Imperfetta Ellisse - Rita Pacilio per Anna Maria Dall'Olio
16.03.2016
![]() Fruttorto sperimentale
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autori: | Anna Maria Dall'Olio |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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http://ellisse.altervista.org/index.php?/archives/832-La-vita-dipinta-e-suonata-con-la-poesia,-nota-di-Rita-Pacilio.html#extended
‘Una nuova sfida poetica’ (prefazione di Annamaria Pecoraro) di Anna Maria Dall’Olio in questo recente lavoro in versi dal titolo ‘Fruttorto sperimentale’ – La Vita Felice, 2016 in cui l’arditezza linguistica consegna al lettore spazi di denuncia sociale misti a redenzione e purificazione degli stessi. Fluttuano, in modo repentino, scenari viscerali, trasgressivi e poco convenzionali, ingegnose invenzioni per discutere del quotidiano e dell’equilibrio interiore, e immagini taglienti, ma di inclinazione verso l’introspezione e il silenzio. Una scrittura poetico-metafisica che, con taglio epilettico, separa l’immaginario dalla cruda realtà.
La chiorba mi dole, ir bombo m’allomba,
or che fo, son vecchio, m’accallo sur divano,
stamane ‘un ho attuìto, enno tutte grane,
or aùgno ir teleomando, or che fo.
Tutt’un grand’armanacca’ un aggeggià
tutt’un arrocchettìo tutt’un arruzzolìo,
un troiaio gli è divento ir mondo,
un tremoto, ‘un mi ci rinvengo punto.
Bastraoni barcocchiano su’ pà.
Biasciaostie, boddoni, un appicciùme.
Budelli s’avvorgolano alle mane.
Tutt’un buscionaio. Proprio un canaio.
La mi’ vita, l’ho fatta. Badalì.
Spengo tutto. ‘Un mi resta che morì.
A Pescia, guarda un po’
La testa mi duole, l’alcool mi stanca,/ ora che cosa faccio, sono vecchio, mi sistemo sul divano,/ stamani non sono riuscito a fare tutto, sono tutti problemi,/ ora afferro il telecomando, ora che faccio.// Tutto un almanaccare un aggeggiare/ tutto una situazione confusa un rumore confuso,/ un male assoluto è diventato il mondo,/ un terremoto, non mi oriento per niente.// Giovinastri riempiono il padre di botte./ Baciapile, grassone, un appiccicume./ Donne poco serie s’avvolgono alle mani.// Tutto un ginepraio. Proprio un casino./ La mia vita, l’ho fatta, guarda un po’./ Spengo tutto. Non mi resta che morire.
I miei occhi non si chiusero
Iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Papà mamma tutti salparono.
Ultim’ora. Livorno. Traghetto brucia.
Papà mamma tutti perirono.
I mieiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Sulla nave son nata.
Con lei sulle spiagge deserte,
con lei sul banco di scuola.
All’improvviso ci svegliammo:
sognammo gente salvata dal babbo,
sognavamo grumi di fumo.
I miei occhiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Il dito sempre puntato sul babbo
In mezzo a tanti ma tanti marinai.
Presto si disse stop alla ricerca.
Il mouse sempre puntato sul traghetto,
poco dopo partii per altro mare.
Cosa come di chi la colpa. Cerco.
I miei occhi nooooooooooooooooooooooon
I miei occhi non si chiusero.
Percorsi incandescenti
gironi d’inferno roventi
per ore pascolai per morti.
I morti non mi vollero
i miei occhi non si chiusero.
[Si fa riferimento alla tragedia del Moby Prince, il traghetto che, la sera del 10 aprile 1991, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo al largo del Porto di Livorno. Nel rogo successivo allo scontro morirono 140 delle 141 persone a bordo del Moby Prince tra equipaggio e passeggeri. Unico superstite, il mozzo Alessio Bertrand.]