Daìta Martinez per Silvia Rosa
![]() Genealogia imperfetta
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autori: | Silvia Rosa |
formato: | Libro |
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nota di lettura : genealogia imperfetta di silvia rosa, la vita felice, 2014
[chè ad ogni orgasmo di luce
segue il pulviscolo denso del buio
e ancora luce e buio e]
…
e
ancora tornare, qui .
ancora un tornare a silvia rosa a questo suo luogo di parola maturata nel bosco di un imperfetto ovale d’amore che nasce, si nasce tra le dita di un sogno - visione reale d’interno - corpo a corpo
… “cucito addosso un punto
di voce dopo l’altro finché la distanza
da te a me sarà solo un battito
di palpebre, l’attesa di un altro sonno.”
cinque minuti, necessitano . cinque minuti preludio d’essenza e assenza . dialettico farsi vento a palpito di quando era il silenzio senza posa nell’attraversamento del sentire a un sentire oltre la bambina nella donna che è tu/io e s’arrampica in mancanza di difesa alla cicatrice del nido
… “nonostante tutto, non resta che un battito
sincero - più incerto più fragile - un battito
tra la pancia e il petto, nonostante tutto” …
nonostante tutto è proprio in quella cicatrice del nido che si avanza e ci s’affronta . lo sa bene l’autrice mentre dai bordi all’affondo dei rami corteggia il lino sottile sul grembo di una fiaba svestita e rivestita, forse . o solo inghiottita tra le pieghe di un anelito contrasto di vuoti pieni amanti amati tra le righe degli occhi per non smarrire il sentiero di quella bambina, sempre . di questa donna, ora . una donna che si racconta poggiando la guancia sul costato di una lettera senza mittente quasi monito e sollievo da un’ansia bianca d’ancestrale ristoro come sa solo essere il latte quando la pelle ha il richiamo candido di quella parola madre, nel ritorno da ogni dove generiamo indosso .
“Mia cara, sei, come si dice, un libro aperto, in cui leggo di tutte le notti che hai trascorso appesa al bordo sbeccato dell’alba, in attesa che il sole ti spunti su un fianco, ma il sole non viene, il sole è una mandorla fredda che tarda a fiorire, e allora tu ti raccogli in un pugno di frasi non dette e riponi i pensieri ordinati tra il lino sottile che punge e un cuscino imbevuto dell’eco di mare, morbido di silenzi sgualciti, dove metti a dormire i tuoi occhi e le mani e le labbra.
Mia cara, sei, come si dice, una pagina bianca, in cui tutti vorrebbero scrivere qualcosa che resti, che tu impari a sorridere e a piangere e ad essere come ti chiedono, ma tu, che vuoi essere tu solamente, segni d’inchiostro la carne nascosta del seno con un punto e a capo” …
daìta martinez