M. Pianta per V. Mello
![]() La nobiltà dell'ombra - Corrispondenze
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autori: | Valerio Mello |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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Mariacristina Pianta per Valerio Mello - estratto dall'intervento in sede di presentazione del volume del 7.3.13 alla Sormani a MIlano
La nobiltà dell’ombra
Corrispondenze
Di Valerio Mello
La Vita Felice, editore
Milano 2013
Numero pagine 73
Prezzo: 10 euro
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dall’intervista rilasciata da Valerio Mello che si dedica, pur così giovane, alla poesia con una serietà e un impegno quasi pariniano. Emerge un’etica di fondo che, in una società superficiale e, sovente, gretta, ci permette di sperare ancora e di capire che non tutto è perduto. Mi viene spontaneo ricordare i Discorsi sulla poesia di S. Quasimodo in cui tanti passi ribadiscono il ruolo del poeta, la sua visione del mondo, la sua testimonianza:
“Il poeta non dice ma riassume la propria anima e la propria conoscenza”….”La poesia è l’uomo”….La poesia non è menzogna, ma verità. “Il poeta è solo, ma la sua voce può essere nel mondo ritardata di qualche minuto”…
Leggendo la raccolta di Mello si resta subito colpiti dal titolo: l’ombra, che potrebbe richiamare l’atmosfera crepuscolare, si carica di significati, ci indica una serrata ricerca esistenziale, un costante interrogarsi sul significato della vita, delle corrispondenze arcane tra oggetti, luoghi, persone in una dimensione temporale, a volte sospesa, bloccata in un silenzio eloquente:
“Non parlano le statue,
alcune non hanno più voce,
altre si spengono al sole….”
L’ombra è nobile forse perché favorisce le segrete corrispondenze tra le cose. Viene in mente Baudelaire che definisce la natura “un tempio” dove viventi pilastri a volte emettono parole confuse; la attraversa l’uomo “tra foreste di simboli…”.
Non basta fermarsi all’analisi dei fenomeni, ma occorre andare oltre, verso il noumeno kantiano.
E’ comunque difficile trovare il nesso che collega i singoli elementi:
“in attesa che si riannodino
le fila dei punti cardinali”.
“Entità continue e sepolte
………….
con fatica vi riconosco
sulla linea dell’orizzonte”….
Nonostante sia impossibile trovare l’incognita che sempre ci sfugge, l’autore riscopre il “correlativo oggettivo” di Eliot, di Montale.
“La meta che io respingo e invoco
è il ritratto della foglia calpestata:
l’ultima messaggera brucia
d’autunno nelle venature,
chiede un’altra rugiada”.
Si individua la dicotomia tra soccombere ed avere la forza di non farsi annientare, come nella poesia leopardiana l’umile ginestra che, pur destinata a perire, non si piega e non si umilia.
Mello vorrebbe scoprire il “varco” perché ogni aspetto richiama altro, in una rete continua di allusioni.
A volte il concetto astratto diventa tangibile:
“e tutte le domande, tutte,
sono rami leggeri”.
“la vita che ho creduto viaggio
diviene il mio cenotafio”.
La scrittura medesima si manifesta nella pagina bianca, nelle incertezze, nel tormento, in diverse stesure, definite “maledette”, nella perdita delle parole; viene in aiuto il ricordo, con quel movimento confuso che deve essere imprigionato, fermato affinché non si riavvolga nella matassa dell’indistinto.
Gli stati d’animo, le sensazioni vengono espresse in modo più incisivo, mai con una mera descrizione, ma con delle immagini concrete, visive; “grigio è mattino” individua la nostalgia per il “verde dell’isola”, creando un contrasto di colori e di antitesi tra realtà e sogno.
Non posso dimenticare nel testo quasimodiano “Lettera alla madre” la contrapposizione tra il grigiore e la nebbia milanese rispetto al clima solare della Sicilia:
“Mater dulcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,…
Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni che portavano mandorle e arance
alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d’eucalyptus”…
Il medesimo contrasto tra paesaggio lombardo e fulgore del Sud lo riscontriamo in Mattino in via Farini di Mello:
“In questi colori di piante, di pietre
e di prati-distanti
dal verde dell’isola nostra
scende improvviso un quieto lamento”…
Anche l’immagine della madre in Cimitero monumentale alterna colori spenti e grave silenzio al movimento e al ricordo del familiare paesaggio natio:
“Un viso appare
come un’ancora
nell’abisso del mare”
In Stazione a mezzanotte l’atmosfera comunica una cupa malinconia:
“Periferia, triste pensiero fuso con il nero”
Si può parlare di aspetti comuni tra Quasimodo e Mello: entrambi lasciano la loro terra che amano, insieme al mondo classico, ai luoghi in cui i Greci lasciarono la loro testimonianza. La Sicilia diviene un paradiso perduto, il simbolo di aspirazioni e desideri negati dalla meschinità quotidiana:
“Ti saluto, sabbia leggera,
racconto di antichi approdi….
……Chimera,
fulgida resina, lucente su spiagge,…”
“Nei luoghi che sono e che furono
io sento vibrare le corde,
sciame di onde
nel drappo d’un sogno”.
“Sfolgorante a distanza di anni,
non è morta la voce
nel meandro invisibile”.
Il linguaggio è analogico, molto curato nelle scelte lessicali, nell’abbinamento sostantivo aggettivo, nell’accostare il termine aulico con quello quotidiano:
“L’alto famedio” e i tram che stridono, “l’anafora” e “l’onda”.
L’uso degli accenti interni e del ritmo sono sapientemente dosati; la frequenza dell’anafora, dell’allitterazione e dell’anastrofe conferiscono una musicalità originale mai scontata:
“in un lungo luogo di mare distante”
“Oggi la vista è un tintinnio di rame”
“parole nel passaggio
parole di sorgente”
“Un’ora
nel quadrante di legno,
un’ora
sulla pietra del tempo”
“A chi parlano queste lettere….
a chi parlano se non al limone,…
a chi recitano queste lettere…”
“I palazzi di sera
nel nero imbrunire
leggere trattengono
voci umane”
Significante e significato rappresentano un binomio costante e suggeriscono immagini ora sfumate e indefinite, ora particolarmente icastiche.
Mariacristina Pianta