fra gli "Otto poeti letti da Rita Pacilio" su Imperfetta ellisse: Adua Biagioli Spadi
![]() L'alba dei papaveri
|
|
autori: | Adua Biagioli Spadi |
formato: | Libro |
prezzo: | |
vai alla scheda » |
http://ellisse.altervista.org/index.php?/archives/794-Poesie-destate-Otto-poeti-letti-da-Rita-Pacilio.html
L’alba dei papaveri – Adua Biagioli Spadi – La Vita Felice, 2015
L’intenzione poetica si accosta, in alcuni casi, a correnti intimistiche facendo prevalere contenuti introspettivi e contemplativi. La ricerca e le tensioni, così come avviene per il simbolismo francese, per il modernismo spagnolo o per i crepuscolari italiani, confluisce nella meditazione del mistero della vita. Adua Biagioli Spadi nella silloge L’alba dei papaveri –– La Vita Felice, 2015 mette a confronto la propria esistenza con la sostanza della poesia che è nelle cose dell’universo. Compie un gesto di comunione e approda, senza porsi limiti e confini, in spazi e verità, per porsi in ascolto del prodigio e dei ritmi vitali. L’autrice non cade in moralismi o in materia intellettuale quando peregrina per i territori fragili della realtà. Non si lascia travolgere da esperienze malinconiche che pur segnano il suo passaggio negli anni in cui dipinge e declama gli intrecci e le intermittenze dell’animo puro e combattuto. Il suo spirito libero si rivela passionale e generoso, e sembra rifugiarsi in un mondo del ricordo, dell’attesa in cui solo la parola d’amore può sconvolgere il vero su cui si riversa.
Rosso
Mi affaccio nel rosso rubino
del rosso.
I battiti silenziosi tendono,
esplodono fuori
dal dentro,
dove lava lavora
incessante
nel sordo suono irrisolto
d’ irrequietezza che mi resiste.
Il rosso è un lago di porpora:
imprigiona con la materia
per liberarmi all’abbraccio dell’aria.
E parlo a lui quasi fosse un amore:
gli chiedo di non spegnersi
di non finire il caos del mistero;
gli chiedo di bruciarmi ancora e
ancora il volto
nelle fiamme del suo ardere.
Sì, il rosso è pietra che brilla nascosta
splende nell’organo di vita pulsante
non sa di un gelo che stermina
i fiori e li spezza.
Il rosso ha il gusto della passione
mirtillo e fragola intrisi,
può essere un sogno,
un danzante ondeggiare
di cui neppure ti accorgi.
L’assenza
Senti, come tutto quaggiù
si trasforma sotto la neve.
Il tetto spiovente è scivolo immacolato,
piegata di peso è la morbida frasca
pare onda appesa all’aria che gela.
L’azzurro bagliore mi sfugge
in opaca crosta di quercia
il fuori condensa perfino quella carezza.
Pure il mio restare in questo fermarsi
un istante biancheggia,
silenzio degli strumenti.
L’orizzonte è un altro e io
non arrivo mai.
Tutto sparisce
sotto la neve che copre,
tranne queste tue rose infuocate
che non so più guardare dentro,
nel profumo dell’assenza.
Pagina bianca
Ti osservo,
sottile come ostia
unica come nessuna
affacciata ai tuoi occhi
da dentro l’ antro
che non conosco.
Potente regina
smorzi il linguaggio scarnificato,
mistero e paura di un tuffo profondo
in cui sommersi vivono i coralli.
Sei come il futuro
come il passato
fondale addormentato.
Io mi sporgo
tenendo stretta le braccia
ai tuoi bordi,
fiume in eterno salire di un tutto
che riempie l’abisso.
Assomigli quasi al mondo
inventata per i pensieri,
invisibile mappa senza confini.