Giancarlo Baroni, “Gazzetta di Parma”, per D. Santoro
![]() Sulla strada per Leobschütz
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autori: | Daniele Santoro |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Giancarlo Baroni, “Gazzetta di Parma” del 8.8.12, per D. Santoro
Santoro, liriche e versi nati dall'olocausto
La raccolta poetica di Daniele Santoro, «Sulla strada per Leobschutz», con intensità emotiva e rigore formale ci trascina all’interno di una specie di girone infernale, sul fondo di un baratro cupo e terrifico, al centro di una voragine esistenziale e storica, dentro a una dimensione dominata da violenza, crudeltà, da una totale assenza di pietà e compassione. L’autore raffigura e narra il dramma e la tragedia dei campi di sterminio senza esasperarne l’orrore; il realismo delle descrizioni è sempre controllato dallo stile. La lingua precisa non abbandona eleganza e grazia: Santoro le usa come ancore e solidi appigli. Le sue parole nitide e chiare rivelano il male rendendone visibile sfumature e dettagli, durezza e malvagità: «...l’ho visto io come tremava nudo / minacciato dal fucile che si era inceppato, / mica si scomponeva l’ufficiale / scambiava con il sottoposto una battuta / frattanto che ripristinava il percussore». Nella sua coinvolgente Prefazione, Giuseppe Conte sottolinea che il volume «ha un centro tematico di dura, cupa potenza: il campo di sterminio e l’olocausto, che in questi versi appaiono nella loro brutalità fisica, nella loro violenza materiale, assoluta». E aggiunge: «Alla fine, il lettore apprezzerà l’energia di questo libro. Una energia etica che ribalta il male mentre lo inscena, e ne mostra l’intollerabile, banale disumanità». Le voci che di volta in volta raccontano e riferiscono i fatti ci invitano ripetutamente alla consapevolezza, a non chiudere gli occhi, ci esortano a non dimenticare lo strazio spaventoso, enorme e micidiale, l’assurda «sciagura senza senso» dei lager nazisti. Forni crematori, camere a gas, fosse comuni, recinzioni, baracche, cortili fangosi, paesaggi e scenari desolati dove accadono le azioni più bestiali e feroci. Le regole applicate e gli ordini impartiti perseguono un unico fine: annientare psicologicamente e fisicamente il nemico, la vittima, il prigioniero: «la minima infrazione e sei fregato / sul posto ti fucilano, ti bruciano sulla / graticola – due volte non ci pensano». Da un parte impeccabili divise militari, «il nerbo / di bue che stringe l’SS nelle mani», dall’altra stracci sporchi e maleodoranti, «un mestolo di rape al giorno»; da una parte guardie, carnefici, canaglie, assassini metodici e brutali (come il capo del plotone «con cui si può star certi che i massacri / filano lisci...») e dall’altra sguardi persi nel vuoto, sofferenze, umiliazioni, disperazione, angoscia, terrore, corpi violati e torturati («appena dietro il filo, la catasta / nuda dei corpi...»).
Sulla strada per Leobschutz
La Vita Felice editore, pag. 60, 10,00