Fare voci (rivista nov 17) per «Storie dal giardino» di Francesca Ruth Brandes; articolo di Roberto Lamantea

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Il mondo in un giardino
Francesca Ruth Brandes, i nomi agli sguardi
di Roberto Lamantea
Ci sono libri che ci trasformano. Non siamo più gli stessi dopo aver letto Dante. O il Don Chisciotte. O Dostoevskij.
Impariamo ad amare i dettagli del mondo a noi vicino – e a viaggiare con la mente nell’infinito – grazie a Emily Dickinson.
Il nuovo piccolo (45 pagine) ma intenso libro di poesie di Francesca Ruth Brandes “Storie dal giardino” è uno di quei libri.
Lo spunto è un arazzo – parola forse impropria, meglio rete, tessuto, forse anche grata – di Wanda Casaril, artista di fiber art, nello studio dell’autrice a Venezia.
Allude a reti, mare, fiori. Negli occhi di Francesca le storie di piccoli migranti che lei ha aiutato: Moussa con tutti gli abiti addosso; Karim che dà i nomi ai morti nel deserto; Mara di Aleppo; Said Islam, che scrive lettere alla madre perduta.
Su tutti il deserto e il mare, simboli biblici e omerici. E il colore giallo: sono gialli i fiori che, giorno dopo giorno, i lampedusani
hanno infilato tra le sbarre del centro di accoglienza (gli abitanti di Lampedusa meriterebbero il Nobel per la pace).
Un libro sul dolore, sull’esilio? Anche. Ma chi conosce Francesca conosce anche la sua forza, la bellezza dei suoi occhi.
Francesca Ruth Brandes rovescia il dolore, al punto da vedere un dono anche in ciò che abbiamo perduto, anche nell’assenza di chi ha voluto volare via dalla nostra vita.
Questo sguardo trasforma il nostro dolore, dà più forza al nostro sguardo verso chi non vuole vedere, ai “giusti” che vogliono ignorare la guerra per timore di perdere la propria grigia e pigra mediocrità: «Ciò che turba / è il silenzio dei giusti / l’urlo ricacciato in gola / delle vittime / il nostro urlo / ricacciato in gola. / Ciò che uccide / è chiudere gli occhi / e non sorridere più. // Sto cercando / necessaria pace / la luce nera della notte».
L’autrice è «un albero capovolto / nel giardino / le radici in aria / oltre le nuvole». Il giardino conosce il segreto di vivere, siamo noi così goffi che amiamo a tentoni, come i ciechi: «Gli alberi ridono / di noi, / agitano le chiome, / scuotono le foglie / all’aria.
[…] Ecco – mi dici - / ridono di noi, gli alberi. / Del particolare ossessivo, / dell’odio misurato a gocce, / del nostro non capire».
Un libro ci trasforma quando gli occhi imparano a vedere.
dal libro:
Sono folle
ho fiducia in questa realtà
nella struttura dell’innocenza
nella dignità delle tue mani
che mi affidano Mosè
un Mosè dopo l’altro
lasciato andare tra le canne.
Credo nell’illuminazione
di quella stretta
credo nella libertà di esserci
così come credo
di scorrere nel fiume.
Tutte le cose le decide il lampo.
*
Ci sono giorni
vuoti di parole
accesi dagli odori
che ti ricordi
il secco d’alga
che s’arriccia appena
un chiodo di garofano
infisso nella mela.
Ti ricordi
lo spessore della nebbia
il metallo del posacenere
e ti ricordi
di ogni nostro andare
la cenere.
*
Scelgo non sia naturale.
Non è naturale
l’insensato orrore
negli occhi di Mara
dieci anni, Aleppo.
Non si vuole spogliare,
ma rotea piano
nell’aria pesante
e si calma da sola
senza carezze
si calma infine
vicino a me.
Intervista a Francesca Ruth Brandes:
di G.F.
Cosa è successo per posare lo sguardo su un arazzo di Wanda Casaril, riconoscerne il delicato intreccio di fili, e da qui aver trovato l’intonazione per creare un libro di poesie?
Si tratta del mio lavoro. Occupandomi di arte contemporanea, vengo spesso in contatto con lavori interessanti, che stimolano la creazione di storie. L’opera di Wanda Casaril, che è anche un’amica, è giunta in regalo per festeggiare un trasloco, e un nuovo studio…
Tutto il libro è una trama fragile e importante, che contiene il mondo intero…. di cosa è il risultato?
L’esperienza che avevo vissuto con un gruppo di minori non accompagnati ha portato di prepotenza il mondo esterno nel mio “giardino”, come sempre avviene. Ognuno di noi, credo, può scrivere solo di ciò che ha conosciuto, bagnando le aiuole, mischiando pubblico e privato. Per ogni raccolta che ho scritto è stato così.
Si respira l’aria magica di un giardino. Questa sua magia da cosa ha origine? Cosa la anima?
Spesso i giardini, a Venezia, sono solo intuiti, o ben nascosti dietro le facciate dei palazzi. Hanno la stessa magia acquea delle case, gli stessi rumori dei canali, la stessa luce. L’aspirazione al giardino, più che il giardino stesso, dona ai pensieri intimità.
E’ la pace che ospita, che permette di guardare lontano e dentro le cose, gli avvenimenti, le persone? O cos’altro?
Una pace solo apparente, quella dei giardini. Come nell’arazzo di Wanda, nella trama dei fili, brulica un mondo complesso, plurimo, non sempre idilliaco. Tuttavia, è questa consapevolezza che consente di allargare lo sguardo al di là di ogni siepe, di comprendere che, forse, interno ed esterno hanno la stessa consistenza, la stessa struttura.
Il respiro di questo scrivere si apre poi alle zone di crisi, di guerra, alle ferite. È stata una necessità?
Certo, è stata una necessità. Non si vive del proprio giardino, nel giardino entrano le storie vissute, le ferite private e quelle pubbliche. La poesia è più larga, sì larga, del proprio orizzonte. Spero piuttosto serva ad ampliarlo, quell’orizzonte.
E di queste situazioni alcune persone sono raccontate, nella loro resistenza umana. Quale la loro importanza?
Nella trama insistono fiori, nodi, intrecci. Sono anche le persone importanti che incontriamo per via e che camminano con noi, condividendo passioni, gioie e dolori, e la morte ha meno importanza della vita, sempre.
Una frase mi ha colpito in particolare, “la durata sta nel fondo”. La può raccontare e spiegare?
Il “fondo” è il residuo dei giorni, ciò che permane, e a cui magari non si attribuisce troppo valore, ma che invece ne ha moltissimo. Memoria, esperienza, muschio ai piedi degli alberi, ossidi. Di tutto questo siamo fatti, di oggettività che si fa idea. E, perché no, futuro.
L’autrice:
Francesca Ruth Brandes vive e opera a Venezia.
È saggista e curatrice d’arte, ha scritto e condotto per ‘Radio Rai’ programmi di attualità culturale.
Si è spesso occupata di tematiche ebraiche.
Tante e diverse le sue pubblicazioni.
Tra le più recenti:
“Trasporto”, poesie, e “Slanci urbani” 2009; “Etimologie” 2010, “L’undicesimo giorno”, poesie, 2012;
“Il dono di Ernani” 2014 e “Ernani Costantini in privato” 2016.
(Francesca Ruth Brandes “Storie dal giardino” La vita felice, pp.39, 10 euro)
Storie dal giardino | ||
autore: | Francesca Ruth Brandes | |
collana: | Le Voci Italiane | |
€ 9,50
€ 10,00
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