LA POESIA DI ANTONIO LANEVE - Nota di Luciano Aguzzi
10.01.2023
![]() Lezione frontale
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autori: | Antonio Laneve |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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LA POESIA DI ANTONIO LANEVE di Luciano Aguzzi
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L'ultimo libro di poesie di Antonio Laneve è intitolato «Lezione frontale» (Edizioni La Vita Felice [collana "Agape", 225], 2022, pp. 100. Euro 12,00) e ha una mia «Prefazione» richiestami dall'autore e dall'editore che conosco da diversi anni. Ma non voglio qui ripetere ciò che il lettore piò leggere in quella «Prefazione», bensì seguire un diverso cammino di avvicinamento e lettura della poesia di Laneve.
L'autore, nato a Cantù (Como) nel 1965 ha abitato a lungo a Cermenate prima di trasferirsi a Milano dove, nel 2012, si è sposato con l'insegnante e poetessa Barbara Rabita. Continua però a lavorare a Cermenate, prima in un Ipermercato, esperienza da cui ha tratto un volume di racconti brevi («L'Iper lì. Viaggio surreale dentro a un centro commerciale», Albatros editore, gennaio 2012), ora presso la Bolton Group S.r.l., multinazionale che opera nel settore della produzione e distribuzione di beni di consumo, in particolare alimentari e cosmetici, che a Cermenate ha uno dei suoi centri produttivi, in particolare di tonno in scatola. Svolge mansioni tecniche e logistiche.
Non ha una preparazione accademica, ma fin da giovanissimo ha avuto la passione per l'arte, cominciando dalla fotografia. Oltre a fotografie realistiche come ritratti, paesaggi e documentazione di eventi, ha in attiva una ricerca che destruttura il realismo in particolari che di per sé sembrano astratti, ma che assumono invece un significato realistico simbolico e metaforico. La realtà, con la trasformazione operata dall'occhio dietro l'obiettivo, è costretta, quasi potremmo dire, a svelare suoi aspetti che altrimenti resterebbero nascosti.
Analoga operazione la svolge dal 1999 con la poesia. In quell'anno pubblica la prima esile raccolta col titolo «La rivincita delle nuvole» (Editrice Marna, Barzago di Lecco, marzo 1999), cui segue nel 2001, per lo stesso editore, «Alter ego», divisa in due parti: «Il silenzio della coscienza» e «La posizione degli elementi». I titoli sono già indicativi di una ricerca di "senso", di "autenticità", col quale e nel quale l'elemento fragile, sfuggente, mutevole - le "nuvole" dell'esistenza - ha la sua rivincita. Ma lo sdoppiamento fra il lavoratore e cittadino della vita quotidiana e la coscienza che nel suo apparente silenzio cerca i punti di forza a cui tenersi, causa quell'«Alter ego» che è l'Ego intimo, il vero Ego in cui l'autore si riconosce e trova se stesso.
Non si tratta però di quella letteratura che un tempo si definiva «selvaggia», che usciva dalle fabbriche e dagli uffici a opera di poeti non laureati per denunciare l'alienazione della condizione operaia. Antonio, salvo che nel libro in prosa sopra citato, non nomina mai la fabbrica. L'alienazione di cui si occupa è di tipo esistenziale, assai più vasta e complessa e riguarda gli stili di vita propri della modernità. Li aggradisce con una critica calma eppure radicale, costruita a poco a poco sull'uso del gioco di parole e sulla battuta. Componimenti brevi, epigrammatici, che delineano un percorso di analisi del proprio intimo e di uscita con l'ironia e il distacco, con una scelta di vita che valorizzi l'essere e non l'avere. Ironia anche, e soprattutto, verso se stesso, verso le proprie fragilità, i propri timori, le incertezze, il dissidio continuo fra la propria audacia e la propria vigliaccheria. In una poesia di «La rivincita delle nuvole», dopo aver colto questa sua contraddizione e la voglia di scappare, prosegue e conclude: «So benissimo / che tutto ciò che voglio / è essere inseguito».
Dopo un lungo periodo di silenzio, Antonio, insieme alla moglie Barbara, pubblica un libro di poesie a quattro mani, intitolato «Convergenze» (CTL Editore, Livorno, gennaio 2018). Anche in questa raccolta la parte firmata da Antonio da solo è composta di componimenti brevi che potremmo definire epigrammi lirici. L'accostamento di termini contrastanti è un'espediente lessicale del gioco di analisi dell'io e, attraverso l'io, della società in cui viviamo. Se vive una «Vita truculenta» è però «flagellato da ogni grido» e «condannato al silenzio». Ma nel silenzio l'autore afferma «devo innaffiare altre sfide». La sfida è la continua tensione per uscire dal «truculento» quotidiano ed «essere» ciò che la propria coscienza desidera e riconosce.
È nel libro «Calembourgh (Raccolta di) poesie?» (Libeccio Edizioni, Livorno, novembre 2019), che la «tecnica» del gioco di parole trova la sua definitiva formulazione ed efficacia. Il titolo stesso è un gioco di parole, una fusione fra «calembour» e «borgo», come dire: il paese dei giochi di parole. Il "calembour", com'è noto, si basa su parole che hanno forma e pronuncia simile ma significati diversi. Ed ecco «Il caro istinto» (giocando sulla rassomiglianza fra istinto e estinto):
«Aggiungerò sudore e ferite
«per spostare l'evidenza
«oltre la barriera dell'ovvio.
«La variabile del caro istinto
«non può rimanere immobile.
*
Fra «paranoia» e «cara noia» la scintilla produce questi versi:
«Smarrimenti quotidiani
«perennemente incompleti,
«scadenze vertiginose
«spolverate di continuo
«per paura di riposarsi...
«Siedi qui, cara noia
«accanto al mio distacco
«e contempla con me
«l'insensata fretta del mondo
*
Mi divertirebbe continuare, ma lo spazio tiranno me l'impedisce. Passiamo all'ultimo libro di Laneve, «Lezione frontale».
Nelle poesie del libro non si incontra mai la parola «frontale», che resta nel sottotesto. Ma nella prima poesia, di significato programmatico e un po' introduttivo a tutto il volume, incontriamo il termine «lezione». E da qui parto per alcune considerazioni sul libro e la poesia di Antonio.
INCOERENTI
*
Applicare la lezione
ai sensi dell'articolo Uomo;
vanitosi maestri, noi
incoerenti discepoli
con l'assoluzione in tasca
quando la vita s'inerpica
obbligando a scomodi passi.
*
Regaliamo tabelle di marcia
e consigli per artisti,
poi chiudiamo le finestre
a illuminato buonsenso
al prezzo dell'ultima voce
dal nostro vile registro.
*
L'aggettivo «Incoerenti» è una costatazione e un'accusa. Noi siamo «incoerenti discepoli» di «vanitosi maestri». Non applichiamo la lezione ricevuta «ai sensi dell'articolo Uomo», ma magari solo ai sensi dell'articolo Uno, o Due ecc.
La "lezione frontale" è quella della vita, a cui molti cercano di sfuggire con l'incoerenza, con la negazione, con l'oblio, con l'incoscienza, mascherando la realtà.
L'incoerenza è a doppio senso: non ascoltiamo le lezioni che riceviamo, ma spesso pretendiamo di darne ad altri, senza però che noi stessi si seguano i consigli e le tabelle di marcia che prescriviamo agli altri.
Ma Antonio non ha lezioni da dare, si qualifica discepolo e non maestro. La lezione viene dalle cose e dall'ordine sociale e bisogna apprenderla più per sfuggirla che per applicarla. Parte da osservazioni della realtà comune che però investe con la sua sensibilità artistica e il lavoro sull'espressione formale per piegarla, anzi costringerla, in modo che riveli ciò che allo sguardo ingenuo non appare. Basta sostituire una parola a un'altra che subito il "senso comune" di qualche frase scontata ci mette su un ben diverso binario e ci porta alla scoperta del contrasto fra inautentico e autentico.
Nella poesia «Sopravvivenza» il poeta, nel primo verso, sostituisce «piaga» con «piega» e nell'ultimo «codesta sopravvivenza» con «codarda sopravvivenza» e questi due giochi di parole bastano a racchiudere un sguardo nuovo e più profondo sulla "realtà" di cui si parla.
Il gioco di parole, la ricerca linguistica, lo spiazzamento lessicale che diventa immagine e metafora inattesa che ci permette di andare oltre l'«evidenza dell'ovvio», costituisce il filo rosso continuo della ricerca e dello stile di Antonio.
La fonte dell'alienazione umana, della vita inautentica, sta nell'adagiarsi delle persone nella banalità della vita quotidiana fitta di indifferenze, di chiusure egoistiche, di scelte secondo la comodità e non secondo la verità e la saggezza, quindi sempre un po' opportunistiche e vigliacche. Il lasciarsi trascinare dagli altri, dal gruppo, dalle convenzioni sociali che ci portano a camminare sulle «altrui gambe». Il rinunciare, in sostanza, a se stessi e alla propria libertà perché essere se stessi e liberi comporta fatica, dubbi, fallimenti e anche vittorie, ma pagate a caro prezzo e con fatica.
L'alienazione è la vita quotidiana accettata come unica vita possibile, fasciata e difesa con i pregiudizi, con le rinunce, con le ipocrisie, con la rimozione dei sogni e delle speranze che diventano poi rimpianti, anche questi da far tacere.
Di questa esistenza inautentica, alla ricerca almeno dei bagliori di quella possibile e autentica, la poesia di Antonio Laneve si fa fotografia, bisturi che incide.
Egli ci rammenta «che l'infinito è qui». Ma il gioco di parole fra «rammento» e «rammendo» ci dice che l'infinito è qui, ma in mezzo ai detriti, agli assaggi, alla fame di sapere; è dentro l'assurdo, o ciò che assurdo pare. Mettendo insieme tutto questo, cucendolo insieme, possiamo comprendere, ricordare, che, appunto, l'infinito è qui.
Qui, nella nostra vita quotidiana. Si tratta di scavare per farlo emergere e per dare alla nostra vita la giusta misura, l'equilibrio, il rapporto armonico fra le cose quotidiane viste come epifenomeno di ciò che quotidiano non è, di ciò che appartiene alla dimensione dell'autenticità senza tempo.
Le ottanta poesie di «Lezione frontale» sono piene di ironia, ma spesso si tratta di ironia amara e tragica che riflette sulla condizione di fragilità della vita. L'autore parla per sé e per gli altri e le espressioni connotate negativamente sono parecchie.
Non sono però espressione di un chiuso pessimismo, bensì di una lucida considerazione che si rovescia nello scatto dell'ironia e si fa critica sarcastica. Se è vero che nessuno è innocente perché il mondo è come un Ipermercato nel quale dobbiamo per forza andare a rifornirci, e nessuno riesce a sottrarsi del tutto alla sua logica, è però vero che lo si può percorrere con stupore e ironia e senza piangere più del necessario sulle illusioni cadute e continuamente cadenti.
Antonio Laneve ci aiuta a farlo». Leggiamo la poesia riportata in quarta di copertina:
SOPRAVVIVENZA
*
Mettere il dito nella piega
dei rimpianti ancora caldi
e non trovare sangue
che aiuti a decifrare
pagine di fallimenti cronici
mai assorbiti.
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In fondo all'estensione
vitale raggiunta a stento
l'agguato dei dubbi torna
con la postura dei dèmoni.
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Capiremo solo per sbaglio
codarda sopravvivenza.
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I due giochi di parole: piega / piaga e codarda / codesta all'inizio e alla fine racchiudono un quadro drammatico, direi quasi disperato, dell'esistenza umana dei più. Questo quadro analitico, pur nella sua estrema e metaforica sintesi, è supportato, nel corso del volume, da molteplici immagini e annotazioni che, legate insieme, ci forniscono il testo e il contesto completo di un racconto sulla vita inautentica e sulla sua alternativa, che non è una determinata vita definita come autentica, ma piuttosto la ricerca, sempre in corso e sempre incerta, della propria personale autenticità.