Luigi Cannillo per Stefano Vitale con «La saggezza degli ubriachi»
![]() La saggezza degli ubriachi
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autori: | Stefano Vitale |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Luigi Cannillo per Stefano Vitale con «La saggezza degli ubriachi». Articolo pubblicato nel fascicolo III . 2018 della Rivista CENOBIO diretta da Pietro Montorfani.
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Stefano Vitale, Poesia tra saggezza ed ebbrezza
La saggezza degli ubriachi, Ed. La Vita Felice, Milano, 2017
Due delle strade percorse dalla poesia, apparentemente in contrasto, sono da un lato il pensiero, la riflessione, la meditazione, e, dall'altro, l'emozione, l'euforia. La prima privilegia il controllo e la speculazione, la seconda l'edonismo, l'abbandono ai sensi percettivi. I due percorsi possono comunque intrecciarsi, scorrere paralleli, non necessariamente elidersi l'un l'altro. È quello che avviene nel titolo e nelle intenzioni della raccolta di Stefano Vitale, perseguito nella articolazione tematica delle diverse sezioni, accomunate comunque da un tono e da strumenti linguistici tendenzialmente omogenei.
Il tono più pensante e interrogativo caratterizza le sezioni iniziali, in particolare - ma non esclusivamente - la prima, dalla quale trae il titolo l'intera raccolta. La rifessione si muove tra due poli complementari. Il primo è quello della finitezza umana, dell'errore. Come esseri imperfetti siamo influenzati dall'illusione, dal limite che caratterizza la nostra imperfezione: "L'idea della perfezione/ ci perseguita implacabile/ azzanna i nostri pensieri/ bestia della notte che s'aggira/ dissimulata in comandi, precetti e avvertimenti/ che proteggono dall'angoscia e dalla morte/ ma ci consegnano al nemico [...]". Il secondo è la responsabilità della Parola e della Verità, compito fondamentale della poesia: "Tirar fuori dalla selva del tempo/ una parola certa e precisa/ che ci rassomigli una volta per tutte/ per dare un senso/ al silenzioso scrutarsi delle cose:/ è questa l'incrollabile speranza/ che porta al fine di ogni arte./ [...]". La conflittualità permanente tra imperfezione e tensione alla verità ha come percorso parallelo, visivo e metafisico allo stesso tempo, l'opposizione tra buio e luce in tutte le varianti, dall'ombra ai bagliori, dall'oscurità alla luce riflessa. Il viaggio burrascoso del pensiero viene così visivamente sostenuto, sottolineato visivamente, dall'eterno conflitto tra luce e Tenebre. Ma non basta: l'aspetto delle modalità percettive, essenziale per cercare di entrare nel cuore dell'intenzione poetica di fondo, si riflette e si sdoppia in controfigure, figure gemellari, immagini riflesse da specchi deformanti, in una specie di labirinto alla fine del quale gli eventi e il pensiero corrono il rischio di giungere alterati: "Anche gli specchi possono sbagliare/ restiuire ombre disfatte/ pensieri capovolti, cenere dimenticata/ nella vecchia conchiglia riciclata./ Dalla finestra i contorni delle cose/ di fuori e di dentro si confondono/ [...]"
Nelle ultime due sezioni della raccolta, "Dal terrazzo" e "Moments musicaux" sembrano affermarsi invece diverse espressioni dell'ebbrezza attraverso la gioia della vista e dell'ascolto. Lo stato di grazia della natura, la potenza evocativa della musica contribuiscono ad esaltare la Bellezza e la riuscita dell'atto creativo, distendono anche i versi e la suddivisione strofica con indulgenza ritmica e cantabilità. Ma non rinunciano, nemmeno nel momento del possibile edonismo e dell'abbandono al piacere, alla necessità dell'esattezza nella ricerca della formalizzazione: "Desideriamo tutti una forma,/ ma cè una forma?/ Appare e scompare un corpo liquido/ di colori, timbri, altezze, suoni e dolori, sfuggenti onde dell'attimo/ si scompongono e ricompongono/ sotto i nosri occhi attoniti e scivolano via/ tra mani inutilmente tese./ [...]"
Ricorre.come dominus e limite, come memoria e frequenza, come continuità e caduta inesorabile, il Tempo: "tempo in gabbia", "crocevia del tempo" o "la tavola del tempo". La sua attesa, la sequenza delle sue minime unità costituiscono una sfida alla fragilità e alla ostinazione degli umani: "Un gesto della memoria/ gratta via la malinconia dai muro della notte/ vibra zoppicando, smozzicando, insanguinando/ laria umida di teste ritmate/ folate di vento, sciami di suoni/ affacciati al vetro del tempo/ [...]"
La saggezza degli ubriachi è quindi una raccolta che dal punto di vista tematico manifesta profondi interrogativi esistenziali sulla nostra natura, sulle ragioni stesse dello scrivere. Il Soggetto non si espone quasi mai direttamente in prima persona, ma preferisce utilizzare la prima persona plurale: non sono tanto le reazioni individuali a essere messe in rilievo, quanto un destino collettivo. Anche per questo il clima meditativo antiretorico e gli slanci percettivi, al riparo dalle ambizioni dell'Ego, scelgono piuttosto misure di sobrietà e omogeneità nei diversi testi. L'eleganza della versificazione, ricca talvolta di figure di suono, alitterazioni, assonanze, percussioni in singoli versi sembra rispondere alla ricerca della forma del testo già sopra citato in modo misurato. Allo stesso effetto contribuisce la sintassi lineare e solida. Invertendo l'ordine dei fattori citati nel mio titolo, cioè anteponendo Ebbrezza a Saggezza, il percorso si rovescia, ma non il senso fondamentale della raccolta: forse è proprio dalla percezione ebbra della Bellezza e della finitudine umana che si può arrivare a considerare la vita con il necessario distacco. Il che non significa in Vitale una separazione dai fenomeni, ma la distanza necessaria per acquisire ed esercitare una visione estesa degli stessi, a fondare la consapevolezza della sua complessità e verità poetica.
Luigi Cannillo