Elio Jucci per Fabio Dainotti con «Ultima fermata»
![]() Ultima fermata
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autori: | Fabio Dainotti |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Fabio Dainotti, raffinato poeta, artista della parola; amoroso, eracliteo analista del flusso vitale che pervade ogni minimo gesto, ogni attimo della vita, fuggitivo e insieme eterno, aggiunge ora una nuova tessera nel mosaico della sua visione poetica, nuovi lampi di luce che esaltano i chiaroscuri della brulicante vitalità della apparente uniformità degli attimi e dei gesti quotidiani :
Fabio Dainotti, "Ultima fermata. Poesie e racconti in versi", Con una nota di Luigi Fontanella, (Le voci italiane 109) La vita felice 2021.

I due pesciolini cinesi che ho inserito nella foto della lineare ed elegante copertina del volumetto, se da un lato hanno svolto la non irrilevante funzione di tener fermo l'irrequieto cartoncino fresco di stampa, d'altro lato alludono a quel brulicare di piccoli gesti, di fuggevoli emozioni, di immagini rubate che contro ogni aspettativa, contro ogni evidenza si ritagliano una propria vita oltre lo sfondo e ci accompagnano eterni ...
Il titolo della raccolta è suggerito da una delle poesie,
Ultima fermata, appunto, il cui testo è riportato anche in quarta di copertina
In viale Cremona, a Pavia,
nella periferia estrema, ingrigita,
penultima fermata: tutti scendono,
qualche saluto frettoloso: è tardi,
Uno, straniero ancora al luogo e alla città,
vedendo ripartire il bus rombante
(fanali che si perdono nel buio, nella nebbia),
domanda agli altri, attonito:
"Ma dove vanno quelli, in capo al mondo"
E chi conosce Fabio immagina certo il suo sorriso ironico e indulgente che accompagna i suoni di questi versi ... Ed è inevitabile qui la citazione dell'esergo che accompagna il titolo della raccolta:
Amici credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia
(Giorgio Caproni)
Esergo che si accompagna a quello che precede la poesia a pagina 15 :
La turba che rimase lì, selvaggia
parea del loco, rimirando intorno
come colui che nuove cose
assaggia.
(Dante Alighieri)
E già la vedi questa turba selvaggia al loco, straniera ancora al luogo, che tira giù la valigia e scende, prudentemente, in capo al mondo ... e mica sbaglia ... visto che la citazione dantesca ci proietta nel Purgatorio. E la periferia estrema pavese immersa nella nebbia ... credo proprio che a qualche nuovo arrivato possa suggerire purgatori e ... altri siti.
Esplicite o implicite le allusioni e le velature intetestuali si intrecciano nella raccolta, e creano un'atmosfera sognante nella quale si immergono con tutta la loro immediata concretezza e quasi fisica presenza oggetti, gesti, sensazioni, memorie, che vediamo quasi ce le avessimo di fronte, appunto discesi all'ultima, o alla penultima fermata di un bus.
Come osserva Luigi Fontanella nella breve nota che accompagna la raccolta :
[Dainotti] sa rivestire la sua "seducente postmodernità" con "l'inchiostro dell'humour e dell'ironia, unitamente a una sua gnomica bonomia che a tratti ricorda modalità espressive o taglienti sfumature che possono arrivare [...] perfino a un Burchiello o [...] a un Vito Riviello"
La vena ironica assieme alle venature crepuscolari di Dainotti, messe in luce da Fontanella, sono ricordate anche da Lorenza Rocco nella sua recensione per Sìlarus (334, 2021) che nota
"un velo di tristezza soffusa, tra nostalgia e rimpianto [...]. Una vena crepuscolare di parole non dette, di gesti non compiuti [...]
ma "Dainotti nel disincanto degli anni, nella consapevolezza che la vita non ammettte repliche, intercala l'empito lirico con guizzi fulminanti di pensiero che fondono ironia e autoironia".
Chiudo queste righe con la citazione di un brevissimo testo di Dainotti del 2002, ripreso nella raccolta Maliardaria (2006 [Fabio Dainotti, Maliardaria; Carlo Di Leto, "La coscienza captiva" in Maliardaria di Fabio Dainotti])
Congedo
Se di chi parla ha più ragione il muto,
in equilibrio sul mio motociclo,
agitando il cilindro, vi saluto.