F. Tomada per Bellini
![]() Sotto l'ultima pietra
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autori: | Marco Bellini |
formato: | Libro |
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Francesco Tomada per Marco Bellini su blog La dimora del tempo sospeso
SEGUENDO L'ACQUA
Si può seguire il corso di un fiume come fa l’acqua, che obbedisce alla forza di gravità e così compie il suo destino, oppure cercando le anse, le pozzanghere, quei luoghi cioè dove c’è il tempo per riposare e guardarsi attorno. E’ forse una questione di prospettiva e di punti di vista: rallentare permette di fissare lo sguardo sulle cose e sulle persone, di guardare le case dall’interno dei cortili e non dalla strada, scorgere dal basso il ponte e la traiettoria del salto definitivo dei suicidi.
L’Adda di Marco Bellini è un corso d’acqua fortemente radicato nella geografia e nella realtà, ma che conserva in sé la storia delle persone. Tiene memoria del dolore e del rumore del mare, riporta a galla la piccola-grande cronaca che resta solo pochi giorni sulle pagine dei giornali ma condiziona per sempre un’esistenza. “Domani ne avrebbero parlato / se non c’era altro”: qui per fortuna non c’è altro, è il tempo di raccontare – con una poesia asciutta eppure evocativa – “lo scarto sfuggito di quelle voci annegate”, di dare dignità a questo taglio di mondo, perché un fiume, come una vita, è anche una traccia nella terra. (ft)
***
Poesie tratte da
Seguendo l’acqua
(L’Adda)
La radice
Nelle valli che guardano Bormio
la nascita dalla morte dei ghiacci
come il predatore dalla preda.
I rumori dei millenni sciolgono gli spigoli,
i gocciolii muovono le pietre, si scoprono i fossili.
Finisce un tempo solido, il primo rigagnolo
tra i muschi e il filo spinato di una guerra
cerca un solco; ne farà un letto.
L’ombra del muso, sopra si muove un camoscio.
Da lì si stacca verso paesi appoggiati
luci gialle, pentole e tinozze per i giorni.
Saranno trecentotredici chilometri.
L’alta via
Il sentiero di montagna sembra il rimedio.
Nella differenza dal cemento, i colori finti,
la possibilità di una leggerezza, abbandonarsi
alle fibre di ogni passo, specchiarsi
nella corteccia di un larice.
Gli scarponi muovono il pietrisco
che risponde dentro un rumore ruvido.
è la forma del contatto che afferma
un attimo, un posto per le pietre,
per me. Ci si può nascondere
anche in piena luce sopra la carne
della montagna, presenza verticale
capace di ghiaccio e accoglienza.
In basso al parcheggio, l’auto
con il cellulare l’orologio gli appuntamenti.
In alto lungo l’alta via, il tempo
riposa dentro una conchiglia fossile,
riposa del rumore il mare.