L. Sorrentino su Toni
![]() Democrazia
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autori: | Alberto Toni |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Articolo pubblicato su poesia rainews24
Alberto Toni, “Democrazia”
17 / 1 / 2012
Poesia e Impegno civile: Alberto Toni “Democrazia”
a cura di Luigia Sorrentino
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“Democrazia” è il nuovo libro di Alberto Toni pubblicato nel 2011 per le edizioni La Vita Felice, (euro 8,00) nella collana Sguardi, con la nota critica di Gabriela Fantato e la postfazione di Elio Pecora.
Il poemetto, (suddiviso in cinque sezioni, “Mettiamo che qualcuno sorprenda”, “Democrazia è pazienza, abbonda”, “Lucinando, così, con quello che abbiamo”, “Hai documenti, soldi, un cellulare?”, “Gli alberi vivi. Frassini, acacie, pioppi”) ha, in epigrafe, un brano tratto da “Primavera di bellezza” di Beppe Fenoglio: «Hai un’idea dei morti? Il bollettino dell’una dovrebbe già parlarne.»/ «Vuoi che in un’ora li contino tutti?» / «Non lo rivedranno mai, credi a me, mai.» / «Uno almeno di questi bestioni lo avranno abbattuto?» La scena si apre su quel che resta alla fine dell’offensiva. Lo scontro è finito con ‘una vittoria’, nelle strade non c’è più odore di stantìo, la protesta si è chiusa a braccia aperte. […] “A turno, la parola, da nord a sud/ in assemblea, anche le madri, ciò/ che resta in un giorno qualsiasi/ in una primavera appena cominciata/ e bella.” […] scrive Alberto Toni. Alle porte bussa la Carta (ndr. costituzionale), che riconoscerà nella forma i diritti fondamentali del cittadino, con una Repubblica democratica fondata sul lavoro e la sovranità affidata al popolo. L’autore parte dalla generazione che ha avuto il progetto di ricostruire l’Italia, dall’energia del fare, per arrivare fino ai giorni nostri, che si inscrivono in parole quali esodo, ma anche resistenza dei nativi alla migrazione. Il vecchio e il nuovo popolo si scalda all’ideale della giustizia, alla regola scritta, all’uguaglianza, alla città più vicina e ospitale. […] “Abbi pazienza,/ per la democrazia abbi pazienza.” […] scrive il poeta.
Lo scorrere del tempo annullerà il dolore, ma non cancellerà mai il nome dei caduti, le vittime sacrificali della Storia. […] “Dovunque si alza un cuore, là / si conservano intatti gli accordi./ Il viaggio è ancora lungo e troppi/ sono i pericoli. Abbiamo pazienza/ e la pazienza è il ramo sempreverde.” […]La Nuova Storia, quella dei giorni nostri, potrà costare ancora vittime, sangue e sofferenza, opposizione, ma, scrive Alberto Toni, è necessario credere nel domani, perché la morte non sia definitiva. Democrazia, quindi, come costruzione epica della società e arcaica della città (la polis di Atene) che contiene in sé l’utopia della città nuova, figlia della globalizzazione: […] “Ma non avevamo tutto? Pasta, pane, carne,/ acqua potabile, case, strada, folla, inni, / stadi, piscine per la domenica, schermi, / ritratti artefatti degli antenati, dolci, /loro obesi.”[…]
Con “Democrazia” non è certo la prima volta che Alberto Toni si accosta a tematiche civili ed etiche. Frequentemente la sua poesia si pone come intervento e meditazione, tra realtà e desiderio. Tracce evidenti le troviamo sparse nei suoi precedenti libri, da “Dogali” (1997), alla poesia “Quarto Stato” in “Alla lontana, alla prima luce del mondo” (2009). “Per questo autore – come scrive la Fantato nella nota critica di introduzione al libro – la poesia nasce e fortemente vive proprio laddove tutto sembrerebbe perduto, dove occorrono ancora di più l la speranza e la pazienza che sempre alimentano la vita e nutrono anche la convivenza comune.” [...] Ed è proprio così: la poesia di Alberto Toni nasce da un sentimento collettivo di perdita, di disorientamento, di spaesamento. Ma, da poeta vero, Alberto Toni sa attendere, Democrazia è pazienza, è speranza. Abbonda la pazienza sulle nostre teste, ed è proprio la pazienza che nutre l’esperienza.
Nel libro appaiono i nomi che appartengono alla formazione dell’autore: De Amicis e Pasolini, (il primo Pasolini, quello delle “Ceneri di Gramsci”), che in modo diverso hanno mirato alla educazione del popolo inteso come primavera, (nuova era), e come motore della Storia. Elio Pecora nella post-fazione al libro scrive: [...] “Se l’epigrafe di Fenoglio ci conduce al tempo della Seconda guerra mondiale, con un’estensione di accadimenti e di riflessioni che riguardano le guerre di ogni tempo, le citazioni da Pasolini e da De Amicis esaltano e riducono la società umana a una condizione persistente di rivolta contro l’oppressione.”[...] Come? Proprio ridando il potere al popolo, attuando e sillabando la parola D-E-M-O-C-R-A-Z-I-A: δeμος (démos) popolo e κράτος (cràtos) potere. E in questo senso il poemetto di Alberto Toni davvero traccia l’orientamento per una società democratica:[...] “La legge scritta, ma prima ancora/ quell’idea di proteggersi, alla luce,/ prima ancora di sorreggersi e poi per/ gli altri rimasti indietro nella truppa,/ radi// ” [...]
(di Luigia Sorrentino)
—
[...]
Nel fango, esterrefatti, andiamo
a raccoglierli, vuoi vedere la mia
giacca a brandelli e ciò che resta
come in un museo di solitudine
e di guerra?
A turno, la parola, da nord a sud
in assemblea, anche le madri, ciò
che resta in un giorno qualsiasi
in una primavera appena cominciata
e bella.
Pulire la strada, rassettare, prendere
la parola, perderla, dividere, tacere,
il tonfo, la gamba che fa male, ora
mi fermo e ascolto, ora che tutto è
deciso.
Quando scende la notte sui tetti e
tutto è fermo, lì non basta, non
serve, non altro spirito che fermare
la diaspora e scendere a patti in
ombra.
[...]
Democrazia è pazienza, abbonda
la pazienza sulle nostre teste, nei
cuori, la scia lunga degli automezzi
al confine. Un ragazzo sventola la
bandiera.
Audace per scelta forzata di libertà -
lieti saranno i giorni, in festa anche
nei campi liberati, e il confronto
serrato con la popolazione, serve
tutto.
Dovunque si alza un cuore, là
si conservano intatti gli accordi.
Il viaggio è ancora lungo e troppi
sono i pericoli. Abbiamo pazienza
e la pazienza è il ramo sempreverde.
[...]
Abbi pazienza.
Per la democrazia abbi pazienza.
Una rinuncia
o forse la miccia, Nino, come l’altro,
Tito,
seduti adesso a forza dopo una perlustrazione,
le scosse dell’automezzo. E le dita provate,
il cappello, stai buono se no ci scoprono.
C’è di mezzo la politica. Ma il cielo,
il cielo viola di cenere e lapilli, dopo
lascerai il bel canto di lei per unirti
a noi? Lei, la bella musicista a cui
aspiri.
Ti teneva con il bel concerto mentre
fuori imbruniva e gli altri discutevano.
La poesia che incendia e non lo sai
nemmeno è più graffiante di una lettera
da casa.
[...]
Alberto Toni (da: Democrazia, La vita Felice, 2011)