Fabrizio Bregoli su Casa Matta per «Oltre Infinito» di V. Luaria e L. Ugolini
![]() Oltre Infinito
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autori: | Vincenzo Lauria, Liliana Ugolini |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Vincenzo Lauria & Liliana Ugolini, Oltre Infinito, La Vita Felice, 2021
Oltre Infinito è un libro che raccoglie i testi poetici della esperienza di poesia performativa omonima (Oltre Infinito 1, Oltre Infinito 2.0, Ol3 Infinito) che Vincenzo Lauria (VL) e Liliana Ugolini (LU) hanno realizzato in un progetto in cui si uniscono poesia, musica, teatro, cinema, pittura e collage - immagini, video, voce, luci - in un’idea di arte totale che travalichi i compartimenti stagni fra le forme e i generi, “in una totalità allargata e cosmica” (LU). Progetto questo che va apprezzato innanzitutto per lo spirito di condivisione fra autori, che va in contro-tendenza con la naturale pulsione narcisistica di ciascuno: qui le individualità, nel rispetto e nella stima reciproci, si fondono, si integrano e intersecano in un’esperienza poetica comune. Oltre Infinito è anche “manifesto” dell’oltranza: ripudiando la poesia “intimistica” e, dunque, la poesia tutta centrata sull’io, Oltre Infinito è la proposta di una poesia, la cui materia è “scientifica e tecnologica”, privilegiando “contenuti a carattere non autoreferenziale” (VL) e quindi impone all’io di proiettarsi sul mondo, di espandersi verso l’ esterno soggetto / oggetto della poesia - “L’altro è il mio fuori e dentro di noi due / due filastrocche tonde in uroboro” (LU) -, l’Altro come mezzo per riscoprirsi più autenticamente. “La destinazione è l’espansione del circostante / in un perenne non-arrivo a un non-dove finito”: scommessa quindi di un’oltranza che, lungi dal ritenersi perseguibile, deve il suo significato alla ricerca in sé, alla sfida imposta dalla soglia perché “Il margine oltrepassato è terra libera” (VL).
È proprio grazie all’indagine, allo sprofondamento nel magma della nuova realtà tecnologica, informatica e cibernetica, nella realtà virtuale e nel tessuto connettivo delle reti di telecomunicazioni, onde radio e fibre ottiche, grazie a tutto questo - dicevamo – che è possibile prendere coscienza del rischio, sempre più pervasivo, della disumanizzazione, della perdita della dimensione interiore e spirituale dell’uomo, in un processo di alterazione che porta l’uomo verso la sua riduzione meccanicistica, alla prospettiva concreta del cyborg, alla falsificazione come nuovo paradigma di verità (a cui naturalmente ogni poesia, conscia del proprio ruolo etico, come quella dei due autori, non può se non ribellarsi). Ecco allora versi come: “Decostruisco la vista che m’automa” (LU), “Tecnologicamente obsoleta / la trama del vivere si dopa virtualmente” (VL), “con la presente intendo inoltrare autodenuncia / per abusiva costruzione / di una multi-proprietà identitaria / ospitata in una volumetria in perenne espansione” (VL). Alla dimensione di un sapere deterministico, predeterminato secondo uno schema di causa-effetto coercitivo, la strada che si prospetta per contrasto è allora la violazione sistematica del giogo meccanicistico, tramite la sponda di libertà e di associazioni impreviste e imprevedibili offerte dal linguaggio: “dialettiche e allusioni (alluvioni) / di doppi. La verità / del perdersi.” (LU). E poi, in definitiva, tutto questo altro non è se non affidarsi alla lingua dell’arte che da balbettio o lallazione primordiale - “MOCCA / MAMbo / MoMa / MART” (VL) - riscoprendo il proprio alfabeto ipogeo e trasponendolo in voce, in gesto, prende la forma di “habitat” che sa accogliere: “A ogni passo un tuffo ad arte / un filo a piombo / l’Oltre, fuori cornice“ (VL).
“Nell’uso della tecnologia e della digitalizzazione, la capacità di pensiero e la multimedialità dell’Arte possono NON relegarci in un auto / ritratto / automa” (VL): tema questo che si sviluppa emblematicamente in tutto il lavoro e con particolare evidenza in una serie di poesie / autoritratti che sono una sorta di ultima chiamata per la difesa dal disumano, per evitare la riduzione dell’uomo a macchina. “Capelli sono foreste di bulbi / la pelle cambia a strati / e gli occhi son due camere / incrociati.” (LU) , eppure “L’accidente vita è insospettabile / al cenno d’eternità e lo spazio / s’accorcia a un tratto / e il filo appare” (LU): inganno che si palesa in tutta la sua evidenza. Bene sintetizza allora lo spirito del progetto, questo ultimo passaggio che citiamo da “Ausili d’arti”: “persistere nel non cedere / l’intelligenza all’artificiale intelligenza / è salvifico / in un condursi per gradi d’Oltre.” (VL) Messaggio questo che ribadisce quella pratica della poesia come oltranza / oltraggio che in realtà era già in Zanzotto; con Lauria e Ugolini questi procedimenti formali e esistenziali trovano una nuova forma originale, consapevole di tutte le trasformazioni / costrizioni che la nuova società del digitale impone.
Fabrizio Bregoli
articolo su Casa Matta