FemminArtReview per Silvia Rosa
12.11.2012
![]() SoloMinuscolaScrittura
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autori: | Silvia Rosa |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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© Silvia Rosa – SoloMinuscolaScrittura – Edizioni “La vita felice” - 2012
Silvia Rosa – Cronografia di appelli inevasi
I Messaggi di Silvia Rosa, nominati Sms come apocrife premonizioni del passato incerto, sono epigrafi vergate sul ruvido antracite di una segreta, cui ci tocca entrare in commissione vidimatrice del diritto dell’uomo a tacere la sua vita negata sfilando i pensieri, lisce trame d
Silvia Rosa – Cronografia di appelli inevasi
I Messaggi di Silvia Rosa, nominati Sms come apocrife premonizioni del passato incerto, sono epigrafi vergate sul ruvido antracite di una segreta, cui ci tocca entrare in commissione vidimatrice del diritto dell’uomo a tacere la sua vita negata sfilando i pensieri, lisce trame d
ell’infinito, come grani di un annuario eterno. 800 aC, “lupo braccato che dilata il passo tra battiti d’eco fuggendo – sto(p)”. Ecco, si vede il tratto di quando l’unghia si spezza, e solo controluce fra brani di pagliericcio, “non trovo una parola una che valga la pena di essere ingoiata e resti spina nello stomaco .. di queste sere buie che durano da giorni”. Lo spicchio di luce dalla grata delle lune impossibili a far fronte traslumina su “..le foglie morte incollate al cielo sono messaggi d’addio .. non evito pozzanghere per fingermi limpida”, 613 dC. Incredibile, questa donna deve aver sofferto ben più della segregazione di una vita, è qui in nome della elusione di tutte le ere, “..io come vorrei un silenzio d’occhi impastati in grumi neri .. labbra schiuse in semi di promesse”, 922 dC. Ecco, ecco, spolvero con la mano la pietra atavica perché emerga l’Amore di sempre “..la mia carne fra il bianco vergine di tutto il non-detto [e il tarlo…”, 1098 dC, e qui, “..la bellezza è faticosa, sta sempre altrove”, 1216 dC. E’ un sudario, una sindone, “penna e calamaio in guerra in aria in agguato, ho le mani macchiate da un no che mi lavora ai fianchi”, 1497 dC.
E’ più che la sofferenza di una mancanza, il corpo c’è, è indubbio, non si lacera la pietra a morsi per farsi tacere d’inedia, e anche l’Amore, è così nitido nel suo tratteggio che pare offeso, evocato, disatteso anche fra le braccia dell’amato. “Tienimi strette le mani, tuffiamoci in aria, spettiniamoci tutti i pensieri al calore vivo di un abbraccio..”, 1840 dC, ma subito dopo, o subito prima, “sprofondata ancora nel solito pantano esistenziale .. il mattino sa di ruggine e non c’è specchio che mi ritrovi il volto nelle pieghe degli occhi..”. Come se anche l’Amore più puro fosse minato dal nero dei giorni e la carezza di lui o di lei non fosse che un palliativo penoso e instabile. Infatti poi c’è sempre un momento in cui lui o lei, se ne va. “Il mio bacio è un po’ innocente e un po’ monello .. accarezzami le labbra, dunque, e baciami…” , 1922 dC, “..regalami un pezzetto di futuro, lo costruiamo insieme..”, 1939 dC. “..facciamo l’amore per un giorno intero per sette giorni moltiplicati per un mese con esponente un anno al quadrato bisestile..”, 1949 dC. Ma perché questa donna è stata qui, segno di un tempo intero che manca?
Accucciata in un angolo a segnare favole, “zorro santo subito”, “..facciamo un girotondo con i puffi”, “vorrei che ci scambiassimo le fiabe, e le dolcezze che teniamo nascoste al mondo intero.. fino all’origine di un noi possibile”. Un noi possibile. 2024 dC. E’ un sogno dall’eternità quello di rendere (im)possibile l’Amore, segno che non basta mai quello che lei, loro, tutti ci donano, non serve a placare il dolore antico, la faglia mesozoica che questa donna incide sulla pietra come un geroglifico da affidare alle galassie. “Mi sembra di spegnermi lontano da te, come se un sipario mi calasse addosso, il viso mi si inceppa nel buio, sono un’ombra .. divento bidimensionale ..”, 2720 dC. Così come l’Amore si fa effige di sé, indipendente dalla sua stessa riuscita, che è solo sapienza di incisione, pregressa, “..forse la scrittura è l’unico amore possibile, l’unico per gente come noi..”, 2012 dC. “..mi manca raccontarsi e viversi di parole .. le parole sono la carne tenera dell’anima..”, 3013 dC. E’ una segreta aperta questa, in qualche anfratto sono sicuro di trovare la chiave, scagliata con rabbia nel tunnel appena iniziato a scavare. “..ormai le parole mi hanno abbandonata, come sono leggera adesso .. una clessidra che si rovescia di continuo e la sabbia tace i battiti del tempo..”, 4407 dC.
“..in un foglio che secca in schizzi di lettere tutta una vita – la vita che non sanno dire..”, 5021 dC.
“..di ciò che non sai dire amore e amore amandoti ti fa nuovo..”, 6014 dC..
Chiamai il secondino di questa era quaternaria chiedendo deciso di farmi uscire, a lasciarmi corrodere ancora dal tempo primario che questa donna attesa mi attende, deciso a non voltarmi indietro perché il dietro è il suo avanti di nuvole e pensieri che si fanno passione e sangue che segna il numero di questa cella. Zero.
E’ più che la sofferenza di una mancanza, il corpo c’è, è indubbio, non si lacera la pietra a morsi per farsi tacere d’inedia, e anche l’Amore, è così nitido nel suo tratteggio che pare offeso, evocato, disatteso anche fra le braccia dell’amato. “Tienimi strette le mani, tuffiamoci in aria, spettiniamoci tutti i pensieri al calore vivo di un abbraccio..”, 1840 dC, ma subito dopo, o subito prima, “sprofondata ancora nel solito pantano esistenziale .. il mattino sa di ruggine e non c’è specchio che mi ritrovi il volto nelle pieghe degli occhi..”. Come se anche l’Amore più puro fosse minato dal nero dei giorni e la carezza di lui o di lei non fosse che un palliativo penoso e instabile. Infatti poi c’è sempre un momento in cui lui o lei, se ne va. “Il mio bacio è un po’ innocente e un po’ monello .. accarezzami le labbra, dunque, e baciami…” , 1922 dC, “..regalami un pezzetto di futuro, lo costruiamo insieme..”, 1939 dC. “..facciamo l’amore per un giorno intero per sette giorni moltiplicati per un mese con esponente un anno al quadrato bisestile..”, 1949 dC. Ma perché questa donna è stata qui, segno di un tempo intero che manca?
Accucciata in un angolo a segnare favole, “zorro santo subito”, “..facciamo un girotondo con i puffi”, “vorrei che ci scambiassimo le fiabe, e le dolcezze che teniamo nascoste al mondo intero.. fino all’origine di un noi possibile”. Un noi possibile. 2024 dC. E’ un sogno dall’eternità quello di rendere (im)possibile l’Amore, segno che non basta mai quello che lei, loro, tutti ci donano, non serve a placare il dolore antico, la faglia mesozoica che questa donna incide sulla pietra come un geroglifico da affidare alle galassie. “Mi sembra di spegnermi lontano da te, come se un sipario mi calasse addosso, il viso mi si inceppa nel buio, sono un’ombra .. divento bidimensionale ..”, 2720 dC. Così come l’Amore si fa effige di sé, indipendente dalla sua stessa riuscita, che è solo sapienza di incisione, pregressa, “..forse la scrittura è l’unico amore possibile, l’unico per gente come noi..”, 2012 dC. “..mi manca raccontarsi e viversi di parole .. le parole sono la carne tenera dell’anima..”, 3013 dC. E’ una segreta aperta questa, in qualche anfratto sono sicuro di trovare la chiave, scagliata con rabbia nel tunnel appena iniziato a scavare. “..ormai le parole mi hanno abbandonata, come sono leggera adesso .. una clessidra che si rovescia di continuo e la sabbia tace i battiti del tempo..”, 4407 dC.
“..in un foglio che secca in schizzi di lettere tutta una vita – la vita che non sanno dire..”, 5021 dC.
“..di ciò che non sai dire amore e amore amandoti ti fa nuovo..”, 6014 dC..
Chiamai il secondino di questa era quaternaria chiedendo deciso di farmi uscire, a lasciarmi corrodere ancora dal tempo primario che questa donna attesa mi attende, deciso a non voltarmi indietro perché il dietro è il suo avanti di nuvole e pensieri che si fanno passione e sangue che segna il numero di questa cella. Zero.