Stefano Vitale. Una degustazione poetica.
La saggezza degli ubriachi, La Vita Felice, Milano, 2017
La saggezza degli ubriachi. E non può non scattare un déjà lu con il noto proverbio latino su cui anche Orazio non esitò a pronunciarsi. In vino veritas. Secondo il poeta lucano l’ebbrezza mostrerebbe «le cose nascoste». Quando i freni inibitori si allentano, grazie all’azione distensiva dell’alcol, pensieri, fatti e verità custoditi e occultati dalla sobria coscienza potrebbero essere rivelati. Più oculata mi pare l’interpretazione di Erasmo da Rotterdam che distingue «l’ubriachezza sfrenata», che tende a falsificare la corretta visione della realtà, dalla «moderata ebbrezza» che «elimina la simulazione e l’ipocrisia».
E in tutto questo come si colloca la saggezza, ossia, etimologicamente, l’avere senno? Stefano Vitale sembra suggerircelo facendo «luce» (di certo il sostantivo più gettonato della raccolta), con la torcia del fuoco poetico, sui confini, interiori ed esterni, tra zone luminose e zone in ombra. Tra i versi serpeggia un quesito che da secoli accompagna l’uomo pensante: chi stabilisce la soglia tra verità e possibilità? Credo che ognuno, nel quotidiano, tessa il proprio velo di Maya e viva, candidamente, nel migliore dei mondi a lui possibili. E come ben sa il nostro poeta, questi mondi sono investigabili con l’ausilio di strumenti complementari, tutti indispensabili e di pari dignità: il raziocinio, l’intuito, la percezione sensoriale. Per l’indagine, sia dentro che fuori di noi, il metro non cambia, la realtà è talmente intrisa del nostro punto di vista da diventare specchio deformante. Specchio… altro sostantivo che, non a caso, compare e ricompare nelle liriche di Vitale, come a ricordarci che tra riflessi e proiezioni siamo comunque sempre davanti a noi stessi. Anche offuscati, anche sviati dai fumi di Bacco, i nostri stessi occhi non ci perdono mai di vista.
Ho letto La saggezza degli ubriachi tutta d’un sorso, avvertendo un clima di grande convivialità, tra effluvi di visioni e parole corpose. Ho immaginato il poeta nelle vesti di un oste che con estrema competenza mesce figure e sonorità, ottenendo un bouquet di note così equilibrato da far credere che non ci possano essere annate più soddisfacenti per il palato.
Durante i Moments musicaux ho pensato a Stefano anche come a un direttore d’orchestra che, gesticolando sulla carta con precisione chirurgica e spargendo armonia sul rigo, dirige un ensemble capace di riempire la sala di una luce melodica. Il tutto in un ambiente intimo, curato, in cui il lettore-ospite, coccolato dalle note suggerite dal padrone di casa, con in mano un calice di poesia, assapora il tempo senza dimensioni di cui è impregnata l’aria.
Dinnanzi alla poesia di Vitale si sta in bilico tra la sorpresa e la rassicurazione, tra la feroce lucidità e la pietas senza retorica; si annusa l’onestà d’animo e di pensiero, ci si sente parte della stessa squadra di maratoneti dell’esistenza. Vivere è trattenere rabbia e abbagli, ma forse la liberazione è a portata di pasto, galleggia in quel calice di vino condiviso con gli ubriachi che ci portiamo dentro. Quindi sì, in vino veritas, perché il vino è sangue e la verità si nutre del sangue della vita.
Un’opera da portare ogni giorno con sé, sul ring.
Gabriella Montanari
Da « La saggezza degli ubriachi »
Vivere e trattenere rabbia e abbagli
chiudere loro il campo
che non facciano altro scempio
e andare oltre il vino versato
il bicchiere frantumato, la giacca macchiata,
la parola sbagliata, il mazzo di fiori dimenticato,
le mele lasciate marcire.
Siamo fatti della stessa materia dei nostri sbagli
distratti da una mano invisibile
che rovescia il respiro
nella torsione dell’attimo sgrammaticato
in cui precipitiamo trascinati per il collo
a una festa d’ubriachi.
****
Cosi giriamo in tondo
ritti sulla nostra rotta
di un viaggio storto in cerchi di giostra.
Nuvole basse e grigie
ci accompagnano da lontano
ventre d’acqua che ci ha generato
e dove torneremo svaporando
rapidi e silenziosi
come questo sangue scuro
che intanto macina nelle nostre vene
e agita le nostre sere.
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Luce sempre più scura
più dura, luce che
s’è fatta bianca
e fredda
qua dove
nel triste notturno passo
la citta muta
mastica l’amaro gusto
del suo sasso
e lenta scivola
in un boato di silenzio.
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Cadono in una voragine
di fuoco e di ghiaccio
i miti di questa nostra terra
angolo d’universo fortunato.
Altrove infuria la burrasca
il gelo sulla faccia brucia come lava
ma restano piccoli pensieri,
sorgente e pane ai margini del sonno
dolente canto senza smania di vendetta
perché siamo figli di un destino comune
sapienza senza tempo in vortici di luce.
Come pastori erranti alziamo lo sguardo
verso le stelle, manto di leopardo,
notturno continente che tutti ci racchiude.
*****
Stefano Vitale (1958), nato a Palermo, vive e lavora a Torino.
Nel 2003 ha pubblicato (con Bertrand Chavaroche e Andy Kraft) la plaquette Double Face (Ed. Palais d’Hiver, Gradingnan, Francia, nel 2005 Viaggio in Sicilia (Libro Italiano, Ragusa), Semplici Esseri (Manni Editore, Lecce). Per le Edizione Joker ha pubblicato Le stagioni dell’istante (Prefazione di Mauro Ferrari, 2005) e La traversata della notte (Prefazione di Giorgio Luzzi – 2007). Nel 2012 ha pubblicato Il retro delle cose (presso le edizioni Puntoacapo (Prefazione di Gabriella Sica).Nel 2013 per PaolaGribaudoEditore la raccolta di poesie “Angeli” (con illustrazioni di Albertina Bollati) che ha dato vita ad uno spettacolo di teatro-danza andato in scena al Teatro Astra di Torino il 12 maggio 2014. Nel 2015 ha curato (con Maria Antonietta Maccioccu) la raccolta di poesie “Mal’amore no” edito da Se Non Ora Quando. Nel 2016 ha partecipato alla mostra del pittore Ezio Gribaudo “La figura a nudo” con 24 poesie pubblicate in mostra e sul catalogo. Nel 2017 ha pubblicato presso l’editore “La Vita Felice” la raccolta “La saggezza degli ubriachi”. Le sue poesie, oltre a ricevere riconoscimenti in numerosi premi, sono pubblicate in riviste e antologie. Sue poesie tratte da “La saggezza degli ubriachi” sono tradotte in inglese sul “Journal of Italian Translation” (2019) e sul sito Italian Poetry (2018). E’ presente in Ossigeno Nascente. Atlante dei poeti contemporanei sul portale di letteratura griseldaonline dell’Università di Bologna oltre sul sito internazionale Italian Poetry diretto da Paolo Ruffilli. Appassionato di musica, ha collaborato con l’Accademia di Musica di Pinerolo ed è Direttore Artistico dell’Associazione Amici dell’Orchestra Sinfonica della Rai. Giornalista pubblicista, scrive sul www.ilgiornalaccio.net occupandosi delle rubriche critiche dei libri di letteratura e di poesia nella rubrica “Oggetti smarriti”.
Dalla prefazione di Alfredo Rienzi
…..È una esperienza feconda per il cercatore – di poesia e di vita – incontrare la parola di Stefano Vitale o rincontrarla in questa nuova raccolta, che prosegue nel solco più autentico e, in quanto tale, più sofferto quella poetica che verso a verso, passo a passo, tempo su tempo si è andata delineando nelle precedenti raccolte…. Stefano Vitale ha sempre avuto il pregio della chiarezza: non quella banalizzante o didascalica di facile arredo, ma una chiarezza caparbiamente raffinata e secreta. Ha lavorato con tensione e attenzione sull’occasione poetica, sulla materia sorvegliata del verso, del suono, della parola…
…. La fluidità del dire, la sobria eleganza dei componimenti, le calibrate assonanze e la compiutezza sintattica fanno sì che l’invito di Stefano Vitale alla lettura risulti agevole da accogliere. Sulla via percorsa dal poeta, impegnativa e sincera fino alla nudità, ognuno può ritrovare anche una propria orma, e rileggerla con occhi rinnovati, e può essere richiamato in un qualche tempo che, dilatandosi dal personale all’universale, anch’egli avrà già vissuto.