G.P. Grattarola per R. Pacilio
![]() Gli imperfetti sono gente bizzarra
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autori: | Rita Pacilio |
formato: | Libro |
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Su Mangialibri, recensione per "Gli imperfetti sono gente bizzarra" di Rita Pacilio a firma G.P. Grattarola
Sentimenti primari e immagini irrequiete affiorano nei modi di un’urgenza trattenuta a stento in un contesto troppo duro per qualsiasi dolcezza e si abbattono sui versi scaricando l’esplosione nella poesia: “Sputa i suoi drammi/ coi colpi di tosse/ per gioco, per amore/ scorie sottili nelle mani esibite// è latente lo scontento sulle spalle.// Gli imperfetti sono gente bizzarra/ lasciati nell’arena, non so dire esattamente,/ come un silenzio, un ghigno./ Ho pensato che Dio ama l’insicurezza/ e le sfumature dei dirupi.// Io mi trovo qui dove non si torna indietro.” L’enigmatica e deliberata oscurità del dettato sembra quasi volerci portare lontano dalla realtà. Eppure di realtà nei versi se ne trova molta. Non registrata direttamente, ma minuziosamente ricreata e filtrata da un immaginario a tinte forte, nutrito di incubi personali e di fantasmi collettivi sgorgati da un imperscrutabile arcano: “I camici verdi gli camminano accanto/ è una lenta collina che si muove/ lacci e aghi senza aroma/ a febbraio che trascorre svelto.// Dietro i vetri nessuno suona flauti/ ormai le croste sono piaghe/ se il capo sui ciottoli non fa rumore/ allora i pensieri sono altrove.// Chissà cosa sogni quando tutto tace.” …
Gli imperfetti sono gente bizzarra è il titolo accattivante e al tempo stesso vertiginoso della nuova raccolta poetica di Rita Pacilio. Un’antologia di testi lirici e appassionati nella quale prevale una tensione immaginativa tormentata e visionaria, una vocalità disadorna, intricata e fremente che cova in sé un pathos singolare: l’enigma, la compresenza di molti segni linguistici nell’unico effettivamente esibito. Nella cupa dispersione di coordinate gli è indissolubile compagna, o sorella – come punteggia la prestigiosa penna di Davide Rondoni nella sua illuminante prefazione alla raccolta – la poesia, che è per l’autrice di San Giorgio del Sannio (BN) una zona simbiotica, sinergica da cui ella attinge tutta la linfa necessaria per tentare di calarsi nell’ibrido magma conoscitivo con voce scardinante. Poco importa che l’esplorazione poetica riveli spazi ignoti e conduca verso distanze vertiginose, per poi cavarne, magari solo per disperazione, un barlume di fiducia, o almeno di tormentata aspirazione a vivere. Sta al lettore orientarsi tra le acque cupe e tenebrose di un incubo che scorrono non poi così lontano da noi.