G. Panella per A. Gloria Marigo
![]() L'essenziale curvatura del cielo
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autori: | Adriana Gloria Marigo |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Il cielo è il tetto del mondo. Adriana Gloria Marigo, L’essenziale curvatura del cielo, postfazione di Eros Olivotto, Milano, La Vita Felice, 2012
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Questa ricerca di un segno opaco ma proprio per questa sua caratteristica ben più lucido e capace di rendere conto di ciò che il pensiero vuole significare mediante i moventi profondi della scrittura scavandola all’interno si manifesta in tutta la sua interezza nella successiva raccolta della Marigo e cioè L’essenziale curvatura del cielo, che si rivela un notevole passaggio linguistico e lirico rispetto al libro precedente e un approfondimento notevole dei temi già presenti in esso.
Perché il cielo risulta curvo allo sguardo e non appare, invece, piatto come l’orizzonte che lo misura e lo definisce ? Perché il cielo avvolge il mondo e lo conserva nella sua luminosa capacità di apparire perfetto nel momento in cui è visto con gli occhi ingenui del poeta.
Vedere significa cogliere gli aspetti più significativi della realtà e non tutto ciò che essa presenta nell’ampiezza delle sue potenzialità ; vedere significa scegliere – lo stesso di quello che fa la poesia
e che in essa si manifesta :
«STANDO NEL MIO ESSERE ULTIMO. Vado per analogia e / volizione / alternanza di ascolto / inclusione / esclusione / passaggi di luce e / barena di oscurità. // Mi basto e contrasto. / Forse gioco»[1].
Dove la parola-chiave è barena, queste misteriose formazioni di terra all’interno della laguna veneta che compaiono e scompaiono periodicamente per effetto delle maree.
Il loro emergere e il loro successivo dileguarsi, la loro sopravvivenza come insiemi di ecosistemi vegetali sulla base del loro “suolo salso” che gli permette di mantenersi comunque in vita nonostante la difficoltà a conservare le proprie e originarie forme di sviluppo primigenio, la loro funzione di conservazione dell’equilibrio naturale all’interno della laguna sono il segno della loro spontanea produzione di una dimensione ecologica che le rende indispensabili in quel contesto.
La “barena di oscurità” così sapientemente evocata dalla Marigo è la forma di dimensione lirica che ha scelto come manifestazione del suo bisogno di comunicare attraverso la poesia il suo fondamentale bisogno di vivere le esperienze fondamentali dell’esistenza con l’aiuto della scrittura.
Insieme alla “barena” come metafora dell’emergenza della poesia, il libro contiene altre metafore forti e sostanziate di rappresentazione poetica. Ne è testimonianza anche questa lirica successiva :
«QUANDO LA STAGIONE. Quando la stagione s’alza in canti / fin dentro la notte e / l’aria è mutamento / mi scheggio come selce : / lame al limine / di ogni mia fattezza»[2]
dove l’assonanza tra “lame” e “limine” permette di cogliere la qualità della ricerca linguistica della Marigo. Le “lame” raffigurano icasticamente il lavoro di scavo e di insediamento all’interno della soggettività (l’affilata volontà di trovare il punto più profondo a costo di penetrare dolorosamente in se stessi) e il “limine” è appunto il punto estremo del ritrovamento di una ragione d’essere durante quell’operazione di indagine interna, Il punto di riferimento di questa operazione è il Tu al quale la poetessa continuamente si rivolge e che forse non è soltanto l’Amore (come pure sostiene Eros Olivotto nella sua notevole Postfazione al volumetto) ma qualcosa di più : l’aspirazione alla totalità umana (Uomo + Natura, infatti, come sintesi possibile e auspicabile di una simbiosi armonicamente compiuta e compendiata tra questi due aspetti dell’Essere) e la sua possibile realizzazione come forma espressiva della potenzialità di ricerca poetica perseguita e conseguita.
Il Tu forse non è tanto l’Amore (astratto o incarnato in qualcuno) quanto la sua realizzabilità sotto veste di una mente poetica che abbraccia cielo (la sua “curvatura”, allora) e terra in una volontà di inabissamento in essi per riuscire a trasformare e modificare se stessi.
Se Olivotto giustamente sostiene la natura rivoluzionaria del sentimento d’Amore profuso nel testo in maniera da permearlo tutto e di mutare nel corso del mutamento stesso e afferma poi che:
«Solo se siamo disposti a perdere, a perderci, l’amore si trasforma in quel qualcosa che ci permette di cambiare»[3],
è anche vero che quel sentimento stesso non sarebbe possibile senza la scelta della poesia come forma di comunicazione assoluta (straziata, straziante ma anche emanazione di una gioia interiore che trasfigura e salva).
Giuseppe Panella
[1] A. G. MARIGO, L’essenziale curvatura del cielo, postfazione di Eros Olivotto, Milano, La Vita Felice, 2012, p. 17.
[2] A. G. MARIGO, L’essenziale curvatura del cielo cit. , p 34.
[3] A. G. MARIGO, L’essenziale curvatura del cielo cit. , p. 62.