M. Fantuzzi su Cellotto
![]() Pertiche
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autori: | Alberto Cellotto |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Recensione apparsa il 2 ottobre 12 su "La voce di Romagna", nella rubrica settimanale dedicata da Matteo Fantuzzi alla poesia italiana.
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Alberto Cellotto, Pertiche, La Vita Felice, Milano 2012.
E' uscito appena da qualche settimana questo libro che conferma la bontà del lavoro del trevigiano Alberto Cellotto, apprezzato anche nella sua veste di traduttore ad esempio di Gore Vidal, e in qualche modo questo lavoro di traduzione emerge anche dalle pagine della propria poesia, pagine oniriche come accade spesso nel momento del risveglio (felice l'intuizione di Gian Mario Villalta), difficile semmai capire perché di questo autore non si parli abbastanza, nelle difficoltà di captazione degli autori che non appartengono alle geografie dominanti a cui troppo spesso assistiamo.
Ma rimane questa una buona occasione per leggere un libro solido e ben strutturato in cui non mancano i riferimenti al grande Novecento, sia dal punto di vista degli autori (Andrea Zanzotto, Amelia Rosselli) sia per quanto riguarda gli eventi (e in questo senso si veda un forte interesse soprattutto per gli scrittori del nostro nordest nel raccontare la Prima Guerra Mondiale, interesse che certo non si può restringere esclusivamente a un'attenzione “territoriale” ma che in qualche modo registra una condizione umana, un senso di avvicinamento tra quegli uomini e il mondo attuale.
Ma è lo stesso territorio (splendido, me lo si lasci dire, pieno di boschi e acque) a diventare nella narrazione di Cellotto fondamentale << Il fiume è partenza. Ritroso / al nostro ritorno, resistente / di ogni refluo esistere. Il saluto / è verde che sotto l'acqua / magnifica ogni foglia. Arriva / piano il ramo, sarà una / liberazione il primo / temporale, come riverire / il vento, la traccia / di ogni vita e della follia. Primavera. […] >> (p.20). In questo testo senso sta a mio avviso tutto il senso umano della poesia di Cellotto, una poesia fatta di riflessione e di analisi del “sé” piuttosto che dell'io (lo si capisce bene nella seconda sezione del libro) e che in qualche modo produce la possibilità di un riscontro privato, di una riflessione intima e personale che ognuno di noi può fare con questa lettura.
Come nelle pertiche citate nel titolo del libro lo scopo della poesia sembra quello di potere salire, o ancora meglio di potersi arrampicare verso orizzonti sempre più alti e instabili, si volteggia, aumentano gli sforzi, eppure è proprio questo che riesce a dare un equilibrio che la poesia di Cellotto è riuscita ad ottenere, non senza lavoro. Perché al lavoro ogni poeta deve tendere con forza per non dissolvere tutte le proprie qualità e fornire ai lettori una prova di sé minima. Alberto Cellotto, al contrario, ci fa vedere tutto il rigore di una vita che sta spendendo sulla poesia e sulla letteratura, una vita quotidiana si potrebbe dire, non affidata al caso ma precisa, precisa come sanno essere precisi i suoi testi.
Matteo Fantuzzi
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