François Nédel Atèrre legge «Non ero preparata» di Melania Panico su parolaPoesia
![]() Non ero preparata
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autori: | Melania Panico |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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https://parolapoesia.blogspot.com/2018/10/francois-nedel-aterre-legge-non-ero_11.html?fbclid=IwAR3q_vFdLsr_Mx2owHFxubWHx917i386693K2aUo0J8y6t3nlhoBWg8byXA
Di quello che è stato e di quello che è, di tagli piccoli e profondi, fatti di luce, di sorprendenti guarigioni da mali minimi e insanabili racconta Non ero preparata, il nuovo libro di Melania Panico.
A tre anni di distanza dal precedente Campionature di fragilità (la vita felice 2015), di cui rappresenta la prosecuzione e lo sviluppo, questo lavoro della maturità dice del nostro essere senza difese nella corrente del tempo, del nostro stare, scoperti e vulnerabili, dentro gli eventi grandi e piccoli dell’esistenza, offrendo domande senza risposta e una parola che non vuole confortare: il terminare di qualunque cosa - una storia, un’amicizia, un amore o una vita - sono qui il nostro mondo che manca, un terreno che cede all’improvviso sotto i nostri piedi senza che si possa fare o dire nulla di sensato: mentre vorremmo chiedere a noi stessi la ragione degli eventi, ci viene già chiesto di ripartire, di correre - il mondo non ha nozione di noi, non si ferma per il nostro dolore o il nostro sentire, è Natura indifferente e crudele, leopardiana –
Anche il verso è meno levigato, ma non per mancanza di cura: cade esattamente come una parola dovrebbe cadere, col peso e la forma di un diamante grezzo: fondamentale è qui la reazione del poeta nei confronti dell’imprevisto e della sua forza salvifica, dell’imponderabile:
La nostra questione è stata la luce
poi le mani poggiate sul tavolo a morire
e nella testa sempre la stessa canzone.
Si è alzato il vento, di cosa vogliamo parlare?
Saremo salvi -forse- con l’eterno ritorno delle stagioni, con l’apparire di segni d’aria che si fermano al nostro fianco, che ci parlano in luogo degli assenti, che sono -forse- gli assenti:
L’aria già preme sui bastioni alberati
sulla grondaia illuminata
agosto sui cuscini
così mi accerto di tutto
Una poesia di una verità disarmante, coscienziosa, che prende il lettore per mano senza avere la pretesa di essere guida, che chiede solo di accompagnare, di farsi carne e sangue in un mistero che non ha soluzioni se non nel bene, sincero, che possiamo dare agli altri.
*
La nostra questione è stata la luce
poi le mani poggiate sul tavolo a morire
e nella testa sempre la stessa canzone.
Si è alzato il vento, di cosa vogliamo parlare?
di cosa dobbiamo parlare?
Del perché non ci sia un altro posto
dove andare a parare, raccontare la storia
la nostra fine.
Siamo andati via ti ho preso il braccio in stazione
come in un film.
E dire che anche gli addii si possono fingere
*
L’aria già preme sui bastioni alberati
sulla grondaia illuminata
agosto sui cuscini
così mi accerto di tutto
il vuoto le scogliere la riga sugli occhi
poi l’alba, qualcosa come un pensiero inosservato.
So quanto costa mantenere il bianco
ma cos’è questo arrendersi sul viso?
Anche il muro di fronte chiede tempo