Enza Armiento su Words Social Forum per Raffaele Niro
![]() Lingua di terra
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autori: | Raffaele Niro |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Raffaele Niro: Il verso emostatico
Scorro le pagine di “Lingua di Terra”, l’ultimo lavoro poetico di Raffaele Niro, per la casa editrice “ La Vita Felice”, con prefazione di Maria Grazia Calandrone. Inciampo nei sassi della sua lingua, cado e rifletto. Perché Raffaele non è poeta dai percorsi lineari e, ad ogni suo capoverso, c’è sempre un andare verso, l’ignoto: bisogna munirsi di pazienza e adeguato equipaggiamento per rimanere fermi nei sentieri della sua parola.
Lingua di terra esce a marzo 2013, un libro che ha avuto 4 anni di gestazione ed è la sintesi di un lungo percorso poetico. E’ un libro che parla di persone, ricco di dediche, di epigrafi, di citazioni esplicite e implicite. Porta intrinseco nel proprio significato l’unione.
Raffaele, quando hai iniziato a scrivere?
Ero ragazzino. La mia maestra, alle elementari, ha seminato in me la poesia. All’epoca la mia scuola partecipava tutti gli anni a un concorso per studenti elementari a Taranto. Io partecipai per due anni di seguito, ottenendo dei riconoscimenti., da quei primi esercizi di scrittura non ho più smesso di scrivere.
La poesia è detta compagna di vita. Lo è per te?
La poesia di sicuro accompagna la mia vita. Porto sempre con me non solo un taccuino dove poter annotare versi, pensieri, riflessioni, guizzi, ma anche libri di poesia. Chi mi conosce sa che vado sempre in giro con una borsa “da postino”, mi serve per tenere dentro tutto il mio mondo giorno per giorno. In questo momento ho in borsa il saggio “La mente di un bambino” di Maria Montessori, ma anche “Canti degli aborigeni australiani” curato da Gabriella Englaro e “Il canto del pane” di Daniel Varujan. Quindi, per rispondere alla tua domanda, ti dico che certo, la poesia è mia compagna di vita, anche fisicamente, nel senso, appunto, che oltre a scriverla, la leggo, molto. In senso lato ti posso rispondere che senza la poesia probabilmente sarei già morto. A vent’anni, se non avessi avuto la poesia a salvarmi, probabilmente mi sarei suicidato. La mia prima plaquette, uscita in quel periodo, si chiama non a caso “Lapis emostatico”. La matita – i mozziconi di matita – resta il mio strumento di scrittura preferito, e in quel periodo ha fermato un’emorragia. Poi la poesia è diventata anche momento di gioia. “Cartacanta”, il libro, oggetto d’arte, che pubblicai nel 2009 ne è la testimonianza. Ora, in questo periodo, mi aiuta ad essere un padre migliore. Compagna… e amica.
Raffaele Niro è nato nel 1973 a San Severo. È uno degli autori dell’antologia Babel Hotel (ed. Infinito, 2011) curata da R. Paranzan, con prefazione di Gian Antonio Stella.
Per la sezione narrativa ha pubblicato:
nel 2010 il racconto “Restore Hope” contenuto in “Rondini e ronde. Scritti migranti per volare alto sul razzismo”, Mangrovie Edizioni, a cura di Silvia De Marchi prefazione di Jean-Léonard Touadi;
nel 2011 il racconto “tu non sapere…” contenuto in “Babel Hotel”, Infinito Edizioni, a cura di Ramona Parenzan, introduzione di Gian Antonio Stella;
nel 2013 il racconto “la danza della rinascita” contenuto in “I fuggiaschi. Racconti di narratori dauni”, Stilo Editrice, a cura di Giovanni Turi, prefazione di Franco Arminio;
nel 2015 il racconto “Tonino, il poeta di San Severo” contenuto in “Inchiostro di Puglia”, Caracò Edizioni a cura di Michele Galgano, postfazione di Nicola Lagioia.
Tutti e quattro i racconti affrontano tematiche sociali. Con le prime tre esperienze, Raffaele affronta il tema dell’immigrazione, con l’ultima il disagio sociale di chi è diverso in una società omologata.
“Questo continente è abitato da milioni di esseri umani |…| che vagano da un punto all’altro del globo sconvolti dalla povertà, dalle guerre e dalle carestie alla ricerca di pane e dignità per assicurare a se stessi e alle loro famiglie il primo di tutti i diritti, il diritto alla vita” (p.5). Per molti degli abitanti di questo “sesto continente”, l’Italia è oggi uno tra i porti d’approdo, di speranza, non più di partenza, come lo era una volta per i disperati di altri tempi. È’ anche il paese che ha visto arricchire negli ultimi decenni la propria letteratura grazie al contributo di scrittrici e scrittori migranti provenienti da questo invisibile continente. Migranti che hanno deciso di ormeggiare in Italia la loro vita e poi hanno scelto di scrivere in italiano. Alcuni di essi, spesso con ironia, hanno dato voce al loro pensiero in quest’antologia, assieme a scrittori italiani, sulle assurdità di una legge definita razzista. Brevi racconti, dialoghi e poesie, fanno di questo tascabile una lettura veloce che induce il lettore ad una profonda riflessione sociopolitica, antropologica, culturale e soprattutto morale del momento storico che sta attraversando oggi la società italiana.
Per la sezione poesia, Raffaele Niro ha pubblicato:
Carte d’identità (ed. Sentieri Meridiani, maggio 2011) con il pittore Generoso D’Alessandro;
Cartacanta (ed. Di Salvo, 2009, menzione d’onore Premio Montano 2010 Poesia Edita);
Game’s lover (ed. Rhymers’ Club, 2009);
Vuoti a rendere. Poesie sostenibili 2001-2006 (ed. Rhymers’ Club, 2006);
Evoluzioni di un motore in quattro tempi (ed. Terramia, 2001).
Collabora a giornali, riviste e radio. È presente in diverse antologie sia di poesia sia di narrativa. Sue poesie sono state tradotte in spagnolo. Con alcune videopoesie è stato finalista in diversi concorsi cinematografici e presente a eventi ed esposizioni di respiro nazionale. È coordinatore del gruppo di narrazione “Contastorie Project”. Ha aderito al movimento Generazione TQ.
È l’autore dell’omonimo blog http://www.raffaeleniro.eu.
Raffaele non solo produce Poesia, ma realizza iniziative di promozione della Poesia tra cui il festival DauniaPoesia che ha avuto ospiti come Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie (diventato famoso per la querelle post premio Strega 2012 con Carofiglio), Claudio Damiani, tra i poeti più rappresentativi della poesia italiana nel mondo, la giovane poetessa Paola De Benedictis, citata nel programma radiofonico “con parole mie” di Umberto Broccoli su radio rai1 e la giovanissima poetessa salentina Irene Ester Leo, notata da poeti dello spessore di Davide Rondoni e Antonella Anedda.
Respiro
Uso le virgole
come punti di sutura
per chiudere le ferite,
ma il respiro trova sempre
labbra dischiuse
e col favore della lingua
bacia quel piccolo dolore
fino ad arrivare
al centro della terra.
Tra le cavità orali
la narrazione del sangue
nutre della mia storia
le radici dell’albero
genealogico
le quali affondano le dita
verso il fiume
del tempo che scorre
fino al tuo nome.
Ora la terra trema
e arde magma e lava
la firma di dio
dal vecchio testamento
che diventa principio
d’una nuova primavera
di cui si sente gia l’odore
nelle mani protese
a semina di scrittura.
***
La geografia politica è un muro costruito dall’uomo
ad Anila Hanxhari
il tempo corrode i periodi
e li riduce a una parola
la paura svuota le tasche
e innalza barricate all’orizzonte
con l’arroganza
di cambiare la geografia politica
ho scritto passi che non lasciano orme
nell’urgenza di vivere
perchè bruciare la frontiera
è un atto di nascita
sono nato
da uno sputo in terra
poco lontano da una pozzanghera
di petrolio grezzo
delta del secchio bucato
col quale il mio popolo
rubava ai ladri
dell’unica ricchezza
della nostra terra
esiste memoria
della mia storia
nelle sacre scritture
che ho mangiato
per diversi millenni
pensandole foglie
della pianta del pane
durante la quarantena
del deserto
seminati i fiori
ho preso il vento largo
tra i granelli di sabbia
dei miei compagni di viaggio
e ho bevuto tutte le primavere
dell’albero genealogico
della mia famiglia
prima di capire che il mio viaggio
sarebbe stato restare
la verità cambia sesso
appena nasce
e si riproduce in un ultimo
verso che trasfrorma
il sangue vecchio di catene
in inchiostro rosso vivo
e scrive sui muri divisori
l’unico significato della parola
libertà
***
Lo smarrimento del vuoto pieno
appendiamo alle lancette degli orologi
le nostre debolezze
e vestiti della nostra nudità ci scaldiamo
il tempo è costretto a fermarsi ogni volta
dee cedere il passo
e incredulo arrendersi al nostro incedere
l’orizzonte può solo slargare sul futuro
e lasciare carta bianca
non riuscendo a mettere limiti al possibile
crescono alberi lì dove pesiamo gli occhi
e ci sorridono bambini
che sanno già tutto quello che ci sfugge
come quando nasce un nuovo universo
il vuoto pieno dell’inizio
diviene e non si ferma in un moto infinito