Franca Alaimo legge «Verdemare» di Alba Gnazi
![]() Verdemare
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autori: | Alba Gnazi |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Articolo su blog UnPostoDivacanza di Patrizia Sardisco
Nella sua ultima raccolta, Verdemare, Alba Gnazi fa un uso sistematico del correlativo oggettivo di memoria montaliana ed eliotana (autori da lei prediletti), portandolo ad esiti nuovi.
Esso, nel sostenere l’intelaiatura dei versi, viene sapientemente diversificato in rapporto ai luoghi biografici ed affettivi dell’autrice (Roma, la Toscana, il Sud), caratterizzati da ampi e puntuali riferimenti alla tipicità di razze animali e specie vegetali che li rendono immediatamente riconoscibili.
Assecondando le variegate campiture visive e paesaggistiche, infatti, la Gnazi si dà il compito di catalizzare eventi anche minimi del presente, ricordi già lontani nel tempo, affetti, emozioni, sospensioni estatiche, itinerari mentali, nel tentativo di tracciare una credibile cartografia di un vissuto attraverso una quanto più precisa corrispondenza fra i luoghi dell’io e della realtà.
Il preziosismo di certi lemmi, la loro sonorità spesso aspra e timbricamente scura, la costruzione delle immagini, il prevalere delle tonalità cromatiche spente e grevi, specialmente nelle prime sezioni della silloge, evocano atmosfere sospese tra malinconia e smarrimento, in cui anche i gesti e le cose più semplici sembrano affondare in uno spazio psichico per poi riemergere come qualcosa di trasognato, fino, talvolta, a raggiungere un effetto di estraniamento visionario e/o di irraggiamento e sfrangiamento emozionale.
In questo consiste, appunto, l’originalità del correlativo oggettivo di Alba Gnazi: nello spostare l’attenzione del lettore dalla trasposizione di un dato concettuale-sentimentale in un altro concreto, alla percezione affettiva di quest’ultimo come se il proprio io, frammentato, lo abitasse, essendo sparso nell’ovunque.
L’autrice rappresenta se stessa in un viaggio per lo più notturno, tra presenze spesso inquietanti, sebbene si ripeta “C’è casa là sotto” come chi, pur cadendo talvolta nel panico, sappia di avere un suo intimo rifugio, uno spazio di salvezza. Durante il suo andare, la Gnazi condivide il dolore degli altri, stando in questo presente con gli altri (come nella breve e drammatica sezione “Partire dall’acqua”) e, senza dimenticare la parallela dimensione poetica, in quello pronunciato dalla parola (la poesia, ci ricorda così la Gnazi, è sempre attuale) dei suoi maestri (Montale, Eliot, Heaney, Rosselli) ai quali dedica una sezione del libro.
E, tuttavia, nel suo procedere, la poesia della Gnazi fa via via posto al tempo dell’alba, quando le cose del giorno, affondate nel buio, si ridisegnano emergendo, ad una ad una, dall’abisso del nulla, per intraprendere alla luce coscienza di parole, recuperando figure e colori come il Verdemare che dà titolo alla penultima sezione e alla silloge stessa.
Anche l’alba va, allora, intesa come il correlativo oggettivo di un movimento interiore di rischiaramento e rasserenamento della visione del mondo. Il fatto che il nome di battesimo dell’autrice (Alba) si identifichi con il “tu” rivolto spesso alla poesia all’interno dei versi, significa che la poesia e la vita (personale e di tutti gli altri e del mondo) non sono separate; che, in sostanza, entrambe, pur accettando il dato reale dell’annullamento, intendono salvare e salvarsi, trasformando l’oscuro in luccicanze (che è anche il titolo della silloge precedente della Gnazi) attraverso il recupero dell’Amore, la continuità fra le generazioni (il libro è dedicato alla nonna Anna), la speranza, le fioriture, l’ombelicale attitudine a nasciture meraviglie.
Franca Alaimo