D. Mega su Leo
![]() Cielo
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autori: | Irene Ester Leo |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Una nota critica di Deborah Mega su \"Cielo\" di Irene Ester Leo
Non esiste titolo più immediato ed esaustivo per intendere tante cose: non solo la volta celeste facendo riferimento all’etimo latino caelum o greco κοῖλος ma tutta una dimensione fisica e metafisica, le “visibili oscurità”, citazione tratta da un aforisma di Milton che si ritrova nella dedica iniziale. “Cielo” è la terza raccolta di versi di Irene Ester Leo, edita da La Vita Felice, un prezioso libretto, la cui copertina così come i caratteri tipografici, si presenta azzurra come il cielo.
Rappresenta la rinascita questa silloge, la resurrezione, “l’intimo passo verso l’altezza” di una poetessa e prima ancora di una donna. Leggendo le parole di Irene, distese in vere e proprie partiture sonore, ritorna alla mente più volte come un leit-motiv ciclico che affiora, si confonde con il resto, per poi riemergere ricorrente e ben definito, un verso riferibile ad altre entità : “piena di grazia”. C’è la luce della grazia nelle sue parole, una serenità superiore nei suoi occhi, un desiderio di armonie, di autenticità, di libertà come armonico, autentico e libero si presenta il cielo.
Le parole di Irene, “manifestazioni dolorose” colpiscono una ad una come fossero ciottoli raccattati nei pressi di un ruscello. Diventano germogli che nascono come “i tralci dell’uva / sopra le mani”. Formano un mosaico, “alludono all’interezza, / all’inno della misericordia” che lascia trapelare la partecipazione totale alle gioie e ai dispiaceri dell’esistenza. Osserva la poetessa, valuta e nei suoi versi trascrive tutte le sue esperienze. È un bisogno fisico scrivere, quasi un idillio appassionato, un fluire intenso di emozioni che corrono dal pensiero allo sguardo, dal cuore alla penna. “Scrivendo si dimentica il tempo” ed è più facile giungere “all’ora sacra della notte, / restando.”
È scrittura in costante evoluzione, reazione al vivere quotidiano, suggestiva, soave nei suoni e nell’aggettivazione fluida eppure forte e tenace. Forse è proprio in questo che risiede la magia dello stile poetico di Irene Ester Leo. Coglie l’essenza delle cose Irene, quella che a volte si nasconde e che facilmente sfugge perché non si è ricercato abbastanza o perché, pur manifestandosi in superficie a volte non la sappiamo cogliere, “Hanno pienezza di sogno” le cose che amiamo, “ci passano accanto pur non viste”. Diverse poesie sono introdotte da citazioni colte o da intimismi sognanti ma sempre vivi.
La strada salvifica indicata da Irene, dalla forte valenza risolutoria, è sempre la stessa: apprezzare le piccole cose e rinvigorire l’animo nutrendolo di preghiera e di speranza perché è vero che siamo fatti “di carne e terra” ma siamo anche preghiera “che crede, evolve, spera”.
Allo stesso tempo invita a cogliere l’attimo perché la vita è breve, “si contrae subito nella fioritura”.
Forte resta sempre il legame con la terra di origine, di cui si riconoscono i limiti e gli impedimenti, “Il sud ci atterra / sino alla sottomissione aulica”. Crede negli incontri la poetessa e di conseguenza onora la divinità che abita l’altro, “eco che abbraccia tutto”. Ecco allora che anche la ricerca ha un senso, per “trovare la chiave delle cose, /onorarla nell’attesa / della divinità che ti abita le fibre / e ti rende più simile alla luce”. E mentre rivolge lo sguardo al passato “Vado rimescolando memorie / per poterti incontrare”, per desiderio di ordinare “le pertinenze del mondo”, domina il divenire “con la certezza del sogno” e coglie il segreto delle cose. Ricchezza di linguaggio e di argomentazione si ritrovano in ogni verso che, con il suo ritmo che sa andare oltre le strettoie del verso canonico, ha il respiro ampio del Cielo.