I. Fedeli per Marco Bellini
![]() Sotto l'ultima pietra
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autori: | Marco Bellini |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Le Voci della Luna n. 56/2013- Ivan Fedeli per Marco Bellini
Marco Bellini “Sotto l’ultima pietra” (ed, La Vita Felice, 2013)
Il nuovo libro di Marco Bellini, “Sotto l’ultima pietra” (Ed. La Vita Felice, 2013, pag. 78 euro 12,00) è libro di piena maturità. Parla di un viaggio, personale e plurimo, un percorso iniziatico della parola che, attraverso vere e proprie stazioni di passaggio, luoghi topograficamente identificabili, almeno inizialmente, nell’andamento sinuoso dell’Adda, si compie come nelle tappe di una via crucis attuale e tremendamente a noi vicina.
È il vero la chiave gnoseologica con cui Marco apre lo strumento della poesia: una prova difficile, densa di tranelli, quali la dimensione cronachistica, o il dato fine a se stesso, che il poeta supera brillantemente mediante una scelta stilistica di tono medio, quasi oraziana nella sua implicita condanna-complicità di ciò che narra e apparentemente al di sopra di un giudizio, che, nella sua completezza, viene lasciato al codice morale del lettore, alla sua sensibilità nei confronti del discorso poetico.
È libro unitario, questo di Bellini: parla di noi, degli ultimi, dei dimenticati, dei pasolinianamente rimossi. E, nel contempo, libro di superamento delle nostre proiezioni e di apertura all’alterità; valore aggiunto che, in abbozzo nelle precedenti opere, già fortemente marcate da un forte senso morale, ora mostra pienezza di contorni e determina uno scarto qualitativo nella produzione dell’Autore.
“Sotto l’ultima pietra” è dunque analisi dell’intorno di noi: ciò che accade nel libro è la vita che tenta una ribellione all’esistenza chiusa, al paradosso del male che accade nonostante la poesia funga da catarsi, banco di prova di una ribellione destinata allo scacco. Poesia come strumento salvifico, dunque? Non inganni il lettore il tono da indagine, in alcuni casi da denuncia, Bellini apre il linguaggio alla cruda realtà come un mezzo di ricerca di cause; tutto il narrato è poeticamente corretto, quasi un sistema chiuso, entropico. In questo sistema l’io – poeta emerge in qualità di occhio esterno che svincola la situazione reale dalla densità delle cose e la trasforma in un paesaggio di senso, in cui il luogo, l’individuo, la situazione, sono solo appendici di una dimensione generale di spaesamento interiore, di una volontà latente di decostruzione del mondo.
È l’occhio del poeta che ricostruisce l’ordito dal suo interno; lo fa attraverso una forma poetica asciutta, mai simile a se stessa. È in questa variatio che il sistema chiuso mostra le sue falle più evidenti, fino a trasformarsi in appello, densità di sentire. La novità del libro è necessariamente questa continua frammentazione della parola che assume i tratti del ricordo, della cronaca, della denuncia, senza ripensamento. Le sezioni del libro si compenetrano e si bilanciano, sia che l’Autore parli di una dimensione personale passata, ricca di evocazioni, ricordi, ferite (si veda a proposito la stupenda “Donna del gioco”, pag. 14, o “Arimo”, pag. 19, forse il testo più denso della raccolta), sia che allarghi la prospettiva alla rete conflittuale del presente (emblematico, a proposito, il trittico “All’angolo di San Vittore”, pag.43, che chiude magistralmente la seconda sezione). Bellini, così facendo, supera il Novecento per ancorare la propria poesia a nuovi spunti di ricerca, senza bisogno di manifesti giustificativi o di stereotipi di riferimento. La nitidezza dello stile e del sentore bastano a se stessi, tanto da evocare una pietas, un senso di condivisione emotiva anche nei palati dei lettori più raffinati. Se serviva una prova importante per uno scrittore in continua maturazione, questa c’è stata. “Sotto l’ultima pietra” , scrittura polifonica, come viene detto nella breve nota introduttiva, è libro mai scontato, piena energia per una poesia che, spesso, ristagna nelle secche della ripetitività o, peggio, nel messaggio narcisistico -adulatorio.
Ivan Fedeli