora “La morte era più semplice di quanto credessi” (Dialogo con A. Sexton), “Quando verrà non avrà occhi né minime parole / un solo titolo di viaggio sprovvisto di ritorno” ( Dialogo con C. Pavese). Confine è l’altra parola-chiave, quella che collega indissolubilmente i due campi semantici che fanno riferimento ai lemmi vita-morte laddove essi stessi si intersecano. Ne parlano Claudia Ruggeri in Presente / Assente tratta da Inferno Minore, Stefano Coppola in Poesie scelte e tanti altri.
Colpisce della raccolta l’aver colto il folle amore per la vita, che accomunava i poeti incontrati non meno della giovane età purtroppo ricorrente, “Cara vita che mi sei andata perduta” scriveva Amelia Rosselli, “culla / misteriosa / di silenzi” annotava Stefano Coppola, “offrimi un confine” implorava Nadia Campana e allo stesso tempo quel sentirsi parte della morte, da vivi. “Il suicidio è in noi / fa parte della nostra pelle / in essa vibra respira si esalta (Dialogo con Salvatore Toma). In molti casi, nonostante offra il modo privilegiato per ribellarsi, evadere, vivere, la scrittura non concede compensazione né serenità. La stessa parola non riesce ad essere “salvifica”.
Tante sono le vite condotte a metà tra salute e malattia, benessere della mente e violenza autodistruttiva. A volte si è incapaci di adattarsi al mondo, di sopportare le tragedie della vita, di tollerare la normalità. A volte “L’anima, più antica del corpo, / torna ad assolvere debiti contratti / nell’esistenza antecedente” (Dialogo con Georg Trakl).
Saffo, Michelstaedter, Trakl, Pozzi, Sexton, Pavese, Rosselli, Coppola, Campana, Toma, Ruggeri, tutti coloro ai quali Contessini dedica questa silloge, vanno ricordati per la grandezza della loro poesia, non solo per la scelta e il significato di una fine comune.
Deborah Mega