M. Rosina su Spinella
![]() Eva ostinata
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autori: | Carla Spinella |
formato: | Libro |
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Recensione su \"Eva ostinata\" di Carla Spinella, a firma Mariele Rosina
Scrivere poesia oggi non è solo un dono d’amore, ma è anche un gesto di coraggio: quello di mettersi in gioco fino in fondo, rivelando di sé la parte più riposta, senza falsi pudori.
Quello di Carla Spinella è il percorso di un’anima che non si arrende alla mediocrità, ma vuole lasciare, col linguaggio universale della poesia, un’eredità spirituale e intellettuale. Non deve smemorata/ meteora svanire/ nel furto del tempo.[1]
Si tratta di pura poesia, non solo per la ricchezza delle immagini e delle metafore, ma anche per la preziosità del linguaggio, dove ogni parola è una perla, ricercata con attenzione, con amore.
È collocata lì, come una pietra miliare, nulla si può aggiungere, nulla togliere e i versi palpitano di vita propria
La poesia comincia dall’immagine di copertina, una metafora grafica dove il fiore delinea un viso di donna, ma la donna è il fiore, è Eva, che evoca la natura. La natura, a sua volta, evoca la musica, la musica la poesia e la poesia è donna e il cerchio si chiude, ritornando ad Eva, inizio e fine di questo viaggio alla ricerca di sé.
Già la prima silloge ci introduce a una lirica appassionata che la poetessa sussurra prima a se stessa, come una favola bella di cui non si vuole perdere l’incanto, quando la vita diventa prigione …e striscio dall’angusta gabbia/ attraverso cunicoli tortuosi/ verso la grigia luce/ di un’altra alba/ senza spiragli [2] E ancora l’idea della favola ritorna, consolatrice, a rivestire d’immagini e di ricordi le ineluttabili delusioni Eppure era bello/ riempire la sera/ attendendo che l’alba/ vincesse la morte/ e Amore vestisse/ di luce dorata grigi/ cieli d’inverno.[3]
È uno sguardo introspettivo che lascia affiorare l’inconscio senza averne paura Dal cuore in ombra/ lievitano i ricordi/ modulati dal silenzio/ seguendo l’oscuro/ pulsare che svela/ ognuno a se stesso.[4]
La poesia è il filo d’Arianna che conduce fuori dal labirinto, l’intricato mosaico delle ragioni, [5] quando il razionale ci opprime e la via d’uscita è l’abbandono a un sentimento che va oltre la ragione.
Anima in pena il suo “male di vivere” è espresso dai tre correlativi oggettivi: Ero la stella/ che il vento non toccava,/ …sono la pietra/…che va dritta al fondo/ …sono la foglia/ …senza legge e senza pace.[6]
E i versi sfumano in tonalità nostalgiche di leopardiana memoria …Emerge da obliati ritratti/ luminosa dimora d’infanzia/ ove festosa siepe di glicini…/ inebriava gonfie speranze…/ di nobile amore e ancora …la rondine/ solitaria garrisce /che è giunta la storia/ al confine dove il sole/ tramonta e per finire …E a lungo ferisce/ il tuo canto.[7]
Ed è proprio da questo canto sommesso, soffocato dalla pena di giorni/ disfatti [8] che s’innalza con forza il grido di Eva.
La donna ferita, umiliata, ma non sconfitta, scampata al disastro/ di giorni assetati/ di morte, si abbarbica, con ostinata disperazione, a scheletri di speranze stupite che osano voli/ senza frontiere. Troverà la costola che le spetta/ …su umidi sentieri/ baluginanti nel buio.[9]
Questa tensione, che spinge a una ricerca senza fine, non può trovare soddisfazione nel reale, perché delude/ ogni aspetto del giorno/ ansie di bellezza; solo nel sogno si placa, quando, come confessa l’autrice, pietoso m’invade/ in sogno l’infinito/ … e… m’addentro nella terra/ inviolata…rigenerante/ desideri e speranze.[10]
Sono il silenzio e la solitudine notturna che permettono alla poetessa di affrancarsi dagli schemi rigidi della quotidianità per volare libera come una farfalla…nell’ora/ incantata che vibra/ e consola, l’ora/ che s’apre alla placida luna.[11].
Rubo alla notte il suo mistero/ per avvolgere di magia/ spenti colori nella trama /d’asfittiche apparenze.[12]
Ed è nel segreto delle ore sottratte al sonno che si perfeziona la sua poesia che, coltivata in clandestinità come un fiore proibito, cresce insieme alla donna, alla figlia, alla madre e il dolore, che la vita non le ha risparmiato, sublima nel ricordo struggente dei propri cari Tu non sai la pena/ del fiore moribondo./ Senti?[13]
Fiorisce preziosa/ l’ultima lacrima/ …eri sola, madre/ pur tra le mie braccia/ …ma illumina la notte/ la tua parola/ tenera d’amore[14]
La morte stessa non fa più paura e, come in una tela di Caravaggio, convive con la realtà: è l’ombra che cade sulla mela bacata; dolcemente accompagna la donna alla catarsi dove si placa lo struggimento che la consuma: E vivrò alfine/ creatura di pura luce/ fuori d’ogni tempesta [15]. Infatti l’autrice è pervasa dal senso di colpa il rimorso che congela il cuore [16]per aver tradito il suo dono, con l’alibi di altre priorità: celiamo sotto coltri/ di quotidiani impegni/ poliedriche facce/ di splendido cristallo. [17]
È allora che si libra vibrante/ la voce del poeta/ ansioso di trasfondere/ ricchezza di sangue/ che compulsivamente scorre.[18] E questa linfa vitale, così esuberante da non poter essere contenuta, Carla Spinella la riversa non solo nella sue “composizioni”, ma anche nella didattica, trasmettendo ai discenti la sua stessa passione.
Ho parlato di “composizione” perché di musica si tratta dove le parole, fusione mirabile tra forma e contenuto, diventano note e conferiscono al verso quell’armonia che la poetessa insegna a percepire con il “terzo orecchio”, quello della sensibilità poetico - musicale.
L’ultima silloge è infatti uno spartito per orchestra dove gli strumenti dialogano tra loro: dopo i laceranti contrasti/ di lamenti e guizzi/ di gioia dell’accordatura degli archi esordisce l’oboe col suo …frinire/ di cicala morbida a cui fa eco il gemito lungo/ di cerbiatta solitaria del clarino. Irrompono quindi le percussioni, fiero/ galoppo di cavallo/ che sogna la brughiera e infine sommesso e struggente/ invoca il violino/ che si trami d’amore/ l’ultimo lembo.[19].
In questo tripudio di visioni colorate e di emozioni non può mancare l’assolo del pianoforte che fa zampillare frasi/ dolci e roventi/ dalle aeree dita/ sul fluido avorio/ e sprizzare fiotti/ di sangue e doloroso/ piacere.[20]. Poi, l’insieme orchestrale prorompe all’unisono, strappando viscerali/ sussulti al corpo/ travolto da calda fiumana.[21] E con lo spegnersi dell’ultima nota s’accampa…/ straripante silenzio/ e s’inabissa il lungo incanto [22]
[1] La diga p.95
[2] Prigioniera p. 18
[3] Trame di gelo p. 36
[4] Il cuore in ombra p. 17
[5] Il labirinto p.19
[6] Ero la stella p. 27
[7] Vertigini d’ombra p 44
[8] Suggere il miele p. 47
[9] Eva ostinata p. 57
[10] La vile incertezza p. 59
[11] Si colma il tempo p. 67
[12] Rubo alla notte il suo mistero p. 99
[13] Il lumino p. 114
[14] L’ultima lacrima p 116
[15] La morte p.111
[16] Rimorso p. 97
[17] Rubo alla notte il suo mistero p. 99
[18] La trasfusione p.106
[19] Concerto p.134
[20] L’ultima nota p. 138
[21] Note in concerto p. 143
[22] Il lungo incanto p. 139