Francesca Del Moro su “ILLUSTRATI” per «Le stanze inquiete» di Lucianna Argentino
![]() Le stanze inquiete [2^ ed. 2021]
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autori: | Lucianna Argentino |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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“Adesso i nostri impiegati fanno i robot, metteremo robot che faranno gli impiegati” così ha dichiarato l’amministratore delegato della Deutsche Bank in una recente intervista. Alla ferocia di questa affermazione potremmo contrapporre il libro di Lucianna Argentino, Le stanze inquiete, nelle parole dell’autrice un’est-etica del lavoro, in cui si compie una riuscita sintesi tra il nitore della parola poetica e l’intento di restituire piena dignità e, soprattutto, umanità al lavoro. Da grande voglio fare la cassa, dice alla mamma una bambina, confondendo la cosa con la persona. Facendone un tutt’uno, chiarisce la poeta, che attinge in queste pagine alla sua esperienza di undici anni come cassiera di un supermercato, in lei sbaglia l’infanzia, mentre in altri una banale arroganza. La stessa arroganza dell’AD che ho citato inizialmente per presentare questi versi come strumento di lotta. A differenza di buona parte della poesia contemporanea dedicata al lavoro e scritta da lavoratori, il libro di Lucianna non appare a un primo sguardo “militante”: non vi è un’aperta denuncia delle proprie condizioni, non si respira un sentimento di rivalsa. Ma, nel contesto in cui viviamo attualmente, la sua poesia rappresenta un gesto politico dirompente: in una società in cui i lavoratori vengono visti sempre più come meri strumenti asserviti al profitto delle imprese e alle comodità dei “consumatori”, Lucianna rivendica con decisione la portata umana del lavoro. Chi entra in un supermercato lo fa per acquistare cibo o altri articoli di cui ha bisogno, chi sta alla cassa lo fa per portare a casa uno stipendio ma si tratta pur sempre di persone, e il valore aggiunto rispetto a una cassa automatica è inestimabile. Lucianna lo fa emergere efficacemente offrendoci una commedia umana che spesso fa sorridere, intenerisce, come nei molti scambi tra bambini e adulti, e a volte stringe il cuore. Anche quando racconta di malattie, umiliazioni o terribili lutti come la perdita di un figlio, la sua scrittura non cede mai al patetismo ma riesce a suscitare commozione mantenendosi coerentemente asciutta, essenziale, misurata. Le storie di cui la poeta ci mette a parte nascono dagli incontri quotidiani con i clienti alla cassa e bastano pochi dettagli, frasi che le vengono rivolte o conversazioni colte al volo, per permetterci di sbirciare dentro le “stanze inquiete” ovvero le vite di queste persone. Nella sua giornata lavorativa, Lucianna è sempre tesa all’ascolto, all’empatia, si sforza, come avverte attraverso la citazione di Spinoza in apertura di libro, di “capire le cose umane”. I brevi contatti, spesso ripetuti, con ciascun cliente, permettono di intrecciare rapporti, scambiare calore, trarre spunti di riflessione e domande da porre a sé stessi. E, per converso, capita di imbattersi nell’indifferenza di chi tiene gli occhi bassi, non smette di parlare al telefono mentre appoggia la spesa sul banco, se ne va senza un saluto o si lamenta per un nonnulla. Ma, nel bene e nel male, questi incontri rappresentano un arricchimento, che Lucianna sceglie di condividere permettendoci di guardare nelle stanze degli altri per capire qualcosa di noi stessi, e non da ultimo ci apre la sua stanza. Non nasconde la fatica, spesso la frustrazione delle sue giornate ripetitive, i suoi dubbi e le sue insicurezze, lo sforzo di regalarsi spazio per la poesia. Quello che ci dona la lettura di questo libro è un senso fortissimo di umanità, di tenerezza, di condivisione, una dichiarazione a voce alta del valore di qualunque persona con cui incrociamo il nostro percorso nella vita. Anche se per pochi minuti, anche se separati da uno schermo di plexiglas, e con le ore incalzanti del nostro tempo spietato sempre alle calcagna.
Francesca Del Moro su “ILLUSTRATI” num. 51 settembre 2018