F. Di Nardo per A. Toscano
![]() Doso la polvere
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autori: | Anna Toscano |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Filippo Di Nardo per Anna Toscano (su Melitonline.net)
ANNA TOSCANO E I SUOI BLUES …
Con Doso La Polvere l’eclettica scrittrice presenta una raffinata raccolta nella quale racconta, facendocene partecipi, alcuni passaggi della sua vita
Leggere poesie rappresenta una sfida: un “certame” per entrare a far parte, seppur per vie suggestive, del mondo interiore dell’autore; e la sfida, tra virgolette beninteso, consiste appunto nel cercare di captare quel microcosmo, non tanto celato, che l’espositore vuol condividere con il lettore.
Questa è la magia della Poesia: un transfert empatico tra lo scrittore ed il lettore, che ha libertà di comprensione ed autonomia nel decifrare.
Ho tra le mani (ma posso dire che lo sto assimilando per via endovenosa) una raccolta di Poesie di Anna Toscano, dal titolo Doso La Polvere: questo volume, edito da La Vita Felice e stampato su carta avorio liscia e che ha una Minimal Cover, si presenta in maniera elegante e soprattutto riporta la prestigiosa prefazione di Anna Maria Carpi.
Detto questo non mi resta che addentrarmi nella lettura, che non parte dall’inizio bensì dai titoli che più attirano la mia curiosità.
Mi ritrovo pertanto ad “analizzare” Tutto È In Affitto, e qui sono coinvolto dal pensiero (ripreso) della morte e, in special modo nel finale (… tutto era in affitto/tutto aveva un prezzo/tranne nel tuo cuore/occupato tutto da te), concordo sull’egoismo umano che sovente dimentica che ogni cosa (ed affetti) dobbiamo lasciare, giacché tutto, che comunque ha il suo prezzo, ci è stato “prestato” e se non lasciamo spazio all’amore verso l’altro/a di questo breve transito terreno in retaggio avremo solo aridità.
Proseguo con: Il Mio Vocabolario –Cover Di Depressione- e vi “leggo” il sapore della vita talvolta racchiuso, quasi costretto, in una automaticità che lascia pregustare la diversa declinazione che potrebbe essere ma che non sempre si realizza.
Volto pagina ed ecco la mia preferita: La Punteggiatura, la più intensa, che rimanda all’avanzamento nella vita; formulare la “frase” della vita è formare il periodo della nostra esistenza: ci saranno delle pause e delle parentesi, piacevoli o meno, ma per andare oltre e mettersi alle spalle il passato bisogna che ci siano dei punti, dove lo stop chiude una f(r)ase per cominciarne un’altra; il ciclo non resta tronco ma riprende solo dopo un breve (o lungo) respiro, quando ritrova spazio la riflessione (Ho cercato nella punteggiatura la virgola di sfogo/per avanzare un pensiero/senza chiudere il precedente… Non avevo capito che è il punto –come dicono anche i manuali di scrittura- che rende possibile il respiro).
Ritorno indietro: Nella Mia Città; diapositiva di una Venezia che pulsa restando (quasi) ferma; pur correndo non riesce a raggiungere il futuro: una città che ti costringe a voltarti indietro e fa riaffiorare ricordi sempre recenti, nella (e con) la quale ti sembra di proseguire in un cammino che in realtà è un fermo immagine.
Concetto/considerazione ripreso, in parte, dopo con: C’è Un Filo Rosso –Cover Di Punta Della Dogana- dove l’autrice racconta della sua folgorazione per le esplosive esposizioni dell’artista etiope Julie Mehretu e del suo “vocabolario visivo”; una sorta di riflessione sulla sua città che sembra “eterna” (seppur) nel suo divenire (Fuori è sempre tutto uguale/fuori è sempre tutto diverso).
E tutto quanto in contrapposizione con la “meridionale” Siviglia, la “camminante” Montparnasse, la “schematica” Bologna, la “danzante” Parigi dove, in Ho Visto -Cover Di Parigi- la scrittrice ci parla di Alexandre Bernheim, celebre mercante d’Arte, e di come resta incantata di fronte ad un interrogativo Pierre Bonnard, dove lei aspetta, in un’attesa quasi surreale, che la donna allo specchio accorgendosi della sua presenza si volti.
Anna Toscano si serve dell’apparato visivo a mo’ di obiettivo; gli occhi, in cerca di immagini, immortalano e scavano l’animo umano e sono sempre pronti a cogliere la coscienza delle persone, sovente anche degli oggetti, e quasi radiografa la vera natura dell’altro. Questa sua capacità percettiva è svelata in In Biblioteca Alle Zattere (luogo di studio per eccellenza, di Ca’ Foscari, “allargato” a punto d’incontro per percorsi alternativi), dove chiosa con: “… i dettagli sono empatici/aprono mondi”.
Ed è per questo che credo, penso, suppongo che la poetessa, grazie al suo saper “zoomare” su chiunque, ed in ogni cosa, riesca a soffermarsi per guardare oltre, e sia in grado di scrutarci dentro studiando i gesti, le movenze, soprattutto i silenzi, oltre ogni freudiana indagine.
A questo punto mi preme ribadire che non sono qui per un trattato analitico tantomeno per addentrarmi in congetture varie, che lasciano il tempo che trovano, ma sto semplicemente cercando di connettermi con quanto leggo per (tentare di) cogliere la vera essenza dell’autrice, che sta condividendo (con il sottoscritto per il momento) alcuni passaggi della sua vita e che lo sta facendo attraverso versi che ne svelano i tratti. Che poi è ciò che vuole ogni autore; e cioè di essere letto, commentato ed interpretato a seconda del singolo modo di “vedere” e, nel caso di una recensione, col proprio stile.
Proseguo, e scopro la passione (quasi una necessità esplorativa, direi) per i viaggi - luoghi da matita blu- e l’esposizione dei posti che le sono rimasti impressi nella memoria in quanto collegati ad eventi che non è più possibile cancellare tantomeno riscrivere; e ciò lo si evince da Macino Passi Macino Pensieri, dove nella riga finale (… perché io penso con i piedi.) si comprende di come, quando finisce l’inchiostro dei ricordi, basta aprire il cassetto grande della scrivania per ri-trovarci i pensieri vissuti con l’infinito camminare.
Presentarsi All’Appuntamento, poi, mi fa immaginare il “fine corsa” della nostra vita dove, rivivendo per brevi attimi il proprio vissuto, non puoi fare a meno di considerare le tante cose inutili e le altre piccole angosce che sembravano di vitale importanza, mentre ora si deduce che erano da scartare in quanto non vi è più uscita né tempo (Non vi è nessuna sortita/questa è la fine della vita).
E questo riflessivo appuntamento con l’Oltre mi riporta all’intensa Ti Ho Cercata: una commovente song, dichiarata attraverso la spasmodica ricerca, per l’amata mamma che ha già varcato la soglia dell’Ignoto, e dove poco dopo di nuovo riemerge l’equilibrio nella certezza del ricongiungimento (Ho capito/che stai al di là della soglia/oltre la distanza/perché io non avrò paura/sapendo che mi aspetti).
Ma il dolore delle (corporali) assenze è ancora cocente e Anna Toscano lo riporta ancora in una sorta di Haiku qual è Hai Passato La Vita e lo riprende (rivolgendosi alla nonna) con Ultime Cose; e qui non mi va di riportarne stralci quantomeno di commentare.
Mi piace, tra l’altro, pure accostare una Poesia ad una canzone e quando mi sono ritrovato di fronte La Voce Era Tutto il richiamo è stato immediato: è scattato un play immaginario ed è partito Roberto Vecchioni e la sua “Le Lettere D’Amore”, con la quale “dissacra” Fernando Pessoa e poi (nel finale) canta: … e scrivere d'amore, e scrivere d'amore, anche se si fa ridere; anche quando la guardi, anche mentre la perdi quello che conta è scrivere; e non aver paura, non aver mai paura di essere ridicoli: solo chi non ha scritto mai lettere d'amore fa veramente ridere. Una mia percezione, questa. Così come mi è venuta l’idea che Anna Toscano, da questo libro unitamente alle sue altre pubblicazioni, potrebbe ricavarne un Cd, con diverse voci declamanti: vuoi mettere l’emozione di ascoltarle in cuffia?
Mi fermo con le Poesie lasciando a voi il piacere di scoprirle e concludo dicendo che ce ne sono tante altre e sono tutte “lettere”, indirizzate a chiunque, da condividere; devo ancora dire che, la scrittura di Anna Toscano –tra le pieghe- denota una certa “venezianità”: con questo termine –coniato al momento- intendo che così come Venezia, la città dove vive e che le sta stretta a tratti ma che non si può fare a meno di amare d’altro canto, ha bisogno di uno sguardo attento per apprezzarne le bellezze che non sono a portata di obiettivo, anche la lettura del volume necessita di una accuratezza che ne permetta la “comunione”; ma la suddetta “lagunarità” non è da non intendere, però, come poca immediatezza e/o fruibilità, bensì come profondità ed eleganza espressiva che si assimila ulteriormente leggendo e rileggendo.
Non a caso il titolo, Doso La Polvere, sta a significare che Anna Toscano ha voluto centellinare le emozioni da regalare. E concludo questo mio personale excursus con l’apprezzare l’idea geniale della quarta di copertina che riporta Le Quattro Della Notte, dove, ancora una volta ed infine, troviamo l’autrice che rovista nelle tasche della (sua) memoria. Sembra quasi un arrivederci alla prossima pubblicazione.
Procuratevi queste diapositive in versi e lasciatevi catturare da un eterno presente.