M. Cohen su Toni
![]() Democrazia
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autori: | Alberto Toni |
formato: | Libro |
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nota pubblicata su \"Punto - Almanacco della poesia italiana\", 2 - 2012, Puntoacapo Editrice
Alberto Toni, Democrazia, La Vita felice, Milano 2011. (di Manuel Cohen)
Sulla buccia di banana della poesia eroico-civile era scivolato rovinosamente Giuseppe Conte nel 1992, tradito da un eccesso d’enfasi e dall’ostensione retorica di marca dannunziana, nel tentativo di misurarsi con i versi celeberrimi di Walt Withman dedicati alla Democrazia. Con il tema, meglio, con questa grande idealità del pensiero occidentale, si misura ora, sorretto da una buona dose di understatement e buon senso, Alberto Toni, giunto al suo ottavo libro di versi, autore raffinato che si affida da sempre a una lingua chiara e garbata, di ascendenza penniana (il poeta su cui discusse la tesi di laurea) sobria e luminosa, distesa e numinosa, anche quando affronta argomenti etici e civili, come se ne ravvisano tracce in Dogali (1997), e in Alla lontana, alla prima luce del mondo (2009). Quasi a conclusione della puntuale e articolata introduzione Gabriela Fantato scrive: “Per questo autore – a mio avviso – la poesia nasce e fortemente vive proprio là dove tutto sembrerebbe perduto, dove occorrono ancora di più la speranza e la pazienza che sempre alimentano la vita e nutrono anche la convivenza comune”. Ed il poemetto, articolato in cinque movimenti, si apre con una citazione da Primavera di Bellezza (1959), di Beppe Fenoglio, con ogni probabilità il miglior narratore di guerra nel romanzo italiano del Novecento , il più epico e popolare, che in Primavera di bellezza affronta le questioni delusive emerse dopo l’8 settembre 1943 in coloro che avevano creduto nell’avventura di guerra propugnata dal fascismo. Ora, se il passo di Fenoglio riverbera su un preciso episodio della Seconda Guerra Mondiale, occorre tuttavia dire che il poemetto di Toni allude e rinvia a svariati episodi della storia dell’umanità e a nessuno in particolare; infatti quello che è avvertibile e quanto a lui preme segnalare è una percezione di destino individuale e collettivo, una Geschichtlich da anteporre a una lettura della Historisch, la storia come esistenza di vite e passioni. Elio Pecora nella postfazione rimarca come “il tema, centrato, è ampiamente assolto e risolto”: così la guerra, la sofferenza e il dolore, sono parte di quel progetto attivo che ha nome democrazia «Primavera di popolo e d’ogni singolo individuo:/ allentare la tensione, è il coro che dilaga». Rimbalzano di verso in verso scene, sequenze, immagini e fotografie di gruppo: di vita militare e domestica, di accampamenti e rifugi di fortuna, di allarmi e sortite, di percezioni di minaccia latente e diffusa, di bandiere e di speranza, di statue abbattute di despoti o tiranni, di sangue versato colpevole e innocente. Continuamente si allude a scenari di mutamenti sociali e politici, e continuamente si allude a un lavoro di pazienza e pulitura a cui è chiamata la scrittura: così «Dipanare, attendere, rifare il filo sciolto / ai legami, riagguantare il lavoro perduto» sembra quasi il compito, in altri tempi si sarebbe detto di un qualche mandato sociale, dell’autore che ritesse la trama, ritratteggia e riscrive le aspettative le attese i sentimenti dei popoli che aspirano alla libertà e alla giustizia, alla fine della guerra e del dolore nell’archetipo di una grande madre, con un occhio al Pasolini più civile: «chi ha qualcosa da dire di buono», e un occhio a De Amicis: «Gli alberi vivi. Frassini, acacie, pioppi, / ippocastani, platani: tutti sono alberi / per la vita. Un semplice ricordo di / ragazzo, le foglie, le strade ne erano / piene». Quegli stessi alberi, simbolici e mitopoietici, che attestano di una memoria emotiva e vegetale «Alberi vivi, tutti gli alberi dell’infanzia qui raccolti./ Alberi secolari con radici / enormi che la strada non le tiene.» in dialogo fitto e in segreta corrispondenza con la tensione ideale di Withmann: «pianterò amicizie folte come gli alberi lungo i fiumi d’America,/ e lungo le rive dei grandi laghi e per tutte le praterie, / costruirò città inseparabili, con le braccia l’una al collo dell’altra, / con l’amore dei compagni» (Per te, democrazia). (Manuel Cohen).